Le leggi spot del Governo
La sicurezza è il vero gender gap: una donna deve rincasare prima o scegliere di attraversare strade e stazioni con il cuore in gola
In seguito al brutale omicidio di Giulia Cecchettin si è aperto in Italia un grande dibattito sulla violenza contro le donne.
Il dibattito si è incentrato per lo più sul tema educativo: è tornata in auge una parola, patriarcato, che ritenevamo confinata a frange estremiste del femminismo e ad analisi sociologiche dell’Italia degli anni ‘50 ma che va forte su Instagram e Tik Tok. Poco importa se poi con questo delitto il patriarcato c’entri poco o nulla.
La morte della ragazza ha provocato anche un racconto colpevolizzante del maschio in quanto tale, con il Ministro Antonio Tajani che ha detto addirittura di sentirsi colpevole in quanto uomo. E quindi, è arrivata la proposta di strutturare l’educazione all’affettività nelle scuole. Un tema trattato con molta superficialità, come del resto sono state la superficialità, la mediaticità e la caccia al like facile ad ispirare la politica e gli opinionisti in queste settimane: se infatti tutti sono d’accordo sulla necessità di combattere con più vigore la violenza contro le donne, è anche vero che i mezzi utilizzati non per forza sono tutti uguali. Lasciare che sia la scuola a gestire una tematica così complessa lascia infatti qualche perplessità.
Prima cosa, la scuola è fatta di persone: chi è che educa? Chi controlla l’educatore insomma? E soprattutto, dovrebbe essere compito della famiglia, non certo dello Stato, impartire l’esempio su tematiche così intime. E certo sono fondate anche le paure del mondo cattolico che qualche insegnante particolarmente ideologizzato possa utilizzare quest’ora di educazione per impartire visioni del mondo che nulla hanno a che fare con l’istruzione. Fatto sta che il Governo ha deciso: l’educazione affettiva ci sarà. Nel farlo, il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara aveva scelto come garanti tre figure dalla provenienza politico culturale diversa ma garanzia di equilibrio.
Il banco è saltato perché un pezzo della maggioranza ha deciso che Anna Paola Concia costituiva un pericolo in quanto avrebbe potuto diffondere la cosiddetta “teoria gender”. Che fa un po’ ridere ma tant’è. Ora, che l’indottrinamento nelle scuole a posizioni estreme sulla sessualità sia un fatto conclamato nei paesi anglosassoni è vero.
Ma accusare di questo Anna Paola Concia è idiozia allo stato puro. La ex deputata è una femminista dalle posizioni molto dialoganti e in prima fila contro qualunque eccesso. Paladina dei diritti civili ma da femminista scettica sull’utero in affitto e su quella deriva woke che vorrebbe cancellare il sesso biologico.
Una donna coerentemente di sinistra, come non ne fanno più. In questo senso, una JK Rowling italiana.
Che infatti è difesa nel mondo anglosassone proprio dai conservatori.
In Italia invece la attaccano, dimostrando un’ottusità ideologica pari a quella che vorrebbero combattere. Sarà perché chi la attacca non è, come i conservatori anglosassoni, favorevole ai diritti civili e contro le derive che sta assumendo la causa. Sarà perché ci sono le elezioni vicine. O sarà semplice miopia.
Fatto sta che, ora che i garanti sono saltati, vedremo cosa ne sarà del progetto. C’è però qualcosa che si potrebbe fare con efficacia per proteggere le donne dalla violenza ed è garantire loro libertà. Quella libertà che non si garantisce con l’educazione ma con la sicurezza. Già, la sicurezza, la grande assente nel dibattito di questi giorni. Un uomo in carriera può permettersi di restare in ufficio fino a tardi e prendere tardi un treno a Roma Termini o Milano Centrale. Una donna deve rincasare prima, farsi accompagnare, chiedere a un uomo di venirla a prendere oppure scegliere di attraversare le stazioni con il cuore in gola. Questo si chiama gender gap. Beppe Sala direbbe che è percezione di insicurezza: i dati ci raccontano una realtà diversa ma il punto è proprio questo, la percezione. Perché è questa stessa percezione ad essere il problema, visto che blocca le donne, le paralizza, le costringe a chiedere aiuto agli uomini e ne mina quindi la libertà.
Quando arrivi tardi a Milano Centrale o a Roma Termini, a volte ti trattieni dal chiamare qualcuno per venirti a prendere per non disturbarlo e perché senti che stai rinunciando alla tua indipendenza, sei costretta a stare attenta a come sei vestita e se è inverno ti copri un po’ il viso con la sciarpa, attraversi la stazione da sola con il terrore che gli sguardi e gli apprezzamenti si trasformino in altro. Preghi perché ci sia un taxi o quella fila si trasformerà in minuti di tentativi di abbordaggio e questua da parte di sbandati, non sei libera: affatto.
Eppure basterebbe poco. Basterebbe che esercito e polizia girassero per la stazione, anziché restare confinati nella zona poco fuori i binari. Basterebbe identificare i disperati che ci si accampano, pochi gesti che darebbero un messaggio chiaro ai malintenzionati e una percezione di sicurezza alle donne. Silvio Berlusconi era un leader di centro-destra: si inventò il poliziotto di quartiere e l’operazione Strade sicure che impiega l’esercito per aiutare a combattere la microcriminalità. Il paradosso invece è che con un Governo di destra-centro nulla è cambiato in termini di sicurezza. Ci saranno, dicono, nuovi fondi per le forze dell’ordine. E il ministro Salvini ha promesso vigilantes privati. Per ora, quello che si vede sono solo tante leggi spot per aumentare le pene ma nessun fatto.
E un fatto è tale quando è percepibile: quando cioè le donne potranno attraversare una stazione di sera senza vedere sbandati ovunque.
Uno Stato che rinuncia a garantire la sicurezza rinuncia a uno dei compiti essenziali dello Stato liberale: perfino il liberista più “selvaggio” ritiene che la sicurezza sia compito dello Stato. E la sinistra dovrebbe capire che garantire sicurezza alle donne significa anche garantire indipendenza e libertà. Non sarebbe servito un presidio di polizia nelle stazioni a salvare la vita di Giulia e siamo consapevoli che gli strumenti in quei casi siano altri. Ma più forze dell’ordine avrebbero evitato tante aggressioni, tante violenze. Fatti, non filosofia.
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