“Defender Europe 20 è il più grande dispiegamento di forze nel Vecchio continente da almeno 25 anni”. Recita così il sito della Nato che racconta passo passo le fasi della gigantesca operazione che ha portato 20mila soldati americani in Europa, il terzo più grande dispiegamento in assoluto dalla fine della Guerra Fredda. Non si tratterebbe di operazione di guerra, anche se a vedere i video pubblicati sul canale YouTube di U.S.Army così sembra, ma di una esercitazione militare prevista da anni che sta portando dall’America 20mila soldati in Europa. Proprio nei giorni in cui L’Oms dichiara il coronavirus una pandemia.

Il tempismo per la maxi esercitazione è quasi inquietante: dal 21 febbraio, il giorno in cui in Italia si registrava il primo morto per Covid-19, fino a fine maggio. Le esercitazioni si svolgeranno in 18 Stati Ue, tra cui Regno Unito, Polonia, Germania, Italia e i Paesi Baltici. Tutti Paesi dove sono stati segnalati casi di Covid-19, come è successo anche negli Usa, dove il numero dei contagi ha superato quota mille e si contano già oltre 30 morti. Sorprende apprendere che le migliaia di soldati coinvolti non dovranno indossare le mascherine e non saranno obbligati a seguire le misure di sicurezza previste dai vari Stati membri dell’Ue. Non è finita qui. Per l’”esercitazione” ai 20mila soldati americani se ne uniranno altri 10 mila già presenti sul suolo europeo, a cui si sommano altri 7.000 soldati di 18 Paesi membri e partner della Nato, tra cui l’Italia. In totale sono 37 mila soldati coinvolti nelle esercitazioni, che prevedono anche il dispiegamento di oltre 13 mila mezzi tra veicoli corazzati, aerei, navi e sottomarini.

Cosa ci fanno 20mila soldati americani in Europa? Perché proprio adesso, soprattutto in un momento in cui sono vietati gli assembramenti? Perché non hanno bisogno di mascherine come tutti? Hanno vaccini speciali che non conosciamo ancora? Sono forse venuti a combattere contro il virus? Sono venuti a prevenire attacchi terroristici o criminali nelle città rimaste deserte dal “coprifuoco”? Sono un deterrente per attentati, sommosse, di aiuto alla polizia territoriale? Sono a conoscenza di focolai speciali e quindi in missione per spegnerli? È una sfida lanciata alla Russia e un monito alle nazioni europee, come tanta letteratura complottista predica? Per ora nessuna risposta da ministero degli Esteri, Interno o Sanità.

Qualche spiegazione c’è sul sito della Nato: “è un’esercitazione multinazionale guidata dagli Stati Uniti e che comprende la partecipazione della Nato”. L’obiettivo sarebbe quello di “dimostrare l’impegno degli Stati Uniti nei confronti della Nato e la sua determinazione a sostenere i suoi alleati e partner europei”. L’obiettivo, spiega il sito del Comando Usa in Europa, è “accrescere la capacità di dispiegare rapidamente una grande forza di combattimento dagli Stati uniti in Europa, per rispondere a potenziali crisi”. Secondo il comunicato diffuso dalla U.S. Army Europe, Defender Europe è un “credibile dispiegamento di forze” che fungerà da banco di prova sia “per gli Stati Uniti che per i Paesi europei”. I soldati americani “si spargeranno quindi in tutta la regione (l’Europa)” per svolgere “esercitazioni condivise, che metteranno in condivisione lo stesso scenario” e avranno “un comando missione coordinato” e potranno contare su “sostegno reciproco” nonché “sistemi di comunicazione in comune”.

Motivazioni grossolane e poco chiare che ricordano vagamente quell’operazione Reforger che durante la Guerra Fredda per decenni portò in Europa migliaia di soldati americani per contrastare un eventuale attacco del Patto di Varsavia.Il primo contingente è sbarcato nei giorni scorsi al porto tedesco di Bremerhaven. Dunque l’operazione è ufficialmente iniziata, nonostante l’epidemia di coronavirius che si sta abbattendo, dove più e dove meno, in tutta Europa. Nonostante l’Italia sia chiusa in casa e stia dilagando il panico più totale. Per il momento i soldati americani e tutta l’organizzazione sembra appena scalfita dalla notizia del virus, come se della faccenda non gli importasse più di tanto. Una posizione tuttavia coerente con l’atteggiamento del loro Commander-in-chief, Donald Trump, preoccupato solo per l’impatto economico dell’epidemia, e per le possibili ricadute sulla sua rielezione. Perché, come dice Trump “ci sono stati più morti per influenza”. Paura o meno restano gli interrogativi sul perchè questa operazione non sia stata fermata.

 

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.