Mama Africa
Gli schieramenti in campo
Guerra in Congo, la tregua dura poche ore: gli interessi della Cina e le contromisure occidentali con il Ruanda

La tregua faticosamente ottenuta in Congo è durata meno di 48 ore rigettando il paese nel caos. Dopo l’inarrestabile avanzata dei ribelli del movimento M23 che hanno conquistato ormai da due settimane Goma, capitale del Kivu del Nord, sembrava che la diplomazia fosse riuscita ad arginare il crollo della Repubblica Democratica del Congo che ha perso il controllo delle regioni orientali.
I due fronti si sono accusati reciprocamente di aver rotto il cessate il fuoco ed è subito ricominciata la battaglia. I miliziani hanno preso il controllo della cittadina di Nyabibwe dopo che questa sarebbe stata bombardata dall’aviazione governativa per evitare che cadesse nelle mani dell’M23. Nyabibwe è situata a soli 60 chilometri da Bukavu, la capitale del Kivu del Sud, una città di oltre un milione di abitanti. Il governo di Kinshasa ha inviato rinforzi alle truppe dell’est, ma dopo la debacle di Goma, dove diverse migliaia di soldati governativi si sono arresi consegnando le armi ed unendosi ai rivoltosi, restano molti dubbi sulla reale affidabilità delle Fardc (Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo).
Caos Congo, gli schieramenti in campo
Insieme ai regolari erano state ingaggiate alcune centinaia di mercenari sia europei che africani che sono già stati catturati dai ribelli. Le forze delle Nazioni Unite sono schierate a fianco delle Fardc, ma non sono in grado di resistere e hanno già perso una quindicina di caschi blu sudafricani, malawiani e uruguaiani. L’Onu ed il governo congolese accusano il Ruanda di essere dietro a questa guerra e di aver schierato in Congo circa 4000 soldati dell’esercito ruandese che appoggiano l’avanzata dei ribelli. Il Ruanda nega ogni tipo di coinvolgimento, ma le miniere di queste regione sono già sotto il suo controllo e Kigali sta esportando minerali critici dalle zone occupate.
Gli interessi della Cina e le contromisure occidentali con il Ruanda
In Kivu infatti sono presenti coltan, litio, cobalto, rame e terre rare, oltre ad oro e diamanti, facendo di queste province un obiettivo strategico. Il conflitto potrebbe estendersi visto che a difesa di Bukavu ci sono reparti dell’esercito del Burundi, mentre a nord l’Uganda agisce già in territorio congolese per combattere una milizia islamista che vuole rovesciare il governo di Kampala. Ma i player, dietro quello che sembra un conflitto limitato alla Regione dei Grandi Laghi, sono invece la Cina e l’Occidente. Pechino ha firmato un contratto ventennale con la Repubblica Democratica del Congo per lo sfruttamento delle sue materie prime, accaparrandosi così tutti i minerali chiave della transizione energetica. Il Ruanda è uno stato molto stimato ed apprezzato soprattutto da Stati Uniti e Francia ed in Africa porta avanti i loro interessi.
Il totale controllo di queste materie prime da parte della Cina, metterebbe in difficoltà l’Occidente e per questo motivo l’appoggio al Ruanda diventa determinante per mettere in crisi l’accordo con Pechino. A Kinshasa la popolazione ha preso d’assalto le ambasciate di Stati Uniti, Francia e Belgio, accusando questi paesi di essere i burattinai dei ruandesi ed è significativo che per ottenere un breve cessate il fuoco sia stata necessaria una telefonata fra il Segretario di Stato Marco Rubio ed il presidente del Ruanda Paul Kagame. Il Sud Africa ha fatto arrivare in Congo altri 700 soldati per rafforzare la missione degli Stati dell’Africa Australe, ma il Malawi vuole ritirare il suo contingente perché la situazione sembra irrecuperabile. Il Congo è in guerra da quasi 30 anni ed i morti si contano a milioni, la popolazione è allo stremo e vive in campi profughi improvvisati mentre il mondo si spartisce le sue immense ricchezza che sono la sua maledizione.
© Riproduzione riservata