È ancora densa la nebbia che avvolge, ormai da più di due settimane, la sorte della piccola Kata, la bambina peruviana scomparsa a Firenze mentre stava giocando nello stabile occupato in cui abitava. E intanto ci si chiede: si sarebbe potuta evitare la tragedia? La Procura di Firenze ha sottovalutato i rischi legati all’occupazione abusiva, chiedendo il sequestro dell’immobile e quindi permettendone lo sgombero solo dopo la scomparsa di Kata?

Molti i dubbi intorno alla vicenda, con gli inquirenti che vagliano tutte le ipotesi, tra cui, la più accreditata, quella del sequestro di persona. Si parla di una resa dei conti tra i clan che si spartivano il racket degli affitti dell’edificio occupato, l’ex Hotel Astor, in cui erano arrivate ad abitare più di cento persone e che soltanto sabato scorso, appunto una settimana dopo la tragica scomparsa, è stato sgomberato. Proprio l’occupazione dell’ex hotel sembra essere, a dire il vero, l’unica certezza in questa oscura vicenda.

Il degrado e l’illegalità, fin dall’inizio dell’occupazione, il 19 settembre del 2022, sono le protagoniste negative della tragedia in corso in questi giorni. Anzi, la scomparsa della piccola Kata pare essere soltanto l’ultimo atto di un’escalation di violenze verificatesi nello stabile. A fine maggio un occupante era volato da una finestra del terzo piano, in quello che la stessa Procura ritiene essere stato un tentato omicidio, e prima ancora, a marzo, una maxi rissa per il controllo degli affitti aveva coinvolto quattro cittadini peruviani, di cui uno tratto in arresto per violazione degli arresti domiciliari. Eppure, nonostante una situazione così esplosiva, mai era scattato lo sgombero dell’edificio, eseguito dalle forze dell’ordine sabato, su delega della Dda, dopo che il gip di Firenze aveva emesso il decreto di sequestro preventivo sull’immobile.

In molti in città, accanto all’inquietudine per le sorti della bambina, si domandano il perché di questo ritardo nello sgombero. Tra accuse di negligenza al Comune e rimpalli di responsabilità verso la Questura, per comprendere meglio la vicenda occorre riavvolgere il nastro e tornare al settembre 2022. Il 21 settembre, solo due giorni dopo l’ingresso degli occupanti nell’ex hotel, l’occupazione è all’ordine del giorno sul tavolo del Cosp (Comitato Provinciale Ordine e Sicurezza pubblica). Tutti i soggetti coinvolti a quel tavolo, Prefetto, Questore e Sindaco, sono concordi sulla necessità immediata dello sgombero e sull’importanza di individuare soluzioni abitative temporanee per gli occupanti. Emerge un solo ostacolo allo sgombero, ossia la mancanza del decreto di sequestro dell’immobile, ancora non disposto dall’Autorità giudiziaria.

Un atto, quello della richiesta di sequestro preventivo da parte della Procura, che presuppone la commissione di un reato (quasi una prassi nei casi di invasione di edifici) e che rappresenta il presupposto necessario affinché le forze di Polizia procedano allo sgombero e ristabiliscano la legalità. Un atto che nel caso dell’ex hotel Astor è stato richiesto dalla Dda solamente a seguito della scomparsa della piccola Kata. “I sopralluoghi compiuti dalla polizia giudiziaria, in occasione del tentato omicidio del 28 maggio 2023 e, successivamente, dell’ipotizzato sequestro di persona a scopo di estorsione di Mia Kataleya Chiclio Alvarez del 10 giugno 2023, hanno confermato – si legge in una nota della procura di Firenze – la presenza nell’immobile di numerosi nuclei familiari. Si è ipotizzato il delitto di invasione di edifici. Sussiste il pericolo che il protrarsi della condotta criminosa, impedendo i necessari e urgenti lavori di ristrutturazione e messa a norma dell’edificio occupato, agevoli o protragga le conseguenze del reato contestato o agevoli la commissione di altri reati e comporti il rischio di ripetizione di reati contro la persona connessi alle condizioni di accesso alla gestione dell’immobile”.

I dubbi, dunque, restano: perché la Procura accerta la presenza di occupanti, e dunque richiede il sequestro dell’immobile per invasione di edifici, solo a seguito dei sopralluoghi della polizia giudiziaria nel caso del tentato omicidio del 28 maggio e del rapimento della piccola Kata, e non a seguito della denuncia del proprietario dell’hotel (del 20 settembre) e delle informative della digos? I pericoli denunciati nella richiesta di sequestro preventivo erano già presenti dall’inizio dell’occupazione. Perché, insomma, di fronte a un’occupazione abusiva che si protraeva da tempo, e che è inverosimile che fosse sconosciuta agli uffici della Procura, viste le numerose richieste di intervento di altri soggetti istituzionali (Questura e Comune in primis), si è atteso fino all’ennesimo episodio di illegalità per intervenire?

Eppure, come emerge dalla stessa richiesta di sequestro avanzata dalla Procura, il protrarsi dell’occupazione rappresentava già di per sé un pericolo per la commissione di altri reati. Adesso c’è una sola priorità: ritrovare la piccola Kata. Un secondo dopo si dovranno chiarire molte cose. Qualcuno dovrà rispondere alle molte domande che rimbalzano in città in questi giorni, che chiamano in causa le responsabilità indirette di quella che, ogni giorno di più, sembra assumere i contorni della nefasta conseguenza di una situazione di illegalità diffusa. Ma che, proprio per questo, poteva e doveva essere evitata. E qualcuno, si spera, dovrà assumersi la responsabilità di questa storia drammatica.