Si sono dati il gomito, perché stringersi la mano, almeno finché c’è la pandemia, non si può. E hanno voltato pagina. Da oggi ognuno tornerà in aula, al proprio lavoro e al proprio impegno in nome della giustizia avendo fatto un riflessione in più sul peso che hanno le parole. Ieri mattina, nell’ufficio della presidente del Tribunale per i minorenni Patrizia Esposito, c’è stato l’incontro chiarificatore tra l’avvocato Hilarry Sedu e la psicologa giudice onorario protagonista dello spiacevole botta e risposta avvenuto l’altro giorno in udienza. Presenti anche il presidente della sezione del Tribunale per i minorenni Maurizio Barruffo, il numero uno dell’Ordine degli avvocati di Napoli Antonio Tafuri e quello dell’Ordine degli psicologi della Campania Armando Cozzuto.

«Tutti i presenti – si legge in una nota congiunta diffusa all’esito dell’incontro – hanno ribadito il proprio personale impegno a evitare che possano verificarsi in futuro situazioni tali da ingenerare, anche involontariamente, dubbi sia sulla sussistenza di sentimenti o opinioni discriminatorie nell’amministrazione della giustizia sia sulle competenze dei giudici onorari». «Siamo soddisfatti che la vicenda sia stata debitamente stigmatizzata nel migliore dei modi e che questo abbia di fatto fortificato il dialogo tra istituzioni e categorie professionali impegnate da molti anni sul territorio campano a lavorare insieme in modo produttivo ed efficace, a garanzia e a tutela della cittadinanza, nel rispetto dei primari diritti della persona e nel rigetto di ogni forma di discriminazione».

Si chiude così il caso nato dopo il post su Facebook in cui l’avvocato Sedu, italiano di origini nigeriane, si sfogava per il comportamento che la psicologa giudice onorario aveva tenuto nei confronti prima dell’udienza in cui doveva discutere per il rilascio di un permesso di soggiorno per un’immigrata e la sua figlioletta. L’avvocato Sedu aveva segnalato che il giudice, dopo avergli chiesto il tesserino, gli aveva anche domandato se fosse laureato. La psicologa ha invece parlato di un fraintendimento dovuto forse all’uso della mascherina e che ha fatto sì che la sua richiesta del mandato (avanzata dopo aver riscontrato una discordanza tra i dati anagrafici sul documento della parte e quelli indicati agli atti) venisse scambiata per la domanda sull’essere laureato.

Poche ore dopo quanto accaduto nell’aula del Tribunale per i minorenni di Napoli, la notizia ha fatto il giro e dagli ambienti giudiziari napoletani ha avuto un’eco nazionale, sollevando un’ondata di sdegno che si è alimentata soprattutto sui social dove le generalizzazioni sono state tantissime, con attacchi immotivati all’intera categoria dei giudici onorari. «Parto dal presupposto che entrambi siano in buona fede», aveva spiegato la presidente del Tribunale per i minorenni Patrizia Esposito subito dopo l’ondata di critiche, provando a stemperare i toni e respingendo qualsiasi sospetto di razzismo. «Mi amareggia che questo ufficio venga tacciato di razzismo – ha poi ribadito Esposito – Come cittadini siamo distanti da dinamiche mentali del genere e come giudici ogni giorno ci occupiamo di adozioni internazionali e assistenza ai minori stranieri, sempre nel rispetto di tutti e con la massima sensibilità».

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).