Medio Oriente
La delicata fase di transizione del Libano. Italia alla guida di Unifil: enorme dubbio strategico nel Sud

Naqoura, Libano
Il Libano rimane il fronte-ombra della guerra tra Iran e Israele. Hezbollah, fino a questo momento, non ha partecipato alla vendetta di Teheran contro i missili israeliani e delle forze statunitensi. Ma mentre si valuta ancora la possibilità che esploda questo fronte, il punto interrogativo riguarda ora anche il destino del Paese dei Cedri, dove si vive la delicata fase di transizione in cui Beirut cerca di riprendere il pieno controllo del sud del Libano, per decenni santuario di Hezbollah.
L’operazione di Beirut è complessa. Uomini, armi e mezzi non sono adeguati alla quantità del lavoro da svolgere a sud del fiume Litani. Il Partito di Dio per anni ha costruito in questa regione avamposti, lanciarazzi e tunnel. Ed è anche per questo che la missione di Unifil assume un ruolo fondamentale. Da quando è scattato il cessate il fuoco tra Hezbollah e Israel defense forces, i caschi blu hanno ripreso a operare a pieno ritmo per sostenere il governo centrale nel ridispiegarsi nel sud. Ma la sfida ora coinvolge anche le tensioni tra Israele, che ha ancora cinque avamposti oltre la Blue Line, e l’Iran, dominus di Hezbollah.
Per le forze delle Nazioni Unite è un momento decisivo. E in questo frangente, il passaggio di consegne tra il generale spagnolo, Aroldo Lazaro, e il generale Diodato Abagnara, consente anche all’Italia di assumere un ruolo decisivo anche dal punto di vista politico. “Stabilità e pace” ha detto Abagnara, “con una rinnovata collaborazione tra caschi blu e forze armate libanesi, che sono il partner fondamentale di Unifil”. Queste le parole d’ordine del nuovo comandante della missione Onu. E ora per le forze delle Nazioni Unite si tratta di un momento cruciale. Evitato, per ora, che l’incendio tra Iran e Israele innescasse anche il Libano meridionale, Beirut continua a inviare segnali positivi. Le truppe regolari fanno il possibile per controllare il territorio e manifestare la presenza dello Stato. Hezbollah ha subito colpi durissimi da parte dell’esercito israeliano.
Il taglio dei rifornimenti dall’Iran, a cui ha contribuito non solo la crisi di Teheran ma anche la caduta di Bashar al Assad in Siria, ha spezzato un vero e proprio cordone ombelicale per l’organizzazione di Naim Qassem. E l’arrivo di Joseph Aoun alla presidenza e di Salam alla guida del governo ha rafforzato l’autorità dello Stato rispetto al periodo in cui il movimento sciita rappresentava uno Stato nello Stato. Il sud del Libano però rimane un enorme dubbio strategico, con un’immensa distesa di villaggi distrutti e gli sfollati che non possono tornare né ricostruire. Un vuoto umano oltre che sociale ed economico in cui per ora Hezbollah è visibile nelle bandiere sulle strade e nei volti dei “martiri” su ogni angolo dei villaggi rasi al suolo o delle strade principali. Ma in cui il Partito di Dio può risvegliarsi anche fomentando la povertà e la rabbia di alcuni segmenti della popolazione.
Per evitare che l’abisso si riapra, Unifil deve garantire che sia Beirut l’unica forza a controllare quella regione al confine di Israele. Perché è anche da qui che si evita il rischio di un nuovo conflitto. Abagnara ha ribadito anche ieri la volontà di coordinarsi con tutte le parti, quindi anche con lo Stato ebraico, per mantenere il cessate il fuoco e rispettare il mandato della risoluzione 1701 delle Nazioni Unite. E per il generale italiano, questo significa anche avere sulle spalle una responsabilità rilevante in un contesto in cui sia il premier israeliano Benjamin Netanyahu che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, non hanno mai mostrato grande affinità col Palazzo di Vetro.
E sulla stampa libanese e quella israeliana sono apparsi, soprattutto nelle ultime settimane, indiscrezioni sul pressing di Israele per convincere gli Usa a boicottare il rinnovo del mandato. Ipotesi smentite dal portavoce della missione, Andrea Tenenti, che considera tutto questo come parte di una strategia negoziale. Ma è il segnale di come a fine agosto, quando si dovrà affrontare di nuovo la scelta se rinnovare o meno la missione dei caschi blu, potrebbero esserci nuovi punti da mettere all’ordine del giorno. Anche perché convincere Trump non è semplice. E The Donald è apparso ben poco allineato all’Onu e molto più affine alle posizioni di “Bibi”. Che per il Palazzo di Vetro deve ritirare le sue Idf dal Libano il prima possibile.
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