Provare a capire se oltre al militare della guardia di finanza ci sia un vero e proprio sistema dietro l’indagine sul presunto dossieraggio negli uffici della Direzione Nazionale Antimafia aperta dalla Procura di Perugia, guidata da Raffaele Cantone, ai danni di politici, manager e personaggi dello spettacolo. Una indagine nata dalla denuncia dell’attuale ministro della Difesa Guido Crosetto sulla diffusione prima, e, in alcuni casi, pubblicazione sui media poi, di informazioni riservate. Capire chi chiedeva ricerche dettagliate e perché, alimentando di fatto un vero e proprio mercato di informazioni riservate.

Indagini che hanno visto l’attuale procuratore capo, Giovanni Melillo, consegnare alla procura di Roma (i fascicoli sono poi passati all’ufficio inquirente di Perugia per approfondire eventuali responsabilità dei pm capitolini) tutti gli accessi ritenuti anomali effettuati dal finanziere indagato. Il maresciallo delle fiamme gialle era assegnato a un gruppo di lavoro che si occupava delle segnalazioni di transazioni finanziarie sospette con gli accessi finiti sotto i riflettori dei magistrati del capoluogo umbro che sarebbero stati effettuati non solo dagli uffici della Dna a Roma ma anche da quelli della Guardia di Finanza.

Così come sottolinea Repubblica, le Sos (Segnalazioni di operazioni sospette) inviate, in base al profilo del soggetto in questione, da Banca d’Italia alla Dna, alla Finanza, alla Dia (Direzione Investigativa Antimafia) e ai Servizi segreti, potevano essere visionate solo dagli uffici in questione. Quelli della Direzione Nazionale Antimafia riguardavano solo profili  già presenti nell’archivio dell’Antimafia. Ecco perché il finanziere indagato talvolta ha consultato i fascicoli fuori dagli uffici di via Giulia.

Il militare al momento ha negato qualsiasi attività di dossieraggio motivando le ‘operazioni’, che avvenivano senza alcuna richiesta scritta, come attività “di impulso”, ovvero  in coordinamento con il magistrato competente (in Dna Antonio Laudati). In quest’ottica il procuratore capo Giovanni Melillo, poco dopo il suo insediamento avvenuto oltre un anno fa, ha voluto cambiare l’organizzazione dell’ufficio: tutto adesso viene tracciato e dietro ogni interrogazione alla banca dati ci deve essere una richiesta motivata per iscritto, anche per quanto riguarda le richieste fatte a voce per questioni di velocità.

Nel mirino della procura di Perugia non solo le Sos ma anche banche date fiscali da cui si estraggono dati sensibili. Negli ultimi anni fughe di notizie simili hanno riguardato oltre Crosetto anche gli ex premier Matteo Renzi e Giuseppe Conte oltre al portavoce di quest’ultimo Rocco Casalino. Ma anche atleti, personaggi dello spettacolo e manager.

 

Redazione

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