Il Partito Popolare Europeo è impegnato – si guardi a Ursula von der Leyen o alla Germania di Friedrich Merz – nel progetto di rafforzamento della difesa europea. Il vertice di Londra lo conferma, la risposta a Trump che proviene dal Ppe, dopo lo spartiacque della rottura della Casa Bianca con Zelensky, è piuttosto dura.

I due volti europei del Ppe, Forza Italia e Noi Moderati, si trovano nella non facile coabitazione con un trumpiano duro e puro come Matteo Salvini e con Fratelli d’Italia che – malgrado l’abilità riconosciuta di Giorgia Meloni – con Trump ha sottoscritto un patto di ferro. E se Antonio Tajani deve in questi giorni fare appello a tutte le sue doti diplomatiche – lui che guida la diplomazia italiana – per non rispondere a Salvini come forse vorrebbe, ad avere maggiore libertà di parola è senz’altro Maurizio Lupi, il leader di Noi Moderati. Ieri ha esposto sull’Ucraina un punto di vista da europeista convinto, che vogliamo provare a rileggere partendo dal fondo, dall’ultima alla prima riga: «Non si deve rincorrere Trump sempre. Dialogare non vuol dire assecondare». E quindi: «Rafforzare l’Europa significa anche poter dialogare con gli Stati Uniti con una visione e con una identità chiara e forte, perché è giusto costruire ponti tra le due sponde dell’Atlantico».

Ne consegue, per Lupi, che Meloni sta facendo bene a tracciare un percorso italiano in appoggio a Zelensky senza rinunciare alla mediazione tra il summit di Londra e la rissa dello Studio Ovale: «Sosteniamo con convinzione la linea del governo sull’Ucraina». La posizione di Noi Moderati è stata evidenziata in particolare nel convegno con Maurizio Molinari, la settimana scorsa, al Senato. Mariastella Gelmini, Giusy Versace e Mara Carfagna, con l’iniziativa di Centro Popolare avevano chiarito senza esitazioni la linea europeista, anche sulla necessità di ricorrere in tempi rapidi a un modello di difesa europeo.

E ieri Carfagna lo ha ribadito: «Finalmente la prospettiva di cui abbiamo parlato per decenni di un coordinamento europeo per la difesa sembra essere possibile. È necessario coltivarla mettendo da parte interessi particolari e voglia di protagonismo, perché è evidente che il futuro rapporto con l’alleato americano dipende dalla nostra capacità di attrezzarci anche in questo senso. Chi rilancia il pacifismo ideologico e chiede un’Europa disarmata non lavora né per l’Italia né per l’Unione, ma per chi, in prospettiva, può avere la tentazione di aggredirle». L’Europa e la difesa europea al centro, per i centristi della maggioranza. Tutta da trovare, a quanto pare, la sintesi con l’alleato leghista.

Avatar photo

Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.