Sono state in tutto 27.500 le firme raccolte per la lista “Referendum e democrazia” di Marco Cappato. Circa 10mila alla Camera e circa 17.500 al Senato. In Campania sono stati 826 i cittadini che hanno sostenuto l’iniziativa politica dell’esponente radicale, da anni impegnato per l’eutanasia legale. Nello specifico, sono state depositate 312 firme per Montecitorio, 514 per Palazzo Madama. Il collegio che ha raccolto più adesioni è stato quello corrispondente alla città di Napoli. L’ennesima dimostrazione che chi abita nelle zone centrali delle metropoli ha più attitudine per la partecipazione politica. Ma non è soltanto questo il problema.

Il “caso Cappato” ha lanciato un allarme all’intero sistema democratico e istituzionale italiano. Con l’annullamento delle firme raccolte dal leader dell’Associazione Coscioni, è stato di fatto calpestato il diritto civile e politico dei cittadini. Il motivo? Le firme sono in forma digitale e quindi non sono ammissibili. Lo ha disposto l’autorità giudiziaria italiana. La stessa che aveva invece validato l’identica tipologia di firme in occasione dei referendum cannabis ed eutanasia. Quindi perché non rendere legittimo questo strumento anche per le elezioni? Siamo nel 2022 e il digitale potrebbe essere una grande risorsa, un’opportunità per incentivare i cittadini alla partecipazione politica. Anche per quelle persone con particolari problematiche come ad esempio i disabili che magari hanno oggettive difficoltà nel recarsi ai seggi elettorali. Invece lo Stato sta ignorando del tutto l’argomento.

E lo sta facendo anche il governo al quale Cappato ha lanciato più appelli, rivolti sia al premier Mario Draghi che al Ministro degli Interni Luciana Lamorgese. Appelli caduti, per ora, nel vuoto. Adesso la strada da percorrere è quella dei ricorsi in sede europea. Come spesso è accaduto nel nostro Paese: a indicare la direzione per il rispetto dello Stato di Diritto ci ha dovuto pensare la giurisprudenza comunitaria. Ma c’è una discriminazione alla base di tutta la vicenda: l’impossibilità per forze extraparlamentari di presentarsi alle elezioni senza dover presentare le firme. E considerati i tempi a disposizione dallo scioglimento delle camere al giorno del voto e le risorse economiche necessarie per conquistare l’obiettivo, la raccolta delle sottoscrizioni è da considerarsi un traguardo molto difficile da raggiungere.

«L’iniziativa della lista “Referendum e Democrazia” è nata per rispondere alla discriminazione all’origine di questa campagna elettorale – ha spiegato a Il Riformista Lorenzo Mineo, Coordinatore delle attività italiane di Eumans (movimento paneuropeo per la partecipazione dei cittadini che ha concepito e realizzato l’iniziativa della lista) – I partiti che hanno eletti in Parlamento si sono autoesentati dal raccogliere sottoscrizioni per presentarsi alle elezioni, imponendo invece a tutti gli altri la raccolta di 60mila firme in poche settimane, per di più nel mese di agosto. Una scelta esplicita per limitare la partecipazione elettorale di nuove forze, violando i diritti politici dei cittadini e privandoli di un’offerta politica davvero aperta e competitiva. Per affermare la transizione digitale e pretendere uguaglianza di accesso alla partecipazione politica, abbiamo raccolto le firme online con SPID, proprio come è già possibile fare per i referendum. Le firme sono state respinte dalle Corti d’Appello, ma l’iniziativa continua nei tribunali nazionali e internazionali, attraverso nuovi ricorsi che presenteremo presto».

Bisogna anche precisare che «la raccolta firme è stata concentrata in soli 4 giorni – ha affermato Mineo – poiché i promotori della lista hanno dovuto auto organizzare una piattaforma grazie alla disponibilità della società ItAgile, di fronte all’inerzia delle istituzioni. In più chi ha firmato ha dovuto pagare 1,50 euro, per il servizio reso alla società che ha processato le sottoscrizioni con SPID in firme elettroniche qualificate. Anche per questo, i numeri raccolti non rispecchiano la potenzialità della lista, che avrebbe potuto raccogliere ben altri numeri se le firme fossero state gratuite e con più tempo a disposizione».

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Nato a Napoli il 26 maggio 1986, giornalista professionista dal 24 marzo 2022