“Quando vedrete questo video, sarò già morto in questo fiume”. E così è stato. Mohammad Moradi si è gettato nel fiume Rodano, in Francia. È l’atto di protesta, la denuncia più clamorosa, il sacrificio più estremo tra tutte le manifestazioni di solidarietà al popolo che da oltre 100 giorni sta scendendo in piazza in Iran, dopo la morte della 22enne Mahsa Amini lo scorso settembre, affrontando la violenta repressione delle autorità.

Moradi aveva 38 anni, era iraniano e si è gettato nel fiume Rodano venerdì scorso, a Lione, in Francia. Finora all’estero avevano avuto larga risonanza e condivisione i gesti di scherno e ribellione verso le autorità iraniane: erano diventati virali i tagli di ciocche di capelli, gli incendi degli hijab, lo schiaffo ai turbanti dei religiosi per strada. Niente di così estremo e plateale neanche ai Mondiali di calcio in Qatar dove pure la protesta iraniana era stata a tratti protagonista tra campo e spalti. La vicenda è raccontata da Euronews.

Il 38enne, che viveva con la moglie da tre anni a Lione, ha registrato un video con le sue ultime parole e lo ha pubblicato sui social prima di togliersi la vita. “Non è un suicidio per problemi personali, si tratta di un gesto per attirare l’attenzione degli europei e degli occidentali su ciò che sta avvenendo in Iran”, ha spiegato Moradi prima di scandire lo slogan delle manifestazioni che da mesi infiammano il Paese. “Donne, vita libertà”.

Niente da fare per lui quando sono intervenuti i sommozzatori che hanno recuperato il corpo e hanno provato a rianimarlo. L’uomo in Francia studiava storia all’università e lavorava in un ristorante. “Ora nel mio Paese c’è un movimento molto grande contro la violenza del governo. Abbiamo un regime islamico che cerca di trapanare le cose nella testa delle persone. La polizia attacca i manifestanti molto violentemente durante le proteste. Purtroppo, abbiamo perso molte giovani figlie, figli, adolescenti e persino bambini. Dobbiamo fare qualcosa“.

Cittadini iraniani espatriati e francesi si sono radunati ieri al ponte Gallieni, tra il settimo e il secondo arrondissement, dove l’uomo si sarebbe gettato per togliersi la vita, per una commemorazione. “Mohammad Moradi si è ucciso per far sentire la voce della rivoluzione in Iran. La nostra voce non è trasmessa dai media occidentali. Il suo cuore batteva per l’Iran, non poteva più sopportare il regime”, ha commentato al Guardian Timothee Amini, iraniano della comunità locale.

 


A oltre 100 giorni dall’esplosione delle proteste, non si placano le manifestazioni in Iran. Secondo l’agenzia di stampa per i diritti umani (HRANA) oltre 500 manifestanti sono stati uccisi, tra cui 69 minori, dall’esplosione delle proteste. Due ragazzi sono stati giustiziati e altri 26 sono in attesa di esecuzione. Proprio oggi il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha convocato l’ambasciatore iraniano in Italia mentre secondo BBC Persia un giovane di 17 anni, Mehrdad Malek sarebbe stato ucciso lo scorso 5 dicembre da agenti di polizia ad Ardaq, nella provincia di Qazvin.

Mahsa Amini aveva 22 anni. A metà settembre era stata fermata in un parco di Teheran perché indossava in maniera non corretta il velo, l’hijab obbligatorio per tutte le donne in Iran. Sarebbe morta nelle ore successive, mentre si trovava in stato di detenzione. Per le autorità a causa di un malore improvviso, per la famiglia a causa di maltrattamenti. Le manifestazioni sono esplose nel Kurdistan iraniano, regione di origine della 22enne e si sono via via estese in tutto il Paese.

Da ieri a fare il giro del mondo sono le immagini di Sara Khadim al-Sharia, che ai campionati del mondo di scacchi in corso in Kazakistan avrebbe gareggiato senza hijab, infrangendo la regola che vuole le donne iraniane velate anche all’estero. La giocatrice è la prima scacchista iraniana, è riuscita a vincere il titolo di maestra internazionale di scacchi all’84mo Congresso mondiale di scacchi all’età di 18 anni. Una vicenda che ricorda quella della scalatrice Elnaz Rekabi, che aveva gareggiato in una competizione internazionale all’estero senza velo: al suo ritorno, secondo IranWire la sua casa era stata rasa al suolo.

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