È ormai chiaro che il problema non sono tanto le dittature quanto le democrazie. Le prime, politiche o religiose che siano, fanno il loro onesto mestiere di miscelare propaganda e repressione. Le democrazie invece vacillano, sbandano, dimostrano sempre più di non credere in se stesse. Le loro carte fondanti vengono ridotte al rango di carte declamanti. I loro valori sono elusi o irrisi dagli stessi che ne beneficiano, vivendo comodamente dentro gli ampi confini delle libertà. Ne hanno discusso ieri sul Riformista Alessandro Barbano e Massimo Adinolfi. In Italia il partito filorusso è sempre meno nascosto, e fioccano testi scolastici che sembrano ispirati dal Cremlino.

È il tempo di un antisemitismo latente che nella guerra in corso trova solo un pretesto, il tempo di Gaza sventolata sulle bandiere non per questioni umanitarie (sarebbe sacrosanto) ma per questioni ideologiche. Ma è il tempo anche di una nuova Pastorale Americana che aggiorna e peggiora quella di Roth. Gli Usa si baloccano con il debito di Donald Trump: deve pagare alla giustizia 454 milioni di dollari o anticiparne solo 175? Così scompare la questione-chiave, un candidato alla Casa Bianca che fu ispiratore dell’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021, in cui morirono 5 persone. Fu una ferita profonda e ancora viva in chiunque creda nella democrazia. Non solo per la gravità della violenza, ma soprattutto per la sua semplicità. Il presupposto di quell’attacco era che le elezioni americane fossero state falsificate. Non vi era nessuna prova, ma una prova non serviva. Come nel film Joker, tutto ciò che è istituzione è anche cospirazione.

Il sistema democratico

La democrazia oggi è malata perché impopolare. Per questo è proprio oggi il momento di raccontare cos’è la democrazia ai tantissimi che lo hanno dimenticato, o non lo hanno mai saputo. La democrazia è quel sistema, imperfetto per definizione, dove al centro della vita di tutti ci sono la libertà di parola, di opinione, di stampa, di religione, di impresa. È il sistema delle tante voci che sembrano confuse e stridule perché non sono mai una voce sola, dove i poteri si bilanciano e si limitano fra di loro, e quando ciò non accade intervengono le libertà di cui sopra per denunciarlo e per questa via raddrizzare la vita pubblica. La democrazia coincide con lo Stato di diritto, il luogo dove la forza coercitiva del potere deve operare all’interno di norme ben precise, che prevedono anche i modi per punire ogni abuso.

La democrazia è il posto della Storia dove fino a pochi anni fa in America vigeva l’apartheid e oggi c’è una sollevazione ampia e accesa di fronte ad ogni abuso contro un nero. È il posto dove in Italia fino a pochi anni fa l’inferiorità delle donne, nel lavoro e nella famiglia, era sancita dalle leggi, ed oggi c’è una sollevazione ampia e accesa se anche solo uno slogan pubblicitario sa di discriminazione contro le donne. La democrazia protegge i bambini, tutela i sindacati dei lavoratori e aiuta i più poveri, e se non lo fa bene prevede la strada per mettere se stessa in mora. Dentro la democrazia ci sono persone che votano, e se occorre protestano pacificamente.

Il patrimonio dilapidato

Fuori dalla democrazia ci sono candidati unici, coercizione e capibastone che aizzano le persone a non accettare il voto e a protestare attaccando in armi le istituzioni. Nella democrazia ci sono le diverse idee politiche in competizione e la partecipazione dei cittadini. Fuori dalla democrazia dominano i fascismi e i comunismi, dove nessuno può dire cose diverse dal potere e la violenza è metodo di governo, e ci sono le teocrazie, dove nessuno può credere in valori diversi da quelli ufficiali e le donne non hanno neppure il diritto di camminare per strada da sole.
“La peggiore democrazia è migliore della migliore dittatura”, diceva Sandro Pertini. Era un ragazzo degli anni ‘40 che aveva visto ragazzi come lui, anche americani, morire per la libertà. Questo patrimonio lo abbiamo dilapidato. Forse abbiamo ancora un po’ di tempo per rimediare, oggi che sembra scolorito anche il più elementare legame fra la libertà e il senso del dovere e del sacrificio. “Mamma, con quale animo hai potuto fare questo?”, scriveva sempre Pertini nel 1933, dal carcere di Pianosa, alla madre che aveva chiesto per lui la grazia. Oggi, per tantissimi, Aleksej Naval’nyi non è un Pertini del nostro tempo ma solo il bersaglio di un crescente delirio.

Sergio Talamo

Autore