Editoriali
Il Sud dei commissari agli affetti pericolosi

Più di un secolo di politiche centrali e il Sud è fermo là, resta una questione criminale, un territorio di sola competenza del ministero dell’interno con al massimo un appoggio del ministero della giustizia. Il Sud si scioglie, come si scioglie l’argilla della sua terra a ogni scroscio di pioggia e il commissariamento è diventato la risposta buona: emissari istituzionali che risolvono tutto. E anche se poi non risolvono nulla, non hanno mai risolto nulla, incarnano una presenza muscolare. Illudono lo Stato e disilludono i Territori.
Ora, dopo aver commissariato, a giro, gli enti locali, ci si attende un commissario all’amore nel mezzo del letto nuziale a dare i tempi e bocciare o approvare gli amplessi coniugali. Qualcuno che si porti via i figli per dargli un’educazione consona a un mondo civile che giù non ci può essere. Un burocrate che sciolga i rapporti affettivi, le parentele scomode, i vincoli amicali, le solidarietà ambientali. Un tecnico che autorizzi preventivamente la partecipazione ai matrimoni, ai funerali, le bevute ai bar. Il Sud attende una forza di liberazione che lo civilizzi e gli dia usi e costumi buoni alla sua evoluzione.
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E, certo, dopo che tutti avranno riacquistato la verginità, si saranno purgati del peccato originale, si potrà pensare a interventi di normale e dovuta natura statuale, tipo scuole, lavoro, strade, giustizia, pezzi di normalità. È un po’ la logica dei Cong, ripartire dalla purezza dei bambini. Per ora si andrà avanti a forza di ruspe, si continueranno a sciogliere gli enti pubblici non in seguito a reati accertati, continuerà a essere sufficiente la potenzialità criminosa, che per i Comuni si chiama possibile influenza mafiosa desunta anche, e soprattutto, da insidiosi rapporti affettivi, da pratiche sociali di frequentazione.
E non è aberrante che a regolare gli scioglimenti dei Comuni sia una norma di prevenzione, è aberrante la vicinanza, prescindendo da responsabilità, a soggetti pericolosi. Per sciogliere un ente locale basta la potenzialità del condizionamento mafioso, anche se non c’è stato o non ci sarà negli atti amministrativi. In terra di mafia ogni giorno, ogni attimo, è resistenza al condizionamento. Si lotta e si resiste, ma nessuno può essere certo di lottare e di resistere in eterno. Forse servirebbe un commissario alla resistenza, uno Stato che affiancasse la lotta e non che sancisse l’impossibilità di vincere una forza criminale. È più facile sciogliere, mostrare i muscoli con chi lotta e resiste, ed è vittima della mafia e di abitare un territorio che la mafia vuole controllare. Purtroppo la mafia ha avuto la capacità diabolica di infettare attraverso parentele, amicizie, vicinanze, matrimoni, funerali, saluti. Al Sud basta respirare la stessa aria dei cattivi per essere un po’ colpevoli. Generazione dopo generazione si azzoppa la vita, si impedisce all’intelligenza e al cuore di partecipare ai contesti sociali, a quelli buoni, che restano prerogativa degli emissari del ministero degli interni.
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