La decisione
Ilaria Salis resta in carcere, negati i domiciliari per “pericolo di fuga”. Di nuovo in catene al processo
Ilaria Salis resterà in cella. La trentanovenne insegnante italiana, accusata di presunte violenze commesse nel corso di una manifestazione neonazista a Budapest l’11 febbraio 2023, è comparsa in aula questa mattina, di nuovo in manette ai polsi e catene alle caviglie. “Si tratta di una misura all’evidenza sproporzionata, lesiva della dignità umana e della presunzione di innocenza, hanno commentato gli avvocati Mauro Straini ed Eugenio Losco nella seconda udienza del processo a suo carico che ha visto il giudice Jozsef Sós negare la richiesta di passare ai domiciliari. Continuerà ad essere detenuta nel penitenziario di Gyorskocsi utca, dove è reclusa da più di tredici mesi. “Le circostanze non sono cambiate ed esiste sempre il pericolo di fuga”. Dopo la decisione, Roberto Salis, il padre di Ilaria, è uscito dall’aula.
Questa mattina la seduta si è aperta davanti a sette parlamentari dell’opposizione giunti dall’Italia: Pd, Avs, M5S e Italia Viva, oltre al fumettista Zerocalcare, che ha già dedicato una vignetta-denuncia a questa storia, ma soprattuto tra le tensioni di un gruppo di neonazisti che fuori dal tribunale ha minacciato l’interprete della famiglia Salis, l’avvocato e il drappello di amici accorsi in Ungheria per sostenere Ilaria al grido di “State zitti o vi spacchiamo la testa”.
A causa dei problemi insorti durante la mattinata, il giudice Sòs ha deciso di non ascoltare una delle vittime e i due testimoni previsti, rimandando alla prossima udienza, fissata il 24 maggio quando racconteranno la loro versione dei fatti la presunta vittima, Zoltàn Tòth, colpito con manganelli e calci alla testa e al busto, riportando ferite guaribili in otto giorni e due testimoni che avrebbero assistito all’episodio. La maggior parte delle prove, tuttavia, risiede nei filmati delle telecamere di sicurezza che avrebbero registrato l’aggressione e alcuni momenti successivi, oltre agli abiti sequestrati dalla donna al momento dell’arresto, che gli investigatori ritengono corrispondenti a quelli indossati nelle riprese.
Il commento di Patrick Zaki
Anche l’attivista egiziano per i diritti umani Patrick Zaki ha commentato le immagini di Ilaria Salis: “Non possiamo accettare quei video e immagini provenienti da Budapest per Ilaria con catene e guinzagli. È un essere umano”, ha scritto condividendo su Instagram le immagini della 39enne in tribunale a Budapest. “Non c’è essere umano che dovrebbe essere trattato in questo modo. In attesa della decisione del tribunale”, aggiunge Zaki.
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