L’atto è “ostile e di estrema gravità. E questo sia detto in principio per chi già ieri ha provato a derubricare l’affaire Italia-Russia alla stregua di Totò che si vende il Colosseo perché ogni dettaglio di questa storia tutto sommato sembra un B-movie di spie da quattro soldi: i file riservatissimi fotografati e poi archiviati in una pen drive; i soldi, cinque mila euro in contanti, sistemati in ordinate mazzette dentro una scatola di cartone.

E poi, il luogo, i protagonisti e i dettagli degli incontri e degli scambi che andavano avanti da quasi un anno: martedì sera, poco dopo le 20, in un parcheggio della periferia della Capitale (Roma Spinaceto) nei pressi di un supermercato che era diventato il “luogo” degli incontri; il Capitano di fregata Walter Biot, ufficiale della Marina in servizio all’Ufficio politica militare dello Stato maggiore della Difesa, 56 anni, con l’auto piena di cimici e telecamere; l’addetto diplomatico dell’ambasciata russa di Roma che ogni volta faceva precedere gli incontri con attenti sopralluoghi del parcheggio e dintorni. Ogni volta il russo prendeva la metro fino all’Eur, da qui il bus fino a Spinaceto e poi un cappellino blu in testa come segnale di via libera. L’altra sera ha pure cercato di darsela a gambe con plateale placcaggio da parte dei carabinieri del Ros. Da quel momento è rimasto zitto e muto e rifiuta cibo e acqua. Il terrore di essere avvelenato?

Gli ingredienti perfetti di un B-movie, appunto. Ma l’atto, come ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, è “ostile e di estrema gravità” perché le indagini di Ros e Aisi (l’intelligence interna) – grazie anche alla lunga esperienza comune di due cavalli di razza dei nostri apparati come il generale del Ros Pasquale Angelosanto e Mario Parente (che dopo il Ros guida l’Aisi) – raccontano che il “canale” era aperto da tempo. Da almeno un anno Biot era in contatto con i due diplomatici russi per motivi di servizio. «Da mesi» i loro contatti erano controllati dai colleghi che annotavano «una preoccupante escalation nelle richieste e negli incontri». Il procuratore di Roma Michele Prestipino ha seguito di persona l’inchiesta e l’arresto è scattato ieri sera perché aver beccato i due con le scatole zeppe di soldi ha tolto di mezzo una lunga e penosa serie di dubbi, incertezze, reticenze.

Il reato di spionaggio è conclamato, l’accusa anche: aver ceduto documentazione classificata a un ufficiale delle Forze Armate russe di stanza in Italia dietro pagamento di compensi in denaro. Biot è in carcere con le accuse di procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, spionaggio politico-militare, spionaggio di notizie di cui è stata vietata la divulgazione. Diciamo che il quadro indiziario è tale per cui è difficile che possa migliorare nel tempo. Più probabile che peggiori. «Certo – si lascia intendere negli ambienti investigativi – i documenti ceduti in questa occasione (per quanto di rilievo Nato, ndr) magari non sono così esplosivi dato anche il livello non apicale ricoperto da Biot. Stiamo cercando di capire cosa è successo prima e cosa sarebbe successo poi». Gli analisti di questi dossier concordano nel dire che «la condotta dall’ufficiale russo potrebbe essere un’operazione di reclutamento ancora in corso». Funziona così: si chiedono documenti di bassa classifica di sicurezza, che sembrano quasi innocui alla persona cui vengono chiesti, in cambio di cifre molto modeste ma che sembrano appaganti per lo sforzo richiesto. «Una volta che uno accetta di prendere anche piccole cifre diventa ricattabile e fidelizzato in maniera coatta».

