È possibile che i piccoli partiti che oggi non sono parte di nessuna alleanza, né quella di centrodestra né quella di centrosinistra, siano destinati a svolgere un ruolo importante nel prossimo parlamento, in virtù del loro potere “coalizionale”. Così come è possibile che una nuova, più vasta formazione che si collochi al centro, possa svolgere questa funzione. Certo, il ruolo del centro dipende moltissimo dalla legge elettorale che sarà adottata per le consultazioni. In questi giorni si parla molto di riformare la normativa che regola il nostro voto, ma continuiamo a credere che non se ne farà nulla e che voteremo con la legge attuale.

Ma anche con la normativa Rosato che oggi regola il computo dei voti e malgrado la sua componente maggioritaria, è possibile che nessuno dei due schieramenti principali (ammesso che di qui alle elezioni restino in piedi) sia in grado di avere la maggioranza dei seggi in Parlamento. Questo sarebbe ancora più probabile se i partiti decidessero di mutare in senso proporzionale la formula elettorale. Per questi motivi, le posizioni di centro sembrano in questo momento attraenti. Non tanto per il loro possibile successo in termini di voti: sono sempre stati relativamente pochi gli elettori che hanno optato per il centro dello schieramento politico. Secondo gli ultimi sondaggi, le forze di centro vedono una lieve crescita di consensi (ad esempio Azione/+Europa è al 4,3% e Italia Viva al 2,9%. Fonte elaborazione Eumetra), ma nel complesso raggiungono una quota modesta dell’elettorato.

Tuttavia, è significativo che oggi ben un elettore su cinque dichiari di preferire un assetto politico in cui i poli sono tre: centrosinistra, centrodestra e centro (mentre il doppio – 40% – auspica che esistano solo i due schieramenti principali contrapposti. Fonte Swg). Ma, al di là del suo appeal in termini quantitativi, l’importanza del centro si coglie soprattutto dal punto di vista politico, in quanto, come si è detto, esso potrà (probabilmente) essere determinante per la formazione di eventuali maggioranze. È molto significativo che, secondo un recente sondaggio condotto da Swg, addirittura la maggioranza (54%) dell’attuale elettorato di un partito come Forza Italia dichiari che, data la situazione attuale del centrodestra, “Forza Italia deve staccarsi da Lega e Fratelli d’Italia e creare un nuovo polo centrista”. Ciò che in realtà corrisponde al progetto di diversi esponenti del partito di Berlusconi e, secondo alcuni, dello stesso Cavaliere.

Ma, per affermarsi sul mercato elettorale e politico, una forza siffatta necessita di un leader unico e riconosciuto. Come si sa, infatti, oggi -diversamente da un passato remoto in cui prevalevano le appartenenze ideologiche- la scelta di voto da parte dell’elettore è spesso determinata dalla capacità di attrazione (e di fascino) dei capi delle diverse forze politiche e si dirige verso quello che lo convince di più. E oggi nel centro ci sono forse troppi leader in competizione. Che in questo momento litigano spesso, talvolta ferocemente, tra loro (anche nell’ambito delle trattative per cercare di unirsi), spesso più per motivi di visibilità personale che per reali differenze programmatiche e di posizionamento politico.

Vedremo se e in che misura uno tra questi riuscirà a prevalere e a formare una forza di centro in vista delle prossime consultazioni elettorali. Se ciò non accadesse, è chiaro che il centro, frammentato e litigioso come è oggi, ha poche prospettive, ma questo sarebbe il suo suicidio.

Renato Mannheimer, Pasquale Pasquino

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