I Grandi elettori positivi al Covid potranno partecipare alle votazioni per l’elezione del presidente della Repubblica a partire da lunedì 24 gennaio? E’ il quesito sul quale si stanno dividendo nelle ultime ore le forze politiche tra chi propone l’istituzione di un Covid hotel vicino Montecitorio e chi invece è intransigente e pronto a far rispettare regole che valgono, fuori dal Parlamento, per tutti i cittadini.

La riunioni tra i capigruppo alla Camera, andata in scena lunedì sera 17 gennaio e durata oltre due ore, si è conclusa con un nulla di fatto. Sul voto dei positivi asintomatici (proposto dai partiti di centrodestra) per l’elezione del presidente della Repubblica non si è arrivato a un punto di incontro (contrari Pd, 5 Stelle e Leu), l’unica apertura è arrivata dal presidente Roberto Fico, che si è detto disponibile a valutare la possibilità di far votare chi ha una febbre superiore a 37,5 ma con tampone negativo.

A sollevare la questione Paolo Barelli di Forza Italia che ha suggerito l’applicazione per i Grandi elettori della circolare del ministero della Salute secondo cui per ragioni autorizzate dall’autorità sanitaria in alcuni casi ai positivi o quarantenati sarebbe possibile muoversi sul territorio nazionale. Ma Fico ha chiarito, al momento, che, derogando una forma di voto a domicilio a numerosi principi base come l’immunità di sede, la segretezza, la pubblicità, oltre a determinare una possibile discriminazione tra parlamentari affetti da Covid e quelli bloccati da altre tipologie di impedimento, si potrebbe procedere a modifiche della situazione attuale solo con un consenso politico unanime in capigruppo e in seguito ad un parere della Giunta del Regolamento, o addirittura norma regolamentare transitoria. Diversamente, procedere a modifiche non è possibile.

La richiesta di “voto a domicilio” è avanzata anche da Marco Marin di Coraggio Italia. Marco Di Maio (Italia Viva) chiede un covid hotel prossimo alla Camera da cui far partire un percorso protetto che arriva in aula o comunque dentro la Montecitorio, oltre ad estendere la possibilità di spostamento per i deputati oltre i 300 chilometri previsti dalla Circolare. Prospettiva, quella del Covid Hotel davanti Montecitorio che raccoglie consensi anche nella Lega ma che non garba al Movimento 5 Stelle. Un no secco al voto a domicilio arriva da Debora Serracchiani (Pd). Visto che sinora la Camera ha applicato per analogia all’aula le regole valide per luogo di lavoro, sostiene, sarebbe pericoloso dire che i parlamentari e la Camera possono beneficiare di regole straordinarie; inoltre, ritiene che i positivi non debbano entrare a Montecitorio per garantire la sicurezza di tutti. Insomma, no a dei ‘Djokovic della politica’ di cui si parla sui social, è il suo ragionamento.

 

Redazione

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