Esiste un caso plausibile secondo cui Israele possa usare la fame come un’arma di guerra a Gaza: è uno degli scenari delineati da Volker Turk, alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. Circostanze che, se fossero confermate e riconosciute da un tribunale internazionale, potrebbero rientrare all’interno di un quadro di un vero e proprio crimine di guerra.

Un’ipotesi che fa il paio con tutti coloro che stanno ponendo l’attenzione su come la catastrofe umanitaria si stia via via trasformando in una «carestia generata dall’azione umana», puntando il dito contro le autorità israeliane a cui continua a essere rivolta la richiesta di consentire forniture maggiori e adeguate di aiuti umanitari sempre più urgenti.

L’amministrazione di Gaza

Sullo sfondo l’Autorità nazionale palestinese ha annunciato la formazione di un nuovo gabinetto mentre vengono ancora affrontate le pressioni internazionali per le riforme. Il presidente Mahmoud Abbas ha dato comunicazione del nuovo governo attraverso un decreto presidenziale. Nessuno dei ministri entranti è una figura nota. Abbas ha scelto Mohammad Mustafa come primo ministro all’inizio di questo mese.

Mustafa, consigliere di lunga data ed economista politicamente indipendente istruito negli Usa, aveva garantito l’intenzione di formare un governo tecnocratico e di creare un fondo fiduciario indipendente per contribuire alla ricostruzione di Gaza. Dal loro canto gli Stati Uniti hanno chiesto che un’Autorità palestinese rinnovata amministri Gaza nel post-guerra, in vista di un’eventuale statalizzazione.

Redazione

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