Il Lazio si riscopre alla testa della classifica delle Regioni italiane. La promozione del territorio, le sue aziende, il turismo della regione di Roma è letteralmente esploso. Quasi a metà mandato, il Presidente della Regione, l’indipendente Francesco Rocca, ex presidente della Croce Rossa Internazionale eletto con il centrodestra, ha ristrutturato completamente il debito ereditato e rimesso a correre la Regione.

Presidente, a oltre due anni dall’inizio del suo mandato, che bilancio traccia per la Regione Lazio?
«Il bilancio è positivo. Abbiamo avviato una fase di discontinuità, puntando su efficienza amministrativa, investimenti strategici e trasparenza. Sui conti, abbiamo ereditato un debito di oltre 22 miliardi di euro. Nonostante questo, grazie a una gestione rigorosa, oggi possiamo vantare un avanzo di gestione nella sanità di circa 120 milioni di euro, segnale di un sistema che sta finalmente tornando in equilibrio. Le principali agenzie di rating ci premiano: Fitch ha confermato il rating BBB con outlook stabile, riconoscendo i progressi fatti sul piano della sostenibilità finanziaria. La Regione è tornata a essere un interlocutore credibile per cittadini, imprese e istituzioni. Abbiamo messo ordine nei conti, sbloccato risorse ferme da anni e avviato cantieri in settori chiave come infrastrutture, sanità, trasporti e digitalizzazione».

Quali strumenti concreti ha messo in campo la Regione per promuovere le aziende laziali sui mercati internazionali?
«Abbiamo potenziato Lazio Innova e rafforzato la rete di supporto alle imprese, in sinergia con ICE e Camere di Commercio. Pochi giorni fa, a Bruxelles, la Vicepresidente e Assessore allo Sviluppo Economico, Roberta Angelilli, ha presentato “Invest in Lazio”. Una nuova misura che, con una dotazione di 20 milioni di euro a fondo perduto, sostiene progetti di PMI italiane ed estere per la creazione o l’ampliamento di unità produttive nel Lazio. Inoltre, abbiamo finanziato missioni internazionali, fiere di settore, e programmi di export per PMI e startup. All’EXPO di Osaka, al di là delle polemiche da bar dello sport, tutte italiane, su cravatte e foulard, abbiamo portato 56 imprese, fatto decine di convegni e c’erano 4 ore di fila ogni giorno per visitare il nostro spazio. Il portale Lazio International è diventato un punto di riferimento. Non promuoviamo solo prodotti, ma un sistema integrato fatto di innovazione, cultura e territorio».

Secondo molti osservatori si sta delineando un vero e proprio “modello Lazio”: crescita economica, attrattività, qualità della vita. È d’accordo? E cosa lo caratterizza?
«L’obiettivo è quello. Il “modello Lazio” si basa su tre pilastri: visione strategica, programmazione e ascolto. Stiamo unendo rigore amministrativo a investimenti coraggiosi: rigenerazione urbana, industria green, filiere tecnologiche. Abbiamo attratto grandi player internazionali e rilanciato la vocazione turistica e culturale. Ma soprattutto, il nostro obiettivo è quello di rafforzare il patto di fiducia tra cittadini, imprese, istituzioni».

Sul fronte della sanità, i dati sembrano indicare un miglioramento sulle liste d’attesa. Quali politiche hanno inciso maggiormente in questo risultato?
«Abbiamo affrontato il problema con realismo. Niente slogan, ma azioni concrete: piano straordinario per le assunzioni, estensione degli orari delle prestazioni, maggiore coinvolgimento – e totale controllo da parte nostra – del privato accreditato. Abbiamo introdotto il monitoraggio digitale in tempo reale praticamente di ogni processo: dalle liste d’attesa, ai pronto soccorso, alle ambulanze ferme negli ospedali e così via. Ora l’obiettivo è migliorare la medicina del territorio, a partire dalle Case di Comunità: i primi risultati si vedono, ma non ci fermiamo qui».

In che modo sta funzionando la collaborazione istituzionale con il Comune di Roma e con il governo nazionale?
«Il dialogo è costante e costruttivo. Con il Comune di Roma lavoriamo fianco a fianco su mobilità, grandi eventi e sicurezza. Con il Governo c’è una sinergia forte, soprattutto per PNRR e fondi europei. Abbiamo dimostrato che, al di là delle appartenenze, si può lavorare insieme per il bene del territorio. Le istituzioni sono una cosa, la politica un’altra. E i cittadini vogliono risultati, non polemiche».

Qual è lo stato di avanzamento dei progetti finanziati dal PNRR e quali sono le priorità strategiche per i prossimi anni?
«Ad oggi oltre il 70% dei progetti è in fase avanzata o cantierata. Parliamo di interventi su ospedali, scuole, mobilità sostenibile, rigenerazione urbana e transizione digitale. La priorità ora è garantire tempi certi e qualità nell’esecuzione. Per i prossimi anni puntiamo su tre assi: innovazione tecnologica, infrastrutture materiali e immateriali, e formazione e valorizzazione delle persone».

Il Lazio è una regione composita, tra metropoli e aree interne. Come garantite sviluppo e servizi anche nei territori meno centrali?
«È una delle sfide più importanti, ho sempre detto che avrei lavorato per una regione meno “romanocentrica”. Roma è la nostra locomotiva e un immenso valore aggiunto, ma non deve essere un peso per le altre aree, mettendole in ombra completamente. Abbiamo stanziato fin da subito ingenti risorse per i piccoli Comuni della nostra Regione, soprattutto quelli delle aree interne, peraltro minacciati da spopolamento e crisi demografica. Si tratta di fondi interamente dedicati a trasporti locali, sanità territoriale, scuole e digitalizzazione. Vogliamo che un cittadino di Amatrice o di Formia abbia gli stessi diritti di uno di Roma. Il riequilibrio territoriale è una priorità politica, non solo tecnica. E poi abbiamo investito molto per infrastrutture e turismo, per far sì che tutto il Lazio sia connesso, competitivo e attrattivo, al di là di Roma, appunto».

Guardando al futuro, quale immagine del Lazio vorrebbe lasciare al termine della legislatura?
«Vorrei che il Lazio fosse percepito come una regione che ha rialzato la testa, che ha saputo modernizzarsi senza perdere la propria identità. Una regione competitiva, vicina ai bisogni dei cittadini e partner delle imprese. Capace di affrontare i problemi e di decidere, senza nascondersi o rinviare decisioni che poi si scaricano sulle generazioni successive. La prossima, sarà la legislatura del consolidamento di questi risultati, così da lasciare un Lazio di cui le persone possano essere orgogliose».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.