Il parere
Giusto bloccare Fedez a Belve, così la Rai fa valere il limite a insulti e invenzioni
Nel “Si&No” del Riformista spazio alla decisione della Rai di bloccare la partecipazione di Fedez al programma Belve di Francesca Fagnani. Giusta, secondo il direttore del Riformista Andrea Ruggieri, la decisione di viale Mazzini che, di fatto, “fa valere il limite a insulti e invenzioni“. Contraria invece la deputata dem Irene Manzi secondo cui “l’azienda di viale Mazzini si è impoverita di pluralismo”.
Il commento di Andrea Ruggieri:
La Rai ha perfettamente ragione ad essersi opposta all’ospitata di Fedez a Belve, anche se comprendo fino in fondo la delusione di Francesca Fagnani, bravissima, che lo avrebbe voluto in studio e in ipotesi gli avrebbe anche potuto rimproverare il suo comportamento tenuto in passato nei confronti dell’azienda; comportamento che poi è alla base del diniego espresso dalla dirigenza: ospitarlo e bacchettarlo avrebbe forse fatto meno rumore, e sarebbe stato più utile lasciare Fedez tra le grinfie di Francesca per una reprimenda delle sue. Capisco anche il fatto che si eccepisca: “Ma lo avete fatto salire sul palco di Sanremo, e non può venire a Belve?”.
Detto dell’ottimo, pensiamo al buono. E cioè al fatto che la dirigenza Rai salda oggi un conto vecchio con Fedez. Un conto su cui la Rai ha ragione da vendere. Due anni fa, il cantante fece uno show per il concertone del primo maggio, in onda su Rai Tre, prima accusando dal palco la Lega di omofobia perché si opponeva al Ddl Zan (come il sottoscritto, peraltro, oltre a Fratelli d’Italia, Forza Italia, Italia Viva e persino pezzi del Partito Democratico), poi dando alla Rai dell’ente censore. Il tutto, avendo egli torto marcio e sputtanando l’azienda sui siti di tutto il mondo con un’accusa gravissima, che peraltro era inesistente.
Con tutto che io sono dell’avviso che gli artisti debbano un po’ provocare e scuotere l’albero del conformismo imperante (altrimenti che artisti sono?), ne uscì un pieno abbastanza ridicolo.
Che per la Rai fu molto imbarazzante e lesivo della sua immagine di maggiore azienda culturale del Paese, presentata invece come ente censore della libertà d’espressione, della cui declinazione però la Rai risponde in solido con chi le fa, certe affermazioni.
È quindi un preciso diritto di un’azienda editoriale conoscere prima che vadano in onda, e secondo me addirittura metterci bocca (figuriamoci), i testi delle dichiarazioni che chi va in onda intende fare, e che possono causarle danno giuridico ed economico.
In Vigilanza Rai scoppiò il finimondo, col Partito Democratico che difendeva Fedez esattamente come oggi, malgrado l’Amministratore Delegato Rai e la dirigente che si era permessa di chiedere chiarimenti su quanto egli avrebbe voluto dire che erano entrambi in quota Pd.
Fui io stesso a chiedere all’Amministratore Delegato, Carlo Fuortes, in audizione, se ritenesse diffamatorie le affermazioni che Fedez, a commento della vicenda, aveva fatto contro la Rai. Lui mi rispose che assolutamente si, le considerava tali, e allora io replicai dicendogli che era dunque obbligato a fargli causa per diffamazione. Aldilà dell’enorme seguito di cui gode meritatamente Fedez sui social, la Rai compariva su tutti i siti del mondo come accusata di censura.
Passarono i mesi ed evidentemente la causa non venne avanzata verso l’artista, che si presentò l’anno dopo, cioè quello scorso, a delirare sul palco di Sanremo, cosa che sarebbe stata impossibile se effettivamente l’azienda si fosse tutelata chiedendogli i danni per quanto dichiarato all’universo mondo dopo il concertone dell’anno precedente.
Oggi il problema si ripropone con la sua partecipazione a Belve, e la nuova dirigenza fa valere evidentemente (visto che parla espressamente del diniego alla sua ospitata come scelta editoriale) quel precedente che si assume sia stato diffamatorio, e quello legato alla sua ospitata a Sanremo, che persino la moglie Chiara Ferragni ha avuto più volte modo di giudicare assai male. Perché’ va bene essere corrosivi, poco conformisti, anche provocatori, se si e’ artisti. Ma all’esibizionismo personale condito di insulti e invenzioni forse persino diffamatorie, deve esserci un limite. La Rai questo limite comincia a farlo valere. Giustamente, secondo me.
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