La First Lady trasferita a Miami
Haiti, morti 4 killer del commando che ha ucciso il presidente Moise: si sono spacciati per agenti della Dea
Quattro dei presunti assassini del presidente haitiano Jovenel Moise, ucciso ieri da un commando armato che ha assaltato la sua abitazione, ferendo gravemente anche la First Lady Martine Moise, sono morti per mano delle forze dell’ordine di Haiti, mentre altri due sono stati arrestati.
“Quattro mercenari sono stati uccisi, altri due sono stati fermati e sono sotto il nostro. Tre poliziotti che erano stati presi in ostaggio sono stati liberati”, ha confermato infatti il direttore generale della polizia nazionale, Léon Charles, in televisione.
In merito all’agguato costato la vita al presidente haitiano, sono iniziati ad emergere dettagli sull’assalto armato alla villa di Jovenel Moise. Ad agire verso l’una di notte tra martedì e mercoledì sarebbe stato un commando di dieci uomini dotati di armi automatiche e visori notturni che, come riferito da Léon Charles, erano camuffati “da agenti della Dea”. Circostanza confermata dall’ambasciatore Usa a Haiti Bocchit Edmond alla Reuters: “Non era in corso nessuna operazione antidroga. Il commando si è camuffato con le divise della Dea per avere campo libero. Sicuramente si trattava di mercenari professionisti”.
Tra gli assalitori della villa di Moise, secondo il Miami Herald, c’erano anche uomini che parlavano in inglese: in un video pubblicato dal quotidiano si nota un uomo con accento americano parla al megafono prima dell’attacco, mentre altri residenti hanno rivelato di aver sentito alcuni componenti del commando parlare in spagnolo.
🇭🇹[ALERTE] Le #Président haïtien, Jovenel #Moïse, a été assassiné dans la nuit par un commando armé. Le #PremierMinistre condamne l’acte et appelle la population au calme. (communiqué officiel) #Haiti #Assassinat pic.twitter.com/JreYReJ8IC
— La Plume Libre (@LPLdirect) July 7, 2021
Quattro killer sono stati uccisi dalle forze di sicurezza haitiane durante la fuga, due sono stati catturati ma per tutta la giornata è proseguita la caccia agli altri componenti del commando che ha ucciso il presidente. “Li prenderemo, li processeremo e li condanneremo”, ha assicurato Leon Charles.
Quando a Martine Moise, la First Lady rimasta gravemente ferita nell’attentato, è stata trasferita in aereo al Miami Baptist Hospital.
UN PAESE A RISCHIO CAOS – Moise aveva 53 anni, era il 42esimo presidente di Haiti, era stato eletto a novembre 2016 ed era in carica dal febbraio 2017. Il presidente sosteneva che il suo mandato scadesse il prossimo anno, perché non contava il primo dei suoi cinque anni al potere, quando un governo ad interim aveva affrontato le contestazioni per il risultato elettorale. La Corte Suprema gli aveva invece dato torto e gli oppositori ritenevano quindi che il suo mandato fosse scaduto a febbraio.
Lui gridava al golpe e rigettava le accuse di dittatura. Era accusato di essere legato a potenti gang che controllano con violenza il territorio. Il Paese era inoltre governato da quasi due anni a colpi di decreto. Era appoggiato dagli Stati Uniti, già dall’amministrazione di Donald Trump anche in virtù della sua opposizione al Venezuela di Nicolas Maduro.
A gettare ulteriore benzina sul fuoco la posizione presa da Ariel Henry, nominato primo ministro il 5 luglio dal defunto presidente Moise. In una intervista Henry ha sostenuto di essere lui, e non Claude Joseph, premier ad interim che ha assunto i pieni poteri dopo l’assassinio del capo dello Stato, ad avere il pieno diritto di guidare il governo del Paese. Intervistato dal quotidiano Le Nouvellliste, Henry ha spiegato di “non voler spargere benzina sul fuoco e accrescere un incendio già grave”. “Ma – ha aggiunto – la mia nomina è stata pubblicata dalla Gazzetta ufficiale e io stavo già formando un governo quando hanno attaccato la residenza presidenziale”.
Haiti è un Paese poverissimo, il più povero delle Americhe, e conta tassi altissimi di omicidi e di sequestri. Agli inizi di giugno l’ingegnere siciliano Giovanni Calì è stato sequestrato e quindi liberato dopo oltre 20 giorni. Violente proteste e scontri hanno attraversato il Paese nel 2019 mentre lo stesso Moise era stato oggetto di uno scandalo per corruzione: l’accusa, con altri ministri e funzionari, di aver gestito in maniera illecita fino a due miliardi di dollari. Terremoti e uragani hanno devastato il Paese negli ultimi anni provocando centinaia di migliaia di morti. La pandemia da coronavirus ha peggiorato la situazione.
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