I giovani sono la parte migliore del Paese e lo sono sempre stati nei momenti più critici e drammatici della nostra storia. Penso ai giovani volontari dell’alluvione di Firenze, ai terremoti del Belice, dell’Irpinia e al recentissimo intervento di ragazzi meravigliosi ad Accumoli e Amatrice. Fino all’esperienza drammatica dell’epidemia dei giorni nostri dove giovani medici e infermieri sono stati spesso catapultati, da un giorno all’altro, in prima linea per combattere il Covid. Senza i giovani non sarebbe stato possibile uscire fuori da molte emergenze drammatiche e solo con i giovani ce la potremo fare anche adesso.
Alla luce dei nuovi dati di infezione da Coronavirus che coinvolgono molte ragazze e ragazzi, senza nessuna intenzione di creare ansie e paure e facendo tesoro dell’esperienza di inizio 2020, bisogna condividere con i giovani il percorso di attenzione per uscire dall’epidemia e lanciare loro un messaggio di complicità e consapevolezza. Del resto Pablo Picasso amava dire: «Ci si mette molto tempo per diventare giovani», intendendo, a mio avviso, che la giovinezza è un punto di approdo, energia, voglia di fare, futuro, cambiamento e costruzione.
E non c’è futuro senza la messa in sicurezza della salute anche dei nostri anziani sulle cui spalle tutti i giovani si alzano per guardare il domani. Dunque, le ragazze e i ragazzi hanno la responsabilità, rispettando le regole del distanziamento, del lavaggio delle mani e delle mascherine, di custodire la propria salute e quella dei propri cari. Ma possiamo fare di piú. Sarebbe interessante coinvolgere i giovani in percorsi di prevenzione e igiene per la riduzione di molti fattori di rischio per la salute privilegiando comportamenti virtuosi e per comunicare e istituire hotspot di assistenza territoriale.
Inoltre la cura della salute personale, di quella familiare e della collettività va di pari passo con il futuro lavorativo e di sviluppo economico.
E qui gli “adulti” devono essere attenti a non accumulare “debito cattivo”, solo con sussidi e non con investimento in formazione, istruzione e occupazione giovanile. È di qualche giorno fa il monito di Draghi che condivido e che penso debba essere la stella polare per le nostre politiche, a partire dai prossimi provvedimenti e dalla legge di bilancio.
Bisogna mettere al centro il lavoro dei giovani per far sì che il debito che stiamo accumulando come paesi europei a causa della pandemia sia “debito buono”. L’Europa mette a disposizione molte risorse dal Mes al Recovery fund. Preoccupiamoci non dei vincoli e dei controlli – credo che anche il confronto tra maggioranza e opposizione in Parlamento in Italia debba andare in tale direzione- ma concentriamoci sulle opportunità che le risorse portano con sé. Il nostro sistema Paese deve dimostrare, in primis a se stesso, ai suoi concittadini e poi alla Comunità europea, che intende risollevarsi, ponendo al centro crescita, istruzione, sanità e lavoro. E la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio «Sostegno all’occupazione giovanile – Un ponte verso il lavoro per la prossima generazione» dello scorso 1° luglio 2020 è stata anticipatrice anche dell’Accordo di Bruxelles sul Recovery Fund.
Tocca a noi presentare progetti all’altezza delle risorse europee e solo così potremmo coniugare debito buono e investimenti per il presente e il futuro dei giovani. In Senato la strada è già tracciata con l’approvazione di una mozione su occupazione giovanile votata da tutti i partiti, presentata da Italia Viva. Un grande piano di investimenti in digitale e di transizione in economia verde strettamente connesso ad un piano per la formazione e la valorizzazione delle competenze dei giovani; un vero sistema duale formazione/lavoro; inserimento nelle scuole della “cultura digitale”; misure di sostegno agli studenti universitari; opportunità dell’obbligatorietà del servizio civile; rafforzamento degli Its e dei” vocational master” ; sostegno ai giovani professionisti e ai ricercatori, sono alcune delle misure previste dal documento votato. Ora bisogna realizzare questo programma attraverso condivisione e complicità con i giovani per un “patto sul futuro” fatto di salute, formazione e lavoro.

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Sono laureata in Filosofia che è la mia passione. Napoletana, ma ormai vivo a Roma da venticinque anni. Sono stata responsabile nazionale donne della Cisl, con impegni anche internazionali. Nel mio ruolo politico e istituzionale mi sono occupata in particolare di formazione, disabilità, povertà, politiche attive e lavoro digitale.