Da quando la “fragilità” è una “forza”? L’ossimoro è una scoperta di questi due anni di pandemia. Abbiamo visto che siamo “fragili”: un virus ha messo in ginocchio il pianeta, ogni società, l’economia e l’orgoglio nella scienza è stato messo pesantemente in crisi. Però allo stesso tempo abbiamo scoperto che se siamo uniti, si sconfigge il virus. Gli scienziati hanno collaborato come non mai per arrivare in tempi rapidissimi a un vaccino. E la coesione sociale, cioé la risposta alle indicazioni dei governi, ci ha consentito di trovare una strada per uscire dal tunnel. Il libro di mons. Vincenzo Paglia sviluppa le molteplici dimensioni dell’ossimoro, fornendo preziose indicazioni su come proseguire su questa strada. Infatti il punto vero è tutto qui: finita l’emergenza, non dobbiamo dimenticare l’esperienza vissuta, e anzi cerchiamo di farne tesoro per ridisegnare l’insieme del vivere civile.

La fragilità è la vera forza. Solo se sappiamo di essere tutti collegati tra di noi e fragili (perché comunque mortali), possiamo trovare nella solidarietà e nel dialogo gli strumenti per un nuovo modo di vivere insieme. A pag. 44 del libro, in proposito, il lettore trova una folgorante considerazione: «Coloro che si credono forti sono facilmente arroganti, litigiosi, sino ad essere dittatori sugli altri, soprattutto se deboli». Ne vediamo l’attuazione in queste settimane, in Europa, nello scenario geopolitico segnato da prove muscolari ed esercitazioni belliche. Come se la pandemia non ci fosse mai stata ed anzi fosse scomparsa. Come se il mondo non fosse cambiato sotto i nostri occhi. Ma davvero è possibile continuare a giocare alla guerra, alla volontà di potenza, alla visione economica della vita e delle relazioni? Il libro, maneggevole, immediato, sintetico quanto basta, si esprime nettamente a favore della solidarietà, anzi, meglio, della fraternità, cioè a favore di una visione umanista per riscoprire l’importanza di una maggiore equità e una maggiore giustizia.

Per questo, nella carrellata dei problemi, oltre alla salute, mons. Paglia dedica un significativo ed eloquente paragrafo alle carceri, di cui qui accanto si possono leggere le parti principali. Perché l’umanità si difende solo aprendosi alla vulnerabilità. Da cosa si difende? Soprattutto da se stessa cioè dobbiamo allontanare la tendenza a scartare le persone considerandole inutili, deboli, economicamente inefficienti. Difendiamoci dalla tendenza di dividere il mondo in “amici” e “nemici”. I confini non ci sono, ci ha detto il virus. Non rimettiamoli in azione, tanto non serve. Tutte le persone sono importanti; evitiamo la tentazione di scartare i deboli, di andare verso una società eutanasica che con la scusa dell’ideologia della libertà di scelta pratica l’ingiustizia e la selezione più brutali. Perdono e giustizia, solidarietà e fraternità, fragilità e forza: sono gli ossimori destinati a indicare la strada per un mondo nuovo. Se lo vogliamo, il mondo che dovrà iniziare sarà sotto il segno del “Noi”. Basta volerlo, e la strada tracciata da mons. Paglia non è impossibile, non è per iniziati, non è per i migliori o per i santi. È per tutti. Basta volerlo.

Vincenzo Paglia, La forza della fragilità, Roma-Bari, Laterza, pag. 144, euro 15. In libreria dal 17 febbraio

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Giornalista e saggista specializzato su temi etici, politici, religiosi, vive e lavora a Roma. Ha pubblicato, tra l’altro, Geopolitica della Chiesa cattolica (Laterza 2006), Ratzinger per non credenti (Laterza 2007), Preti sul lettino (Giunti, 2010), 7 Regole per una parrocchia felice (Edb 2016).