"Avevo una infezione, grazie al medico e al mio staff"
La storia di Bebe Vio: “Ad aprile potevo morire, adesso l’oro: ecco perché ho pianto tanto”

“Lo scorso 4 aprile ho avuto un’infezione da staffilococco, talmente grave che si prospettava l’amputazione del braccio sinistro entro due settimane e addirittura la morte poco dopo. Quindi è un miracolo che io sia qui e questo oro pesa molto di più di quello di Rio”. E’ quanto rivela Bebe Vio dopo il trionfo nel fioretto alle Paralimpiadi, spiegando anche la sua decisione di non gareggiare nella sciabola. La 24enne atleta di Venezia ripercorre il suo calvario, ringraziando i sanitari che l’hanno assistita. “E’ stato un miracolo e per questo devo ringraziare l’ortopedico che mi ha operato, si chiama Accetta…, e tutto lo staff che mi ha aiutato a prepararmi. Un’impresa che sembrava impossibile. Ecco perché ho pianto tanto“, ha aggiunto.
Una medaglia d’oro insperata per Bebe: “Abbiamo preparato tutto in due mesi, non so come cavolo abbiano fatto. Non credevo di arrivare fin qui. Sono felice, avete capito perché ho pianto così tanto? L’ortopedico ha fatto un miracolo, è stato bravissimo, tutto lo staff lo è stato. Questa medaglia assolutamente non è mia, è tutta loro”. Poi i ringraziamenti al fisioterapista Mauro Pierobon e al preparatore atletico Giuseppe Cerqua: Sono stati qualcosa di magico. Non so veramente come cavolo abbiano fatto, sono stati fantastici. Io non ci credevo, non credevo che tutto ciò fosse possibile, non credevo di arrivare fin qua”.
La portabandiera azzurra ha battuto 15-9 la cinese Zhou Jingjing, sconfitta già 5 anni fa nella finale di Rio 2016, nel fioretto individuale femminile (categoria B). ”I primi quattro anni della preparazione sono andati benissimo, anche nel periodo del Covid, grazie ai miei allenatori e alle Fiamme Oro perché ho ripreso persino prima delle altre avversarie. L’ultimo anno, invece, è stato parecchio sfigato”, aggiunge la 24enne ai microfoni di Rai Sport.
Questa medaglia d’oro “non suona come quella di Rio, la prima cosa che ho fatto è stato shakerarla… però è bellissima e pesa molto di più, infatti devo reggerla perché già ho problemi al collo, se la mollo finisce malissimo…”. Rispetto a Rio, ha spiegato, “è stato completamente diverso, sono due esperienze differenti, non so se magari perché in questi 5 anni sono anche un po’ cresciuta. Quando fai la prima Paralimpiade è bellissimo, è tutto stupendo e incredibile, ogni cosa è la più figa del mondo. Alla seconda fai fatica da tanti punti di vista, sai che devi riuscire a riconfermarti, che non puoi andartene via senza un risultato, sai che devi farlo anche per la squadra perché viviamo per i nostri compagni e per me fanno parte della mia famiglia”.
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