La capitale della provincia del Kivu del Nord, Goma, è caduta nelle mani dei miliziani ribelli del movimento M23. La più grande città della Repubblica Democratica del Congo dell’est, che con i profughi ha già superato i due milioni di abitanti, ha visto i soldati governativi arrendersi e consegnare le armi ai ribelli guidati dal generale Sultani Makenga, che dopo aver chiuso tutte le vie di comunicazione hanno conquistato Goma quartiere per quartiere.

Il governo di Kinshasa non ha ancora ufficialmente ammesso la conquista della città, ma i testimoni oculari hanno raccontato di aver visto decine di miliziani marciare nel centro cittadino, mentre la popolazione applaudiva il loro arrivo. Il presidente congolese Felix Tshisekedi ha pubblicamente accusato il Ruanda di essere il burattinaio del movimento M23, mentre il presidente del Kenya William Ruto ha organizzato per questa settimana un incontro fra il presidente della Repubblica Democratica del Congo e quello del Ruanda per trovare una soluzione a questa nuova fase di una guerra che va avanti da oltre venti anni e che ha già provocato più di 400mila sfollati.

Questa mattina la grande città di Goma resta silenziosa e sono poche le persone che si avventurano nelle strade perché la situazione resta molto nebulosa. Il governo centrale parla di una controffensiva imminente, ma in realtà centinaia di soldati congolesi di stanza in Kivu stanno passando dalla parte dei ribelli ingrossando le loro fila. I miliziani hanno preso d’assalto il carcere liberando 3000 prigionieri, molti dei quali erano ex combattenti della milizia. La liberazione di migliaia di criminali ha scatenato i saccheggi in tutti i quartieri della città dove la polizia congolese ha gettato le uniformi e si è unita ai saccheggiatori. Negli scontri hanno già perso la vita un soldato uruguaiano della missione Monusco delle Nazioni Unite e 9 militari sudafricani fra quelli sotto la bandiera delle Nazioni Unite e la missione degli stati dell’Africa australe guidata proprio da Pretoria.

Il Segretario Generale dell’Onu Antonio Guterres ha intimato al Ruanda di smettere di sostenere l’avanzata dei rivoltosi e di ritirare i suoi soldati dal territorio congolese, ma Kigali ha sempre negato ogni suo diretto coinvolgimento accusando invece il Congo di sostenere movimenti ribelli che vogliono abbattere il governo del presidente ruandese Paul Kagame. Intanto anche l’aeroporto di Goma è caduto, era l’ultima resistenza dei governativi, mentre il portavoce del movimento M23 ha dichiarato che la sede della televisione e della radio di Goma sono sotto il loro controllo. Notizie non ancora confermate parlano di un piano di evacuazione per tutto il personale delle Nazioni Unite, mentre reparti sbandati delle Farc (Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo) avrebbero sparato alcuni colpi di artiglieria oltre il confine con il Ruanda, ma senza nessuna conseguenza di rilievo.

La caduta di Goma fa tornare alla mente il ricordo del 2012 quando i guerriglieri del movimento M23 conquistarono la città tenendola per diverse settimane e arrivando a minacciare anche Bukavu la capitale del Kivu del Sud. Al tempo i caschi blu della missione Monusco aiutarono l’esercito congolese a riconquistare tutta la provincia, ma i capi dell’M23 trovarono rifugio nel confinante Ruanda riuscendo a sopravvivere e a riorganizzarsi. Nonostante siano passati 13 anni la situazione appare la stessa e la ricchissima provincia del Kivu è già totalmente fuori controllo. Dopo l’uccisione del generale Peter Cirimwami, governatore della provincia, le truppe governative hanno praticamente smesso di combattere unendosi ai rivoltosi.

Il presidente Felix Tshisekedi ha richiamato l’ambasciatore in Ruanda e ha chiuso la frontiera con il paese confinante, ma il dialogo fra i due paesi resta comunque ancora aperto. Il ministro della Comunicazione di Kinshasa ha ammesso soltanto oggi che i miliziani del M23 sono penetrati a Goma, ma ha sottolineato che questo è accaduto soltanto per la presenza di alcune migliaia di militari ruandesi che avrebbero invaso illegalmente il territorio congolese. In Congo gli sfollati sono centinaia di migliaia e da anni non riescono a rientrare nelle proprie case, nei campi profughi spesso improvvisati scoppiano epidemie di ogni tipo e la violenza è di casa. Quello congolese è un conflitto violento e terribile che potrebbe deflagrare in tutta la regione coinvolgendo anche Burundi ed Uganda in una guerra che sembra non avere mai fine.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi