Interrompo il mio viaggio per chiese romaniche in Sardegna. Ho visto Nostra Signora di Su Regno ad Ardara, Sant’Antico di Bisarcia a Orzieri, San Nicola a Ottana, San Pietro di Torres a Borutta, Nostra Signora di Tergu, Santa Trinità di Saccargia, Santa Giusta a Oristano, Santa Maria di Sibiola a Serdiana.

Farebbe bene a molti meditare su queste architetture semplici e cariche di spirito, ma per alcuni è più importante inseguire teoremi e fantasmi. Io cerco anime e luoghi. Così interrompo il mio itinerario e vado al carcere di Bad ‘e Carros a Nuoro. Lì mi aspetta, anche se non sa del mio arrivo, Giancarlo Pittelli. Mio coetaneo, avvocato cassazionista che è stato membro del consiglio direttivo e segretario della Camera Penale di Catanzaro, con incarichi in importanti processi e centinaia di articoli su temi giudiziari, deputato e senatore della Repubblica per due legislature, uomo asciutto, appassionato, da ultimo iscritto a Fratelli d’Italia. Già vittima di Luigi de Magistris, uno di quei magistrati che preferiscono i teoremi agli uomini, testimone dello squilibrio della giustizia, come dimostra l’archiviazione della sua posizione per l’insussistenza della notizia di reato, dopo le indagini svolte da due diversi Pm, più attenti agli uomini che ai teoremi, Salvatore Curcio e Salvatore Borrelli.

+Improvvisamente, il 19 dicembre del 2019, non è solo indagato, ma arrestato nel blitz “Rinascita-Scott”, che ha portato a 334 arresti tra le organizzazioni di ‘ndrangheta di Vibo Valentia facenti capo alla cosca Mancuso. L’accusa per Pittelli è di aver messo in contatto ‘ndrine e istituzioni.

Su questo giornale Piero Sansonetti aveva raccontato il travaglio giudiziario cui era stato sottoposto Pittelli, e anche i capi d’imputazione che si sono dimostrati infondati. E le scarcerazioni stabilite dal Tribunale di Sorveglianza e dalla Cassazione che hanno provato la superficialità delle richieste del Procuratore Gratteri. Incredibilmente, già alla data del 21 gennaio, 120 misure cautelari sono state modificate.

Anche nel caso di Pittelli, dopo l’annullamento senza rinvio per tre capi d’imputazione relativi all’abuso d’ufficio aggravato dal metodo mafioso, l’innocente resta in carcere per l’impalpabile e illegittimo reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Cioè le peregrine deduzioni di Gratteri sulla base di improbabili intercettazioni. Quando mancano le prove s’invoca il concorso.
Ma torniamo all’uomo. Da 9 mesi Pittelli sta in una cella di un carcere di massima sicurezza, in poco più di 3 metri per 4. Ha avuto un interrogatorio al Riesame, con tortura, il 9 gennaio. Infatti, trascurando ogni elementare rispetto per la persona, Pittelli viene portato a Sassari alle 9 del mattino e resta in attesa di essere interrogato fino circa alle 21 della sera. A quel punto il Presidente lo fa entrare nell’ufficio e lo informa che se ha qualcosa da dire a sua difesa ha dieci minuti di tempo per dirla.

Civile, no? Umano, no? Da allora (siamo in agosto) aspetta ancora di esser interrogato dal Pm che lo accusa. Convocato da un Pm di Sassari, che non conosce l’inchiesta, Pittelli si rifiuta di rispondere e insiste per essere interrogato dai Pm che hanno chiesto il suo arresto. Niente. Quando la Cassazione annulla i reati contestati da Gratteri, che ha coinvolto anche un colonnello dei carabinieri,Giorgio Naselli, immediatamente scarcerato, Pittelli rimane appeso al grottesco concorso.

Come scrive Sansonetti «le accuse di Gratteri non stavano né in cielo né in terra. Però l’errore di Gratteri lo ha pagato tutto lui. Caro, molto caro. la legge è così: se un Pm commette degli errori clamorosi il conto lo salda l’imputato». Manca il corpo del reato. E il corpo di Pittelli è sempre in carcere. Nell’indifferenza assoluta di un altro uomo, che usa il suo potere, Gratteri. Gratteri non deve rispondere a nessuno, e neanche alla sua coscienza. Io ho visto Pittelli. Sono certo che è innocente. Sono certo che non ha concorso in nulla. Sono certo che sarà assolto. Mi chiedo. Come pagherà Gratteri il suo errore? Intanto io lo denuncio per tortura. Perché il Pittelli che ho visto non è quello che conosco. Spento, umiliato, con lo sguardo fisso.
Nessuno, come sta accadendo all’avvocato Pittelli, può essere detenuto per un così lungo tempo, peraltro in isolamento, per accuse che sono tutte da dimostrare. Solo in un Paese totalitario si può umiliare così una persona, un uomo. Le sue condizioni sono preoccupanti. E’ visibilmente gonfio, in uno stato di forte depressione, psicologicamente provato: situazione di salute oggettivamente incompatibile con la detenzione.

Intanto Gratteri parla, rilascia interviste. Perfino Palamara è arrivato a dichiarare: “Gratteri è matto, va fermato. Non può continuare così”. Lo dice un suo collega, ad uso a proteggere magistrati. Io so soltanto che Gratteri, colpevole, è libero, e Pittelli, innocente, è in carcere. Vorrà occuparsene il Csm? Vorrà guardare in faccia, un uomo distrutto il Presidente Mattarella?
O il Cristianesimo è rimasto soltanto una parola? Non c’è più il «prossimo»? E magari qualcuno cercherà d’impedirmi di parlare?

Vittorio Sgarbi

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