L’enorme operazione che ha portato in Europa 20mila soldati americani sarà annullato come “misura precauzionale” e il coinvolgimento degli Stati Uniti sarà ridotto ad altre mansioni. L’annuncio è arrivato nella tarda serata di mercoledì 11 marzo dal comando europeo degli Stati Uniti. L’esercitazione militare sarà dunque ridotta o rinviata per le crescenti preoccupazioni che riguardano il diffondersi dell’epidemia. La notizia è stata lanciata dalla CNN, spiegando che tutto il personale americano presente in Europa, Asia e Medio Oriente è stato anche sottoposto a maggiori restrizioni.

“Dopo un’attenta revisione delle attività in corso nell’esercitazione Defender-Europa 20 e alla luce dell’epidemia causata dal coronavirus, modificheremo l’esercitazione riducendo il numero dei partecipanti americani”, ha annunciato l’esercito in un comunicato stampa. “Le attività associate all’esercizio saranno adattate di conseguenza e collaboreremo strettamente con i nostri alleati e partner per raggiungere gli obiettivi prioritari” stabiliti per questa esercitazione.

Intanto il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha dichiarato che i militari italiani non parteciperanno all’esercitazione Usa. “Gli uomini e le donne della Difesa sono in campo senza sosta per fronteggiare, in questo delicato momento, l’emergenza sanitaria e per garantire l’attuazione delle importanti delibere decise dal Governo”, ha detto. “Per questo ho valutato, congiuntamente con lo Stato Maggiore della Difesa e informando il Comando Nato, di non confermare il nostro contributo all’esercitazione Defender 2020. Pur sostenendo il valore strategico dell’esercitazione, ho ritenuto opportuno mantenere massimo l’apporto delle Forze Armate in questa situazione”. Adesso resta da capire come Trump intende riportare indietro i suoi 20mila soldati nel momento in cui ha chiuso a tutti i voli dall’Europa e quanti soldati resteranno in Europa. E inoltre Trump non teme che i soldati, una volta rientrati in patria possano portare con se anche il virus?

Alle domande poste dal Riformista ha indirettamente risposto Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Disarmo, con una nota tecnica pubblicata sul sito del Centro Studi Sereno Regis. “Come già esplicitato in precedenza è davvero poco credibile e bizzarramente avventato pensare che si sia organizzato Defender Europe 20 appositamente per sfruttare in qualche modo e per qualche non dichiarato obiettivo il diffondersi del contagio da coronavirus”. Il coordinatore è però d’accordo nel ritenere che i vertici militari statunitensi non abbiano considerato l’impatto devastante – per loro stessi e per le popolazioni degli Stati europei coinvolti – di un così grande numero di personale proveniente dagli USA che si sposterà per migliaia di chilometri sul suolo dell’Europa. “Il tutto assume contorni ancora più gravi se si pensa alla evidente sottovalutazione dell’epidemia che il Presidente Trump e la sua Amministrazione stanno dimostrando e al fatto che nelle ultime ore sono riportati casi di esposizione possibile al contagio di alcuni ufficiali maggiori coinvolti nell’Esercitazione”, ha continuato Vignarca. Tra gli altri interrogativi posti anche la tempistica per l’inizio dell’operazione. “Un dispiegamento di questa portata necessita di mesi di preparazione ed è almeno un anno (quindi da primavera 2019) che è in previsione e lo si sta programmando – spiega Vignarca –  Come detto in precedenza non può essere assimilato alle usuali e regolari esercitazioni (anche congiunte) in ambito NATO portate avanti dallo US Army Europe ma ciò non toglie che pur se straordinaria si tratti comunque di una Esercitazione pianificata”.

Allora, perchè nel momento dell’epidemia non annullare l’intera operazione? Forse la NATO non vuole che il suo “show the flag” organizzato in pompa magna fallisca? Che figura farebbe agli occhi della Russia a cui probabilmente lo show era rivolto? Siamo forse inconsapevole scenario di una guerra di immagine?

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.