Alexei Navalny, avvocato e oppositore politico russo, è responsabile di “frode, ovvero ha rubato la proprietà di altre persone con l’inganno e violato la fiducia”, ha detto il giudice, Margarita Kotova, durante la lettura della sentenza. Il leader dell’opposizione russa Alexei Navalny è stato dichiarato colpevole anche di oltraggio alla Corte. Lo ha reso noto il tribunale russo.

Per il tribunale il dissidente è responsabile di quattro casi di ‘frode su larga scala’ e successivamente, secondo la Interfax, la corte si pronuncerà sulle accuse di oltraggio che pesano nei suoi confronti. La scorsa settimana, parlando di pericolosità del dissidente, la Procura ha chiesto la condanna a 13 anni di carcere con una sanzione da 1,2 milioni di rubli, l’equivalente di circa 9.500 euro.

Navalny è detenuto dal suo rientro in Russia nel gennaio dello scorso anno. Allora era stato condannato a scontare una pena di due anni e mezzo di reclusione, con l’accusa di frode, pronunciata nel 2014. L’udienza si è tenuta nel carcere di Pokrov, a pochi chilometri da Mosca, dove Navalny è detenuto da circa un anno.

L’oppositore, politico, avvocato ha 46 anni. È diventato noto negli ultimi anni come il principale avversario del presidente russo Vladimir Putin. È stato anche Segretario del Partito del Progresso e presidente della Coalizione Democratica. Navalny ha denunciato a partire dagli anni 2000, attraverso i suoi blog, la corruzione dell’amministrazione e dell’ologarchia russa.

Per le sue inchieste è stato denunciato, attaccato e arrestato in diverse occasioni. Un suo documentario, sulla ricchezza presuntamente illecita dell’ex premier Dmitriy Medvedev ha raggiunto un pubblico di 21 milioni di utenti.

La prima condanna, a 5 anni con la condizionale, nel 2013, per un caso di appropriazione indebita che avrebbe danneggiato l’azienda di stato Kirovles. Nello stesso anno la candidatura a sindaco di Mosca: prende il 27%. Nel 2015 raccoglie il testimone del principale avversario di Putin, Boris Nemtsov, con il quale guidava la Coalizione Democratica, assassinato nel 2015. Le condanne e gli arresti, causate spesso per l’organizzazione di manifestazioni di protesta, gli hanno negato la candidatura alle presidenziali del 2018.

Rischia di perdere la vista dopo un’aggressione con sostanze chimiche nel 2017. L’ultimo arresto nel dicembre 2019 dopo la denuncia del sequestro del giovane attivista russo Ruslan Shaveddinov. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito che gli arresti ai suoi danni tra il 2012 e il 2014 erano pretesti politici in violazione ai diritti umani.

Ad agosto 2020 è stato avvelenato con un agente nervino, il Novichok, mentre era in volo per Mosca. I sospetti caddero subito sul governo russo. Fu a Berlino per curarsi. In questo periodo, quindi, non aveva potuto rispettare le misure cautelari che prevedevano che si presentasse regolarmente presso il suo agente di custodia: il 2 febbraio scorso un tribunale di Mosca ha modificato una precedente sentenza che non prevedeva carcere con una condanna a due anni e a otto mesi di prigione, in seguito abbreviata di due mesi. Negli ultimi giorni è tornato a far sentire la sua voce parlando di Putin, del suo discorso alla nazione dallo stadio Luzhniki di Mosca, e degli strani tagli che ha definito un possibile “sabotaggio”.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.