Servizi ripresi parzialmente solo in tarda serata
Il blackout elettrico ci dimostra che la sicurezza è un bene comune. Un passo nella giusta direzione

Il blackout elettrico che ieri ha paralizzato la Spagna, il Portogallo e una parte della Francia è l’ennesima riprova che la sicurezza è un bene comune. La miopia di gran parte delle forze politiche ha appaltato questo tema alla propaganda. Quanti altri disastri devono succedere perché tutti i partiti prendano il toro per le corna e definiscano una strategia precisa superando i tatticismi? Oggi l’attenzione si concentra sulla (in) sicurezza energetica, sulla chiusura delle centrali nucleari, su decine di milioni di cittadini al buio, sulla paralisi dei voli aerei, dei treni e delle metropolitane. Ma la sicurezza comprende praticamente tutti gli aspetti della convivenza civile: dal contrasto alla criminalità alla sicurezza sul lavoro, dalla tutela dell’ambiente alla cybersecurity, dai sistemi sanitari alla sicurezza nazionale e alla difesa.
Una società fragile per definizione
La legge 124/2007, più nota come riforma dell’intelligence, ha indicato con chiarezza la necessità di promuovere a tutti livelli la cultura della sicurezza, ma in questo campo ancora moltissimo resta da fare. Viviamo da tempo in una società digitale, fragile per definizione. L’ipervelocità e la iperconnettività delle comunicazioni presentano numerosi vantaggi, ma anche nuovi rischi da affrontare. La globalizzazione dei mercati ha creato nuove dipendenze internazionali; basti pensare al gas dalla Russia che ha costretto l’Europa ad una brusca diversificazione degli approvvigionamenti. Come si possono salvaguardare la democrazia e la libertà senza solide basi di sicurezza? Karl Popper offre una risposta sintetica quanto esauriente a questa domanda cruciale quando scrive: “Abbiamo bisogno della libertà per impedire che lo Stato abusi del suo potere e abbiamo bisogno dello Stato per impedire l’abuso della libertà”. Buona parte del pensiero liberale – non solo nella versione di Lord Beveridge – si fonda sull’ idea di dare a tutti gli individui pari opportunità ai blocchi di partenza. Per affrontare in modo efficace il binomio imprescindibile libertà e sicurezza, anche le forze di centrosinistra dovrebbero superare le ipocrisie ideologiche e fare i conti con la domanda di sicurezza che volenti o nolenti proviene da tutti gli strati sociali, soprattutto da quelli più deboli che non hanno a disposizione possibilità di exit.
Un passo nella giusta direzione
Un discorso analogo vale per la difesa. Chi ha vissuto il blackout nella penisola iberica ha sperimentato concretamente – anche se soltanto per un millesimo – il dramma ben più ampio delle popolazioni ucraine che da più di tre anni convivono oltre che con il danneggiamento delle infrastrutture energetiche – con una pioggia imprevedibile di missili, droni e ogni sorta di ordigni mortali. Come dimostra il blackout di ieri che non ha certo rispettato i confini nazionali la scala giusta per affrontare adeguatamente i rischi alla nostra sicurezza (interna e internazionale) non può che essere quella dell’Unione Europea e del pilastro europeo della NATO. Non facciamoci illusioni; tutto e subito non è possibile, ma la proposta di 150 miliardi finalizzata al common procurement della Difesa avanzata dalla Commissione è, dopo tanti tentennamenti, un passo nella giusta direzione.
© Riproduzione riservata