Il tema divide destra e sinistra: entrambe fanno propaganda inconcludente
La sicurezza a Milano è un obbligo ma la politica litiga: “Non è Gotham City, ma le baby gang non vanno ignorate”

Nel dibattito sulla sicurezza milanese emerge un paradosso che attraversa trasversalmente tutte le forze politiche: la consapevolezza condivisa dell’urgenza del tema si scontra con letture diverse della realtà, rendendo difficile quella sintesi operativa di cui la città avrebbe bisogno. Le sfumature di queste posizioni rivelano una complessità che va oltre le semplici contrapposizioni ideologiche.
Gianmaria Radice, unico consigliere comunale di Italia Viva, propone un approccio che definisce di “sicurezza integrata“, suggerendo di “partire da una cosa semplice; investire un euro in sicurezza e nel contempo un euro in cultura, educazione, socialità, sport”. Una visione che prosegue affermando: “La sicurezza, se non è integrata, non è sicurezza: è fumo negli occhi”. Il tentativo è quello di superare visioni parziali, riconoscendo che “non si può indulgere come fa una certa sinistra o la destra su visioni contrapposte e ugualmente parziali”.
Daniele Nahum di Azione, anche lui nel gruppo dei Riformisti, articola una posizione che cerca di tenere insieme dimensioni diverse del problema. “Manca una visione complessiva sulla sicurezza che sappia conciliare una città che non dorme mai con la necessità di garantirne la sicurezza per tutti i cittadini”, osserva. Aggiungendo che “il dato di fatto innegabile è che i cittadini si sentono insicuri, e a mio parere queste preoccupazioni sono del tutto fondate”. La sua proposta operativa riflette questa complessità: “L’assunzione di 500 assistenti di strada aggiuntivi che operino, coadiuvati dalla Polizia municipale e dalle forze dell’ordine, nei quartieri a maggiore degrado”. Specificando però che “questi dovrebbero essere coordinati dall’assessorato al Welfare, poiché non possiamo adottare un approccio esclusivamente securitario”.
A rendere l’idea della difficoltà di una sintesi politica si pone però la questione delle intese future e delle collocazioni attuali. Il partito di Radice si colloca in un centrosinistra nel quale vengono espresse posizioni ben meno moderate, così come il partito di Nahum – Azione – mediante Forza Italia ha di recente avviato una manovra di dialogo con un centrodestra nel quale si affermano approcci più “rigoristi”. Ecco infatti che dal versante del Partito democratico, Lorenzo Pacini, assessore al Municipio 1, pone l’accento sulla dimensione tutta sociale: “Manca l’ascensore sociale in questa città e in questo Paese”. La sua analisi prosegue individuando nelle disuguaglianze la radice del problema: “Possiamo avere tutta la Polizia e agenti del globo a ogni angolo della strada. Ma per sconfiggere la criminalità serve sconfiggere la povertà. Il resto è propaganda“. E sulle cause, ancora: “Nei quartieri delle case popolari basta attraversare un marciapiede per fare un salto di reddito annuo da 0-10mila a 30-40mila”.
A destra Alessandro Verri, capogruppo della Lega in Consiglio comunale, vede un palese problema di convivenza e rimarca gli strumenti di ordine pubblico: “Nei quartieri di Milano abbiamo fette importanti di giovani, soprattutto immigrati di seconda generazione, che non si sentono integrati con il nostro territorio, non si sentono appartenenti alla nostra comunità, anche a causa di una mancata integrazione che negli anni non è stata portata avanti. Il secondo aspetto sul quale non si è intervenuti abbastanza, o lo si è fatto ma soltanto adesso e quindi in ritardo, è il presidio del territorio. Che a Milano ci siano solo otto pattuglie della Polizia locale nelle ore operative è un chiaro ed evidente segnale di mancato presidio del territorio da parte dell’ente pubblico”.
La necessità di un punto mediano appare evidente quando Nahum aggiunge: “Sulla sicurezza sarebbe opportuno meno ideologia da parte sia del centrodestra che del centrosinistra. Milano non è Gotham City, come viene descritta dalla destra, né si può ignorare il problema dell’integrazione delle minoranze, ben visibile nelle baby gang giovanili, come sembra fare la sinistra”. Di certo il tema delle periferie emerge trasversalmente come banco di prova delle diverse visioni. Verri lamenta come “quella che doveva essere l’ossessione per le periferie da parte del sindaco Sala, in realtà si sia trasformata solo ed esclusivamente in una dimenticanza delle periferie”. Pacini insiste: “La sinistra deve risolvere la questione sociale, e solo così si risolverà la questione sicurezza”.
Il quadro che emerge è quello di una città in cui la complessità del tema sicurezza richiede risposte articolate, capaci di tenere insieme prevenzione e repressione, intervento sociale e presidio del territorio, integrazione e controllo. “Il primo passo è il riconoscimento chiaro e deciso del problema prima che diventi emergenza – chiosa Radice – È una sfida che si gioca oggi ma anche domani e dopodomani”.
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