Il futuro che non c'è
Gioventù bruciata, al Sud è boom di giovani che non studiano né lavorano
Non lavorano, non studiano, non hanno un futuro: sono i giovani del Mezzogiorno, li chiamano Neet. E come sempre l’incidenza dei Neet raddoppia nel Sud rispetto al Nord. È maggiore tra le donne, nelle due fasce d’età dei 25-29 anni (30,7%) e 30-34 anni (30,4%). E più si cresce con l’età, più aumenta la loro quota. La regione d’Italia con la più significativa presenza di Neet è la Sicilia, con il 41,1%. Subito dopo c’è la Calabria, con il 39,9% e quindi la Campania, con il 38,1%.
Una fotografia che definire allarmante è poco e come sempre i ragazzi del Sud risultano un passo indietro ai coetanei del Nord. La fotografia è stata scattata da ActionAid e Cgil che hanno analizzato nel Rapporto Neet tra disuguaglianze e divari. Alla ricerca di nuove politiche pubbliche. E non va meglio nel resto del Paese, l’Italia infatti è il paese europeo con il più alto numero di Neet, vale a dire di giovani dai 15 ai 34 anni che non si stanno costruendo un futuro né accademico né lavorativo (nel 2020 più di 3 milioni, con una prevalenza femminile di 1,7 milioni). I Neet sono per il 56% donne e la prevalenza femminile resta invariata negli anni: un trend che conferma come per una donna sia molto più difficile affrancarsi da questa condizione. Le disuguaglianze di genere si riproducono anche osservando i ruoli in famiglia dei Neet: il 26% sono genitori e vivono fuori dal nucleo familiare di origine; tra questi c’è un’ampia differenza tra donne e uomini che vede un 23% di madri Neet rispetto ad un 3% di padri Neet. La più alta percentuale di giovani Neet donne pari al 27% sul totale della popolazione Neet si concentra tra le persone inattive che non cercano e non sono disponibili; il 20% delle Neet sul totale della popolazione dei Neet italiani sono madri inattive.
«La motivazione all’inattività— è stato specificato — è spesso legata alla disparità di genere nei carichi di cura che impediscono o suggeriscono alle donne di rimanere fuori o uscire dal mercato del lavoro. I Neet italiani sono per la maggior parte inattivi, persone che, scoraggiate, hanno smesso di cercare lavoro: il 66% del totale, quindi 2 su 3, e tra questi circa il 20% non cerca ma è disponibile. C’è una tendenza ad essere inattivi soprattutto tra i diplomati (32%) o con un titolo di studio minore (16%). Rispetto ai disoccupati (coloro che cercano regolarmente un lavoro) il dato preoccupante è relativo al tempo: il 36,3% dei disoccupati è in cerca di un lavoro da più di un anno. Quasi 1 su 2 ha avuto precedenti esperienze lavorative e tra questi il 54,3% è donna». Un immobilismo che rischia di risucchiare le nuove generazioni.
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