Nel “Si&No” del Riformista spazio al bilancio del primo anno del governo Meloni: positivo o negativo? Bilancio positivo (e non poteva essere altrimenti) per il senatore di Fratelli d’Italia Luca De Carlo, secondo cui “l’Italia sta finalmente risalendo dopo anni di politiche assistenzialistiche”. Bilancio negativo invece per Davide Faraone (Italia Viva): “Solo chiacchiere e distintivo tutte promesse disattese e slogan”.

Qui il commento di Davide Faraone:

Era il 25 settembre di un anno fa, il centrodestra vinceva le elezioni, Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, raggiungeva percentuali sostenute e diventava premier. Non è arrivato il fascismo, il Parlamento continua ad essere convocato, nonostante “certi sinistri” avvertimenti, non hanno sfasciato i conti come avevano promesso in campagna elettorale, vista la valanga di promesse “per fortuna irrealizzate”. In politica internazionale è stata mantenuta una posizione filo occidentale e i putiniani, che pure nel centro destra abbondano, sono stati ridimensionati. Fin qui le note positive.

Per il resto siamo di fronte ad un governo tutto chiacchiere e distintivo: nessun taglio delle tasse, delle accise, nessuna riforma della giustizia, niente sulle politiche attive per il lavoro, per i giovani, per gli affitti degli studenti alle stelle. E potrei continuare.
La pacchia doveva avere fine, per utilizzare un termine a loro caro, il governo poteva iniziare finalmente operare e trasformare i proclami in realtà, finita l’era delle urla e della propaganda Giorgia Meloni, senza più scuse, poteva attuare il suo programma. A distanza di un anno, possiamo dire che invece nulla è cambiato, quella fase non si è mai interrotta e anzi, vista l’impossibilità di realizzare quanto promesso la propaganda ha smesso di stare sui social ed è finita stampata in Gazzetta ufficiale. Il codice penale lo strumento più abusato, dopo tutto non costa nulla aumentare le pene e le ammende o creare nuove fattispecie di reati e i titoli sui giornali e il rumore mediatico sono garantiti: rave illegali, violenza di genere, violenza contro il personale sanitario, violenza contro il personale scolastico, omicidio nautico, reato universale di gestazione per altri, occupazione abusiva di immobili, incendi boschivi, istigazione all’anoressia, istigazione alla violenza sui social, muri imbrattati, acquisto di merce contraffatta, truffa ai danni di soggetti minori o anziani, dispersione scolastica, baby gang. Per tutto questo aumento delle pene a go-go, per non parlare poi degli scafisti, la pena è stata aumentata fino a 30 anni, eppure gli sbarchi, rispetto all’anno scorso, hanno doppiato i numeri. Il populismo penale è diventato un metodo di governo.

Inoltre sono diventati specialisti nel presentare alla stampa o addirittura in Consiglio dei ministri e in Parlamento provvedimenti che poi revocano o annacquano pesantemente, vedasi gli extraprofitti delle banche. “Togliere ai potenti banchieri per dare ai poveri” è rimasto uno slogan, non è rimasta che un’inversione ad U sotto i colpi della famiglia Berlusconi. Che fine ha fatto poi il provvedimento con cui hanno promesso nuove licenze per i taxi? Oppure ancora l’utilizzo del pagamento elettronico, spacciato per strumento di vessazione dei commercianti, con il Ministro Urso che prevedeva tavoli tecnici e soluzioni ed invece tutto è finito in una bolla di sapone. Per non parlare delle ire contro Mister Ryanair, reo di accanirsi contro gli italiani, con prezzi stratosferici dei voli. Risultato? Revocato il provvedimento. Usare le leggi non per governare ma per fare propaganda è ormai diventato un metodo consolidato, marchio di fabbrica del governo Meloni. Ha disatteso tutte le promesse, ma in una cosa è stata coerente la Premier, la grande capacità di riempirci la testa di slogan, all’opposizione come al governo.