Ed alla fine andò come in tanti avevano temuto potesse andare. Come quanti avevano fatto suonare campanelli d’allarme, preoccupati da incessanti e massicce campagne di disinformazione, avevano preventivato. Ben peggio di come preannunciavano gli ultimi sondaggi, in modo completamente diverso da come sostenevano gli exit poll usciti 45 minuti dopo la chiusura dei seggi elettorali.

L’Europa ha un nuovo Orban. Robert Fico, l’ex premier slovacco dimessosi nel 2018 per una bruttissima vicenda riguardante il brutale assassinio del giornalista Ján Kuciak e della sua compagna la cui indagine – legata alla corruzione – lo lambì, crollato nei sondaggi, fondatore poi di SMER, questo nuovo partito che (tra le mille perplessità a Bruxelles) aderisce ancora al gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo, è il grande vincitore delle elezioni slovacche. Porta a casa quasi il 24% dei voti e al momento 42 seggi dei 150 del Parlamento di Bratislava. 59 anni, l’ex premier slovacco ha promesso di fermare gli aiuti militari all’Ucraina, ha criticato più volte le sanzioni rivolte alla Russia e ha fatto una campagna contro i diritti LGBTQ+.

Michal Šimečka, il bravo europeista convinto di PS, Slovacchia Progressista, liberale, membro di Renew Europe, tra gli attuali Vicepresidenti del Parlamento europeo, è il grande sconfitto specie rispetto agli exit poll che lo davano sopra il 20%: a scrutinio pressoché ultimato, porta a casa il 16,9% dei voti e solo 31 seggi. Peter Pellegrini,  leader dei socialdemocratici di Hlas, già primo ministro dal 2018 al 2020, è terzo con un ragguardevole 15% e ben 27 seggi. Sette in totale i partiti che entrano in parlamento: oltre ai tre sopra citati, i popolari e sulla carta europeisti di OL’aNO avrebbero 16 seggi, i cristiano democratici di KDH 13, i liberali di destra di SaS (gruppo dei conservatori ECR al Parlamento europeo, lo stesso della Meloni) 11 ed infine i conservatori di destra SNS (partito nazionale slovacco) ne avrebbero 10.

Certo, al momento la strada per portare Robert Fico alla guida della Slovacchia non è spianata, perché da solo non ha la maggioranza in parlamento e perché ora sarà costretto a fare i conti con una coperta che è abbastanza corta: se firmasse un’alleanza coi socialdemocratici di Hlas avrebbe la maggioranza ma taglierebbe i ponti con tutti gli altri partiti minori e sarebbe costretto a rivedere gran parte delle sue promesse elettorali, in particolare quella di togliere il sostegno all’Ucraina. Se al contrario decidesse di allearsi con la destra antioccidentale, questa sì che sarebbe una sorpresa per un partito che sulla carta è di sinistra ma non verrebbe meno alle sue promesse: è uno scenario questo che però molti commentatori sostengono non sia impossibile, tutt’altro. Ne verrebbe fuori una coalizione assai bizzarra, ma dal tristemente chiaro orientamento in politica internazionale.

Robert Fico in questi mesi, aiutato da forti campagne di disinformazione che più volte hanno attirato l’attenzione della Commissione Europea, ha cavalcato l’insoddisfazione del Paese per un governo di coalizione di centro-destra così litigioso da portare la Slovacchia alle elezioni anticipate. Nel corso della sua campagna elettorale, ha sottolineato spesso la preoccupazione per un aumento del numero di migranti che passano attraverso la Slovacchia verso l’Europa occidentale. Le opinioni di Fico riflettono sentimenti tradizionalmente vicini nei confronti della Russia nell’opinione pubblica slovacca, sentimenti particolarmente cresciuti sui social media e da questi alimentati. Si è anche impegnato a porre fine alle forniture militari all’Ucraina e a lottare per i colloqui di pace – una linea vicina a quella del leader ungherese, Viktor Orbán, ma respinta dall’Ucraina e dai suoi alleati, che dicono che incoraggerebbe solo la Russia.

Giornalista, genovese di nascita e toscano di adozione, romano dai tempi del referendum costituzionale del 2016, fondatore e poi a lungo direttore di Gay.it, è esperto di digitale e social media. È stato anche responsabile della comunicazione digitale del Partito Democratico e di Italia Viva