Il celebrato ‘modello svedese’ di contenimento della pandemia di Sars-Cov-2 è stato un fallimento. Se nel corso degli ultimi due anni la strategia scandinava di contenimento della malattia era stata spesso evocata come alternativa al modello di restrizioni ‘lacrime e sangue’ adottato dall’Italia, oggi è un dettagliato report pubblicato dalla rivista Humanities & Social Sciences Communications, di Nature, a smontare tale narrazione.

Di fatto il Paese ha evitato il collasso ospedaliero soltanto grazie a una scarsa densità abitativa, non paragonabile a quella italiana, perché la strategia adottata per contenere l’epidemia di Covid-19 è risultata fallimentare.

Gli autori dello studio, scienziati di università del Belgio, della Svezia e della Norvegia, ha puntato il dito innanzitutto contro il governo svedese e la scelta di delegare la gestione della pandemia all’Agenzia di Salute Pubblica, un ente che però dal 2014 era stato di fatto ‘svuotato’ con la decisione di licenziare o trasferire i suoi più autorevoli consulenti scientifici all’Istituto Karolinska.

Il rapporto fa a pezzi la strategia scandinava, sottolineando come l’Agenzia “non ha basato i suoi consigli su prove scientifiche ma “su preconcetti sulle pandemie influenzali e sull’immunità di gregge, affidandosi principalmente a un piccolo gruppo consultivo con un focus disciplinare ristretto e una competenza troppo limitata”.

Il rapporto sottolinea come le decisioni prese dal governo siano state anche “eticamente discutibili”, a partire dalla decisione di tenere la popolazione all’oscuro di fatti importanti riguardanti il Covid-19, come il numero di posti letto in terapia intensiva per regione, o la mancanza di informazione nelle scuole sugli studenti positivi al virus.

Sotto accusa anche la risposta sanitaria, ovviamente, a partire dalla somministrazione di “morfina invece di ossigeno” ai pazienti anziani e fragili poi deceduti, nonostante le scorte disponibili, ponendo di fatto fine alla loro vita. E ancora, nella primavera del 2020, molte persone non sono state ricoverate negli ospedali svedesi e non hanno ricevuto esami sanitari perché non considerati a rischio, col risultato di morire a casa nonostante il tentativo di chiedere aiuto alle autorità.

Responsabilità fortissime vengono addossate all’Agenzia di Salute Pubblica, che avrebbe addirittura negato o declassato il fatto che i bambini potessero essere infettivi, sviluppare malattie gravi o trasmettere il virus nella popolazione, mentre nelle mail interne ottenute dai ricercatori veniva indicata la volontà di utilizzare proprio i più piccoli come strumento di diffusione del virus per raggiungere la fatidica “immunità di gregge”.

Come noto, a differenza degli altri Paesi europei la Svezia ha sempre puntato su una strategia di responsabilizzazione individuale, evitando ogni tipo di lockdown. Per questo, mentre in Italia si decideva per chiusure di massa, a Stoccolma si raccomandava semplicemente di rimanere a casa in caso di malattia, di lavarsi le mani regolarmente, di attuare il distanziamento sociale e di evitare viaggi non necessari. Anche bar e ristoranti sono rimasti aperti durante la pandemia, con gli studenti di età inferiore ai 16 anni che hanno continuato a frequentare la scuola in presenza, senza prevedere inoltre alcun obbligo per la mascherine.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia