La guerra di Putin e le reazioni dell’Europa. Ne parliamo con Marina Sereni, Vice ministra degli Esteri con delega alla Cooperazione internazionale.

Dopo l’invasione russa che scenari si aprono? È ancora possibile un negoziato?
L’aggressione armata da parte della Russia all’Ucraina è gravissima e inaccettabile. È contraria alla legalità internazionale, viola l’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina, viola Trattati che la stessa Russia ha sottoscritto, porta la guerra nel cuore dell’Europa. La nostra solidarietà al popolo e alle istituzioni dell’Ucraina deve essere totale. Non l’Europa, non la Nato, non l’Occidente hanno voluto e provocato questa guerra. La responsabilità è della Russia. Dobbiamo esercitare la massima pressione perché Mosca cessi le ostilità e ritiri le sue truppe senza condizioni. Solo così sarà possibile riaprire il terreno del negoziato. Per questo dobbiamo assumere decisioni che isolino la Russa e le facciano pagare un prezzo per le sue scelte scellerate.

Come possiamo aiutare il popolo ucraino?
Il Ministero degli Esteri ha già identificato la disponibilità di 110 milioni di euro per sostenere la popolazione ucraina nell’emergenza che sta attraversando, sia sotto il profilo umanitario che di stabilizzazione macro-finanziaria. Sono personalmente impegnata a seguire questo versante, e abbiamo già deliberato un primo stanziamento di 1 milione per il Comitato Internazionale della Croce Rossa.

L’Europa si è ritrovata unita nell’adozione delle sanzioni contro la Russia. È una unità che può reggere?
L’Europa è stata unita dal primo momento, al fianco degli alleati Nato, perché questa guerra mette in discussione i nostri valori comuni. Il discorso con cui Putin ha giustificato prima il riconoscimento dell’indipendenza delle repubbliche separatiste del Donbass e poi l’attacco militare è espressione di una visione nazionalista e autoritaria, incompatibile con l’idea di un’Europa che – avendo sperimentato ben due guerre mondiali – vuole crescere insieme in pace e sulla base dei principi di libertà e democrazia. Le sanzioni decise dal Consiglio Europeo all’unanimità sono dure e significative. È importante che alla Russia arrivi un messaggio di fermezza e determinazione. Questo pacchetto di sanzioni può essere ancora aumentato se non si fermeranno le armi.

Mario Draghi ha utilizzato un linguaggio “contenuto”, a differenza di altri premier europei, come Boris Johnson, che hanno ventilato una Terza guerra mondiale…
L’Italia ha fatto e farà la sua parte. Perfino in queste ore buie continuiamo a lavorare perché tacciano le armi e perché la parola torni alla diplomazia. Ma non si può cedere di un millimetro di fronte a chi minaccia la pace e la convivenza in Europa. Sulle sanzioni siamo stati totalmente in linea con gli altri Paesi europei, a partire da Francia e Germania.

L’opinione pubblica pare un po’ frastornata di fronte agli eventi
Dobbiamo essere chiari: avremo delle conseguenze anche noi dalle sanzioni che si applicheranno. Ma è un prezzo che dobbiamo essere pronti a pagare se vogliamo difendere la nostra libertà e la nostra democrazia. Questa crisi ha messo in evidenza in particolare la dipendenza dell’Italia, e di altri paesi europei, dal mercato del gas russo. Questo credo imponga di accelerare a livello Ue la creazione di una Unione energetica partendo dal tema dello stoccaggio comune. E per quanto riguarda il nostro Paese richiede di prepararci ad affrontare una possibile nuova emergenza sul versante dell’approvvigionamento energetico, mettendo in campo una pluralità di misure. Ritengo anche che debba essere sostenuta la proposta del segretario del Pd Letta di prendere in considerazione un’ulteriore sospensione del Patto di Stabilità e Crescita per reagire in modo solidale e mitigare l’impatto delle sanzioni sulle economie europee.

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.