Quattro giorni di proteste in Israele per chiedere al governo guidato da Benjamin Netanyahu di fermare la guerra nella Striscia di Gaza, trovare un accordo con Hamas per la liberazione degli ostaggi catturati lo scorso 7 ottobre 2023 e anticipare le elezioni politiche di circa due anni. Dopo la manifestazione che ha visto domenica 31 marzo decine di migliaia di israeliani affollare il centro di Gerusalemme, in quella che è stata ribattezzata come la più grande protesta anti-governo dall’inizio della guerra, non si fermano le proteste che andranno avanti per altri tre giorni in tutto il Paese.

Anche oggi, nel secondo giorno di mobilitazione, sono migliaia le persone in piazza a Gerusalemme, con oltre cento tende piazzate di fronte alla Knesset, il palazzo del parlamento israeliano. I manifestanti incolpano Netanyahu, che verrà dimesso domani pomeriggio dopo l’operazione all’ernia, per i fallimenti del 7 ottobre e affermano che le profonde divisioni politiche sul suo tentativo di revisione giudiziaria dello scorso anno hanno indebolito Israele prima dell’attacco. Altri lo accusano di danneggiare i rapporti con gli Stati Uniti, il più importante alleato di Israele.

Famiglie Ostaggi: “Tornate con accordo”

Il Forum delle famiglie degli ostaggi israeliani finiti nelle mani di Hamas lo scorso 7 ottobre, rivolgono un nuovo appello al premier, invitandolo a trovare un accordo nei negoziati in corso. “Signor Primo Ministro – è scritto nell’appello – noi famiglie degli ostaggi parliamo a nome di tutti i cittadini israeliani e del popolo ebraico che comprendono che il riscatto dei prigionieri è sacro. Ti chiediamo: istruisci la squadra negoziale a non tornare senza un accordo. Concedete agli ostaggi assassinati l’onore di una degna sepoltura sul suolo israeliano. Noi siamo con te!”.

Stoppata al Jazeera in Israele

Intanto il parlamento israeliano ha approvato una legge, sostenuta dal premier  Netanyahu, che consente al governo di bloccare le trasmissioni della tv del Qatar al Jazeera, in Israele a causa della copertura durante la guerra di Gaza. La legge ha ricevuto 71 voti favorevoli e 10 contrari. Lo riportano i media istraeliani. La legge consente al ministro delle Comunicazioni, con l’approvazione del premier, di ordinare la cessazione delle trasmissioni di un canale straniero in Israele qualora il primo ministro ritenga che i suoi contenuti mettano a rischio direttamente la sicurezza del paese. La legge prevede che la decisione richiede una approvazione da parte del consiglio di sicurezza o del governo.

Redazione

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