Gaia Tortora è una giornalista molto seria, estremamente sobria, attenta. La conosco soprattutto come conduttrice in Tv. Non cerca mai di stupirti, cerca solo di costringerti a stare alle cose, a rispettare i fatti. Personalmente la conosco molto poco, non so che tipo sia, professionalmente, è una delle migliori, anche se il suo stile è in controtendenza rispetto al gilettismo vincente.

Gaia Tortora è figlia di Enzo Tortora. Tra le sue doti c’è quella di non avere mai fatto per mestiere la figlia di Enzo Tortora. Preferisce essere Gaia e migliorare sempre le sue capacità di giornalista piuttosto che vendersi la memoria di famiglia.

L’altro giorno ha compiuto un atto che non assomiglia per niente all’immagine che ho di lei. Ha sbottato. Quando ha letto che Marco Travaglio sostiene che non c’è niente di male a mettere in prigione anche un po’ di innocenti, non ci ha visto più e ha fatto un tweet semplice semplice ma pieno di ragionevole ira: “mavaffanculo”.

Travaglio si è molto arrabbiato e le ha risposto citando diversi articoli del codice penale (che lui considera uno dei testi filosoficamente e culturalmente più alti della letteratura italiana) e spiegando che sono proprio le leggi del nostro Paese che impongono, giustamente, di mettere in prigione anche gli innocenti.

Allora è bene riprendere tutta la storia dall’inizio. Per due ragioni. Primo, per spiegare a Travaglio alcuni errori che commette per scarsa conoscenza del problema (e suggerirgli di abbandonare Davigo, come consigliere, e trovarne uno più preparato); secondo, per capire qual è la concezione politica di Travaglio, e il suo progetto di società futura, tenendo conto anche del fatto che in questi giorni, dopo le dimissioni di Di Maio, lui, di fatto, ha assunto in modo diretto la guida del Movimento Cinque Stelle.

La storia è questa. Il povero ministro Bonafede, quando una giornalista di RepubblicaAnnalisa Cuzzocrea – gli pone, assai gentilmente, durante la trasmissione “Otto e Mezzo”, una domanda sugli innocenti in prigione, risponde cadendo dalle nuvole: «Non ci sono innocenti in galera». La Cuzzocrea, sbalordita, gli fa notare che i dati ufficiali del ministero parlano di circa 1000 innocenti all’anno passati per la prigione. E lui – Bonafede – balbetta: «Ma questo è un altro discorso…». E poi cambia argomento e viene salvato dal gong.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.