Nel “Si&No” del Riformista spazio alle accuse di Matteo Salvini, leader della lega, vicepremier e ministro delle Infrastrutture, che accusa il commissario europeo Paolo Gentiloni di non fare gli interessi dell’Italia: “In questo periodo ho avuto l’impressione di avere un commissario europeo che giocava con la maglietta di un’altra nazionale”. Sono giuste le accuse di Salvini? Favorevole il direttore Andrea Ruggieri, secondo cui “l’Italia in Europa deve fare squadra per opporsi al massimalismo”. Contraria Sabrina Scampini, giornalista e conduttrice Mediaset, che replica: “Salvini sbaglia ad accusare Gentiloni, è bomber nel tiro all’elettorato: basta leggere Wikipedia per capire il ruolo del commissario europeo“.

Qui il commento di Andrea Ruggieri:

Dice Matteo Salvini, leader della Lega e Ministro delle Infrastrutture, riferendosi a Paolo Gentiloni, che in questo periodo ha avuto l’impressione di avere un commissario europeo che giocava con la maglietta di un’altra nazionale. Perché “più che dare suggerimenti, elevava lamenti e critiche”.
Gentiloni è l’unico esponente italiano nell’esecutivo Ue: commissario agli affari economici e monetari. Mica robetta. Ora, si può obiettare a Salvini che il commissario ha ruolo istituzionale e non può parteggiare, tantomeno apertamente, per la propria nazione di provenienza. Però è altresì vero che l’Europa funziona (male) sul modello del condominio, dove ogni inquilino deve far pesare i propri millesimi di proprietà per indirizzare le scelte nella direzione che ritenga più utile a tutti, se compreso però…!

Non è capriccio o scorrettezza chiedere che l’interesse italiano sia difeso da un italiano che conosce limiti, esigenze e potenzialità da valorizzare di un paese fondatore dell’Unione e che ne è contributore netto.
Quando Salvini dice chiaro e tondo che “è fondamentale avere commissari europei che difendano l’interesse dell’intera comunità e del Paese” è difficile dargli torto, anche se Gentiloni è una persona per bene col pregio accessorio della simpatia. L’Italia in Europa deve fare squadra, come fanno tedeschi e francesi d’altronde, ma anche per opporsi al massimalismo di gente come Frans Timmermans, il talebano capriccioso che vuole piegare ai suoi capricci ideologici le prossime scelte su casa, lavoro, auto e mobilità, sicurezza, immigrazione che incidono sulla carne viva degli italiani. E da Gentiloni ci serve una mano, cosi come sulle riforme che si stanno discutendo (anzitutto quella del Patto di Stabilità, che deve diventare più flessibile per garantire che l’Italia possa investire più agevolmente, per puntare a una crescita virulenta che renda più sostenibile il nostro debito pubblico mostruoso e la creazione di posti di lavoro che rimettano in moto la mobilità sociale che in Italia è ferma al palo).

Ha ragione Salvini quando evoca la plastic tax come ennesimo capriccio contra Italiam, che vanta invece una naturale tendenza delle proprie imprese ad andare verso l’ecologicamente sostenibile, e non necessita di un’aggressione che le penalizzerebbe nella concorrenza con le ‘avversarie’ europee. E, detto sopra che Gentiloni è persone per bene, è ora che anche lui si presti a far capire che le specificità italiane non sono tutte difetti di una nazione indisciplinata che vuole difenderseli, ma particolari inclinazioni che per l’Europa ugualitarista possono essere un grande valore aggiunto.
Non può non sapere che per noi italiani, pur autonomamente ben disposti verso una rivoluzione verde cui chiediamo solo di non lasciare al verde noi, sarebbe un disastro se passasse alla lettera il capriccio della direttiva green: il valore delle case si impoverirebbe, e un sacco di gente non riuscirebbe a finanziare i lavori. Idem sull’auto elettrica: bagno di sangue in termini di livelli occupazionali e di perdita di know how per gli italiani maghi dei motori a combustione, mentre l’Ue fa nessuna scelta di medio periodo per la produzione e il successivo smaltimento di batterie (assai poco ecologico peraltro, basti vedere cosa accade in questi giorni in Cina, impero dell’inquinamento con i depositi di auto elettriche invendute).

Il problema è sempre quello: auto elettrica 40mila euro, casa ristrutturata altrettanto. Chi paga? Chi ha capacità creditizia per indebitarsi? A che pro, se Cina e India continuano a fare le sporcaccione inquinando dieci volte più di noi il nostro comune mondo? Insomma, ci vuole ragionevolezza per consentire l’affermazione di una tendenza che è autonomamente in essere, ma ha bisogno di meno strappi e tempi più morbidi. Su questo, Paolo Gentiloni deve dare una mano a un Governo che non è affine a lui, politicamente, ma che rappresenta comunque gli italiani, lui compreso. Anche questo è un atteggiamento istituzionalmente corretto.