Quasi mille persone, tra cui centoquaranta ragazzini, rischiano di morire in mare. E una diplomazia senza umanità passa il suo tempo a puntualizzare, a rimpallarsi le responsabilità. La Commissione Ue chiede all’Italia di rispettare l’obbligo legale di diritto internazionale degli Stati membri e permettere lo sbarco delle Ong.

«Stiamo seguendo la situazione da vicino e, dalle informazioni che abbiamo, ci sono tre navi con circa mille persone a bordo e che hanno chiesto uno sbarco sicuro. La Commissione non è coinvolta nelle operazioni di salvataggio in mare né nella definizione del luogo di sbarco. Tuttavia, ricordiamo che salvare vite in mare è un dovere morale e un obbligo legale di diritto internazionale degli Stati membri indipendentemente dalle circostanze». Anitta Hipper, portavoce della Commissione europea, rispondendo a una domanda sulle tre navi di ong che hanno chiesto l’accesso ai porti italiani per lo sbarco di migranti salvati nel mar Mediterraneo.

Ma il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili Matteo Salvini risponde con un tweet “muscolare”: “Dove dovrebbe andare una nave norvegese? Semplice, in Norvegia”. Mentre l’altro vicepremier e titolare della Farnesina, Antonio Tajani, un po’ per indole, un po’ per il ruolo ricoperto, a Berlino ribadisce un po’ più diplomaticamente: “Sull’immigrazione chiediamo solo il rispetto delle regole”. “Lo abbiamo fatto in maniera ufficiale, con grande garbo ma anche con grande fermezza” afferma Tajani intervistato dalla Rai. “Con un Paese amico e grande interlocutore come la Germania dobbiamo collaborare tantissimo, poi quando c’è da dare qualche messaggio, soprattutto sul tema dell’immigrazione, lo facciamo con determinazione, ma per garantire il rispetto delle regole. Abbiamo chiesto che le navi delle Ong rispettino le regole europee quando salvano qualcuno in mare e poi chiedono di attraccare nei porti più vicini”.

Tutto questo susseguirsi di dichiarazioni avviene mentre le notizie che giungono dal mare sono sempre più drammatiche. La Ong Sos Mediterranea sulla cui nave Ocean Viking si trovano 234 persone, ha chiesto assistenza a Grecia, Spagna e Francia.Questo blocco in mare – sottolinea il coordinatore della Ong Nicola Stallanon è solo moralmente vergognoso ma disattende importanti previsioni legislative del diritto marittimo internazionale e del diritto umanitario». «I naufraghi – ribadisce Stalla – devono sbarcare senza ulteriori ritardi. Siamo di fronte ad un’emergenza assoluta e ogni ulteriore giorno di attesa potrebbe avere conseguenze potenzialmente letali» Si unisce all’appello l’Unhcr che ricorda che «il diritto del mare assegna chiare responsabilità nel coordinamento di ricerca e soccorso».

Unhcr auspica il dialogo tra tutti i paesi competenti «per individuare al più presto un porto sicuro per le navi Ong nel Mediterraneo con spirito di collaborazione e solidarietà», riferendosi alle tre imbarcazioni Ocean Viking, Humanity One e Geo Barents che da giorni attendono un «porto sicuro». Non c’è più tempo da perdere, fanno sapere gli operatori, a causa delle condizioni estreme alle quali sono sottoposti da giorni i naufraghi a bordo. “Devono sbarcare urgentemente, ecco perché abbiamo chiesto alle autorità marittime di Grecia, Spagna e Francia, che sono le più ‘in grado di fornire assistenza’ (come recitano le norme internazionali), di facilitare la designazione di un porto sicuro per lo sbarco di uomini, donne e bambini”.

E attaccano poi il comportamento delle autorità italiane e maltesi che continuano a non dare alcuna risposta alle richieste di aiuto: “Hanno voltato le spalle a queste donne, bambini e uomini– insistono – La situazione a bordo della Ocean Viking sta precipitando, le previsioni meteo annunciano vento forte, onde alte e un abbassamento delle temperature entro la fine della settimana e le scorte si stanno esaurendo. I naufraghi devono sbarcare senza ulteriori ritardi. Siamo di fronte a un’emergenza assoluta e ogni ulteriore giorno di attesa potrebbe avere conseguenze potenzialmente letali”. “Siamo di fronte a un silenzio assordante”, accusano. Oltre a questo silenzio, “che ormai da anni è triste prassi, il 25 ottobre scorso il nuovo ministro dell’interno italiano Matteo Piantedosi ha emesso una direttiva con la quale avvertiva le forze di polizia e le Capitanerie di porto che il Viminale stava valutando il divieto di ingresso della nostra nave nelle acque territoriali italiane”. “Un divieto implicito – rimarca ancora il coordinatore della ricerca e soccorso di Sos Mediterranee, a bordo della Ocean Viking perché mai comunicato alla nostra nave in alcun modo”.

La Humanity 1, dopo otto giorni in mare e 11 richieste di sbarco non corrisposte alle autorità di Italia e Malta, è ancora in attesa di un porto sicuro per 179 persone soccorse nel Mediterraneo centrale. Nel frattempo, spiega la ong Sos Humanity che gestisce la nave, “la situazione sanitaria a bordo sta peggiorando. Soffrono particolarmente gli oltre 100 minori non accompagnati”. La nave – che batte bandiera tedesca – si trova da giorni in acque internazionali, ma a poche miglia dalla fascia costiera tra Catania e Siracusa, al largo delle coste della Sicilia orientale. A bordo ci sono ora 179 persone soccorse in mare nei giorni scorsi e ancora in attesa di un porto, di un luogo sicuro. Molti dei sopravvissuti portano i segni e le tracce delle violenze subite durante il viaggio e in Libia, comprese ferite da colpi di arma da fuoco e percosse. In aggiunta, preoccupano le condizioni psicologiche dei naufraghi, per molti di loro sono preoccupanti.

Ma la pietas non sembra albergare a Palazzo Chigi. La premier Giorgia Meloni ha parlato apertamente di «navi pirata». «Se fai la spola tra le coste africane e l’Italia per traghettare migranti – accusa – violi apertamente il diritto del mare e la legislazione internazionale. Se poi una nave Ong batte bandiera, poniamo, tedesca, i casi sono due: o la Germania la riconosce e se ne fa carico o quella diventa una nave pirata”. “L’Italia non può diventare il rifugio di tutti gli immigrati”, le fa eco il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. E intanto 983 persone restano ostaggi in mare. Semplicemente disumano.

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.