Caro direttore,

nell’udienza di mercoledì il Papa ha dichiarato che non soccorrere i migranti è peccato grave. Da qualche giorno la barca a vela “Migrantes”, voluta dalla Conferenza Episcopale Italiana, ha iniziato a operare nel Mediterraneo a supporto delle navi Ong. È la prima volta che la Chiesa interviene direttamente con un proprio natante nei soccorsi in mare. Il segnale è chiaro: bloccare le navi delle Ong per mesi in porto e/o costringerle a sbarcare nei lontani porti del Centronord è una scelta disumana.

Le navi delle Ong perdono settimane preziose in cui potrebbero salvare altre vite umane. Per il Viminale si potrebbe configurare il reato di omissione di soccorso, in quanto allontana consapevolmente i mezzi di soccorso dalle aree in cui è certo il rischio di naufragi. Ma ostacolare i samaritani (per usare le parole del Papa) impegnati in prima linea nei soccorsi in mare non è una prerogativa esclusiva del Viminale: coinvolge la responsabilità del governo nel suo insieme.

L’augurio è che Giorgia Meloni non sia indifferente all’accorato appello lanciato del Papa. Sulle politiche migratorie si può e si deve discutere, ma non sul sacro dovere di salvare in mare chi è in pericolo di vita. La speranza è che il discorso del Papa inneschi un ripensamento politico e una mobilitazione delle coscienze in nome di un dovere di soccorrere, riconosciuto sin dall’antichità.

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