La brillante operazione del nostro controspionaggio va contestualizzata nel quadro geopolitico definito dal nuovo corso della Casa Bianca dopo l’era Trump, dalle prime parole pronunciate dal premier Draghi («l’Italia si muove in una cornice sempre più europeista a atlantista»), dalla pandemia e dalla guerra diplomatica in nome dei vaccini. Non sfugge che il presidente Usa Joe Biden ha individuato nettamente il nemico nella Russia di Putin e ha dato l’altolà alla Cina di Xi Jinping. Che Mosca e Pechino hanno avviato da mesi una campagna di conquista del mondo grazie ai vaccini (Africa, Medioriente, est Europa) mentre la vecchia Europa sui vaccini non ha curato alcuna autonomia perdendo tempo e spazi preziosi. Così come i due governi stanno mandando in giro emissari a solleticare le paure di presidenti (l’austriaco Kurtz) e dei governatori delle regioni italiani (da Zaia a De Luca passando per Zingaretti) promettendo lotti di un vaccino – lo Sputnik – che sarà anche efficace ma non è stato esaminato dalle nostre agenzie del farmaco e soprattutto non è autosufficiente per la produzione. Mosca ha il know how del principio attivo ma cerca stabilimenti (già chiusi un paio di accordi in Italia) per la produzione.

Insomma, un pessimo momento per consolidare un’attività di spionaggio. Un ottimo momento per Roma e l’Italia per mandare un segnale chiaro: basta giochi sui vaccini. E per la Nato per rilanciare il patto e l’alleanza atlantica contro il Cremlino e la Cina e anche la Turchia. Tutte potenze che hanno approfittato della pandemia per muovere le proprie pedine in Africa e Medioriente. Cioè ai confini dell’Italia. E dell’Europa. Avendo presente questo scenario, vanno lette le reazioni e le dichiarazioni che fanno da contorno all’arresto dell’ufficiale di Marina Biot. Reazioni che posizionano l’Italia senza se e senza ma dalla parte di Washington e contro Mosca. Il segretario generale della Farnesina Elisabetta Belloni, su istruzioni del ministro Luigi Di Maio, ha convocato l’ambasciatore russo a Roma Sergey Razov per comunicare «la ferma protesta del governo italiano» e notificare «l’immediata espulsione dei due funzionari russi coinvolti in questa gravissima vicenda».

Il secondo espulso è il “diretto superiore” del protagonista dello scambio. Razov ha espresso «rammarico per la decisione» e spera che l’incidente «non influenzi le relazioni russo-italiane». Il portavoce del Cremlino minimizza: «Auspichiamo che i buoni rapporti tra Italia e Russia continuino». Poi rilancia: «Siamo rammaricati per l’espulsione di due dipendenti dell’ambasciata. Annunceremo i nostri possibili passi in relazione a questa azione che non corrisponde al livello delle nostre relazioni bilaterali». Il vicepresidente della commissione per gli Affari internazionali della Duma, Alexei Cepa è arrivato a minacciare: «Saremo costretti a rispondere in modo analogo. Ci sarà una risposta simmetrica».

Insomma, siamo nel mezzo di una crisi diplomatica Roma-Mosca in cui Washington e la Nato applaudono alle indagini e alla ferma reazione italiana. Tutto questo succede all’indomani dell’audizione alla Camera dell’ambasciatore Razov «nell’ambito delle priorità della Presidenza italiana del G20». Da quell’audizione Razov è uscito raccomandando, per l’appunto, più Sputnik per tutti «perché per noi conta solo la salute». E non pochi in Parlamento cominciano a crederci. Non solo Salvini e Zaia, persino Zingaretti e De Luca e pezzi dei 5 Stelle. Ieri mattina poi, mentre il Ros diffondeva il comunicato stampa dell’operazione, Beppe Grillo ha pubblicato un post che accusava «il maccartismo disastroso di Usa e Ue e i toni bellicosi contro Russia e Cina». Probabilmente lo ha scritto prima degli arresti per spionaggio. Sicuramente c’è un problema nella linea di politica estera nella maggioranza di questo governo. Il premier Draghi ieri ha preferito tacere. Sul punto ha già detto e ribadito quello che doveva dire. Il nostro controspionaggio ha contribuito a fare chiarezza.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.