Ormai è passato oltre un anno dal suo arresto in Ungheria, ma Ilaria Salis è ancora in carcere a Budapest, accusata di aver partecipato ad alcuni scontri a margine di un raduno di neonazisti. In questo anno, fin dall’inizio, la donna 39enne cresciuta a Monza ha tenuto appunti sulla sua detenzione, sulle condizioni tremende a cui è sottoposta, sulle sensazioni di attesa e angoscia considerando che rischia una pena di oltre 20 anni. Mentre ieri il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto ha attaccato lei e l’Italia: “Questa signora, presentata come una martire in Italia, è venuta in Ungheria con un piano chiaro per attaccare persone innocenti per le strade come parte di un’organizzazione di sinistra radicale. Spero sinceramente che riceva la meritata punizione”.

Ilaria Salis, il diario dal carcere rivolto alla mamma

Il Tg3, nell’edizione serale, ha svelato alcuni passaggi del diario dell’attivista antifascista, a processo per lesioni “potenzialmente letali” su due estremisti, indirizzato alla “cara mamma”. Circa un mese dopo il suo arresto, avvenuto l’11 febbraio 2023, Ilaria Salis scrive della vita in carcere: “Fortunatamente non soffro troppo la solitudine […] talvolta mi sorprendo a rivolgere due parole al piccione che si posa sul davanzale al di fuori delle sbarre, allo sgabello o all’armadietto”.

Poi ancora: “Lo sport è il mio unico passatempo, perché purtroppo non ho neanche un libro“. Le giornate corrono via, ma non passano mai, “scrivendo lunghe lettere, immaginando che un giorno non lontano potrò spedirle”. L’ora d’aria è il momento, l’unico, per poter vedere altre detenute: “Scendere all’aria è davvero un’esperienza forte, lì hai davvero la sensazione di essere in prigione”. Quando cammina “in su e in giù” insieme alle altre recluse si sente come “una tigre in gabbia”.

Ilaria Salis, la vita in carcere e le altre detenute

Salis sottolinea come le altre detenute non la guardino di buon occhio: “Forse perché i media locali mi hanno trasformato in un mostro sbattuto in prima pagina e mi precede una sinistra fama di “flagello dei nazisti“, o forse semplicemente perché sono straniera”.

Dopo 21 giorni dall’arresto, la 39enne comincia a capire che “il corpo deve abituarsi a una condizione nuova e per nulla naturale, e il cervello deve fare pace con se stesso e accettare il fatto di essere in prigione“, scrive sul diario. Pochi giorni dopo, gli è concesso sentire per la prima volta i suoi familiari con una telefonata: “Parlare nella mia lingua, ascoltare voci affettuose scatena emozioni devastanti. Per la prima volta le mie guance sono rigate da calde lacrime”.

Ilaria Salis, l’arresto rinnovato

Poi, dopo un mese dal suo fermo, la notizia del rinnovo dell’arresto e il divieto di contatti: “Tutti i miei contatti sono vietati. Una pazzia”. “Saranno preoccupati ed affranti i miei. Ed io sono qui (…) e non capisco quasi nulla di ciò che accade intorno. Tumulata viva, segregata in un mondo alieno, in un baratro oscuro “dove ‘l sol tace”, scrive Salis rivolgendo un pensiero alla famiglia.

Redazione

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