Chi ha usato l'antiriciclaggio per fare killeraggio politico?
KILLEROPOLI: da Perugia l’inchiesta sul dossieraggio politico partita da una denuncia di Guido Crosetto | Chi ha usato l’antiriciclaggio per fare killeraggio politico?
La chiameremo “killeropoli“. Chi ha usato in questi anni i sacrosanti ma delicatissimi strumenti dell’antiriciclaggio per fare dossieraggio politico? Chi e cosa ci stava dietro quella mole incredibile di accessi alla banca dati delle “Sos“ (acronimo di segnalazione di operazione sospetta) da parte di un ufficiale della Guardia di Finanza che si muoveva dietro lo scudo della Direzione Nazionale Antimafia? A quale titolo questo ufficiale accedeva alla banca dati per controllare i movimenti bancari di un centinaio di esponenti delle Istituzioni, personaggi più o meno famosi? E che fine faceva l’esito di tali accertamenti? Con che finalità in alcuni casi venivano passate alla stampa? Di quanti casi stiamo parlando? L’ufficiale si muoveva davvero in solitario? A rispondere a queste domande ci sta pensando la Procura della Repubblica di Perugia, con un’indagine condotta in prima persona dal Procuratore Capo, Raffaele Cantone.
Ma facciamo un passo indietro. Tutto nasce quando in autunno il quotidiano Il Domani svela in un articolo che l’attuale Ministro della Difesa, Guido Crosetto, aveva percepito da Leonardo, la società italiana attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza, compensi per 2 milioni di euro per le sue attività di consulente e intermediario, attraverso le società di cui faceva parte prima di essere nominato ministro. L’informazione che aveva dato origine all’articolo del Domani non era fatta in un momento a caso: erano i giorni di scelta della nuova squadra di governo e l’obiettivo era quello di mettere in difficoltà il più papabile tra gli esponenti della maggioranza come Ministro della Difesa, prefigurando un conflitto di interessi.
Dopo la denuncia di Guido Crosetto, è venuto fuori che ad aver fatto accesso alla banca dati delle Sos per scoprire eventuali anomalie sul conto del politico di Fratelli d’Italia era stato per l’appunto un ufficiale della Guardia di Finanza in servizio presso la Direzione Nazionale Antimafia che, insieme al Comando Generale della stessa Guardia di Finanza, è l’unica autorità che può vagliarle, dopo che sono state elaborate dall’Uif, l’Unità di Informazioni Finanziaria costituita presso la Banca d’Italia. E si è scoperto che quello stesso ufficiale delle Fiamme Gialle aveva fatto almeno un altro centinaio di accessi, su nominativi in molti casi considerati “sensibili” per i nomi delle persone coinvolte: politici, uomini delle istituzioni, capitani d’industria e chissà chi altro.
L’ufficiale è stato perquisito ed interrogato e in tale occasione ha dichiarato che era una pratica abituale da parte della sezione in cui era inquadrato, che al tempo era coordinata dal sostituto procuratore Antonio Laudati, attualmente sostituito – una volta scoperto il tutto – da un collegio di altri tre magistrati. L’inchiesta è quindi stata spostata a Perugia, per il possibile coinvolgimento (anche come parte lesa) di magistrati in servizio a Roma, e per la sua estrema delicatezza presa in carico direttamente dal Procuratore Capo Raffaele Cantone. Il reato contestato è l’accesso abusivo ai sistemi informatici, dal momento che gli accessi alla banca dati delle Sos non venivano fatte in seguito a richieste specifiche delle Procure distrettuali né sfociavano in richieste di istruttoria da parte della Dna alle procure locali, come normalmente accade.
Le segnalazioni di operazione sospette, elaborate dall’Uif, sono per loro natura “neutre“. Si tratta infatti di anomalie nella vita finanziaria di una persona, di operazioni apparentemente sospette, di somme ricevute o inviate che sono anomale rispetto allo storico di un conto corrente: potrebbe ovviamente trattarsi di attività illecite ma più spesso sono frutto del lavoro di una persona e quindi assolutamente legittime e lecite. Contengono sempre e comunque dati sensibilissimi per la privacy delle persone, che non dovrebbero certamente essere visualizzate dalle autorità senza averne motivo e che tanto meno devono finire nelle mani di giornalisti.
La domanda su “killeropoli” quindi è quella di partenza: quali ricerche sulla banca dati sono state fatte? A che titolo? Chi c’era dietro l’ufficiale della Guardia di Finanza e la sua attività di dossieraggio? In alcuni casi più che di dossieraggio si deve parlare di killeraggio? Perché in questi anni nessuno se ne è accorto e si è posto il problema, quando dati sensibilissimi di politici sono finite sulle prime pagine dei giornali? Due sono le vicende che vengono subito alla mente e che riguardano la stessa persona: Matteo Renzi. Nella prima vicenda, risalente al dicembre 2019, venne fuori un prestito “ponte”, della durata di qualche mese, fatto al Senatore di Italia Viva da un suo amico imprenditore per l’acquisto della sua ultima casa, mentre della precedente doveva ancora essere finalizzato l’acquisto. Nella seconda, il tristemente “famoso” conto corrente del Senatore, che fu pubblicato sulla prima pagina del Fatto Quotidiano. In entrambe le vicende Renzi presentò formali querele che sfociarono in un nulla di fatto e ne parlo a lungo nel libro “Il Mostro.
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