Quando si parla di Balcani, si tende a parlare di tutta la regione geografica, ma quando si parla di allargamento è importante ricordare che ci sono delle differenze importantissime tra i sei Paesi. Di questi, l’Albania è uno dei più avanzati nel suo cammino verso l’Unione europea. Ed è uno dei Paesi che ha introdotto più riforme per potersi allineare all’Unione europea. Vale la pena ripercorrere il suo processo, per capire meglio la situazione attuale.

Nell’ottobre 2012, la Commissione europea ha raccomandato di concedere all’Albania lo status di Paese candidato, a condizione che vengano completate le misure chiave nei settori della riforma giudiziaria e della pubblica amministrazione e della revisione del regolamento parlamentare. L’Albania ha ottenuto lo status di candidato all’UE nel giugno 2014. Due anni sono davvero pochi, se paragonati ai sei anni che ci ha messo la Bosnia ed Erzegovina ad ottenerlo.

Nell’aprile 2018 la Commissione europea ha formulato una raccomandazione per l’apertura dei negoziati di adesione con l’Albania. Nel giugno 2018 il Consiglio ha adottato delle conclusioni in cui ha accettato di rispondere positivamente ai progressi compiuti dall’Albania e ha definito il percorso verso l’apertura dei negoziati di adesione nel giugno 2019. Il Consiglio ha sottolineato la necessità critica per l’Albania di consolidare ulteriormente i progressi in alcuni settori chiave, come la riforma giudiziaria e la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata. Questa decisione è stata puramente politica; serviva unanimità per poter approvare l’inizio delle negoziazioni e la Francia non era d’accordo.

Interessante è anche la decisione degli stati membri di legare le negoziazioni dell’Albania a quelle della Macedonia del Nord: l’Albania, che ha presentato la propria domanda di adesione all’UE nel 2009, è stata in gran parte considerata come un danno collaterale del ritardo macedone, poiché la sua candidatura è stata accoppiata a quella del suo vicino. Ciò significa che ha potuto avanzare nel processo solo in tandem con la Macedonia del Nord.
Il 24 marzo 2020, i ministri degli Affari europei hanno dato il loro accordo politico all’apertura dei negoziati di adesione con l’Albania e la Macedonia settentrionale. E finalmente si è aperto uno spiraglio per un Paese che meritava davvero l’inizio delle negoziazioni.

Nel luglio 2022, l’UE e l’Albania hanno tenuto la prima Conferenza intergovernativa di apertura dei negoziati (CIG) per l’adesione del Paese all’UE. Queste CIG segnano l’inizio di una nuova e decisiva fase del processo di adesione dell’Albania e della Macedonia settentrionale all’Unione europea. Da parte dell’UE, gli incontri sono presieduti dal Ministro degli Affari Esteri Per Lipavský per la presidenza ceca, con la partecipazione dell’Alto Rappresentante/Vice Presidente Josep Borrell e del Commissario per il Vicinato e l’Allargamento Olivér Várhelyi. La delegazione dell’Albania è guidata dal primo ministro Edi Rama. La delegazione della Macedonia settentrionale è guidata dal primo ministro Dimitar Kovachevski.

In primo luogo, durante i negoziati, l’intera legislazione albanese, suddivisa in base ai 35 capitoli dell’acquis dell’UE, sarà sottoposta al processo di screening, al fine di valutare correttamente il suo allineamento con l’acquis dell’UE.
L’acquis dell’Unione europea è la raccolta dei diritti e degli obblighi comuni che costituisce il corpo del diritto dell’Unione, integrato nei sistemi giudiziari degli Stati membri dell’Unione. L’acquis dell’Unione si evolve costantemente nel corso del tempo e comprende: i contenuti, i principi e gli obiettivi politici dei trattati dell’Unione; qualunque legislazione adottata per l’applicazione dei suddetti trattati e la giurisprudenza elaborata dalla Corte di giustizia dell’Unione europea; dichiarazioni e risoluzioni adottate dall’Unione; misure nell’ambito della politica estera e di sicurezza comune e relative a giustizia e affari interni; accordi internazionali conclusi dall’Unione e accordi conclusi tra gli Stati membri stessi per quanto concerne le attività dell’Unione.
I paesi candidati devono accettare l’acquis per poter aderire all’Unione. L’acquis deve essere integrato dai paesi candidati nei rispettivi ordinamenti nazionali sin dalla data della loro adesione all’Unione e quindi applicarlo da tale data.

Lo screening consente ai Paesi candidati di familiarizzare con le leggi e gli standard dell’UE e con gli obblighi che essi comportano. Lo screening è la prima fase del processo negoziale di adesione. Si compone di due fasi: la sessione esplicativa, in cui i servizi della Commissione illustrano capitolo per capitolo l’acquis dell’UE e la sessione bilaterale, in cui ciascun Paese candidato è invitato a presentare il proprio stato di avanzamento, capitolo per capitolo, nei preparativi per l’adozione e l’attuazione dell’acquis.
Si prevede di completare il processo di screening entro la fine del 2023.

Il ritmo dei negoziati dipende quindi dalla velocità delle riforme e dall’allineamento alle leggi dell’UE in ciascun Paese. La durata dei negoziati può variare: iniziare nello stesso momento di un altro Paese non è garanzia di finire nello stesso momento.
I negoziati su ogni singolo capitolo non si chiudono finché tutti i governi dell’UE non siano soddisfatti dei progressi compiuti dal candidato in quel settore politico, come analizzato dalla Commissione.
L’intero processo negoziale si conclude definitivamente solo dopo la chiusura di ogni capitolo.
Il Trattato di adesione è il documento che sancisce l’adesione del Paese all’UE. Contiene i termini e le condizioni dettagliate dell’adesione, tutti gli accordi transitori e le scadenze, nonché i dettagli degli accordi finanziari e le eventuali clausole di salvaguardia. Non è definitivo e vincolante finché non ottiene l’appoggio del Consiglio dell’UE, della Commissione e del Parlamento europeo, viene firmato dal Paese candidato e dai rappresentanti di tutti gli attuali Paesi dell’UE, viene ratificato dal Paese candidato e da ogni singolo Paese dell’UE, secondo le rispettive norme costituzionali (voto parlamentare, referendum, ecc.).

Come abbiamo potuto notare, è un processo estremamente delicato e lungo. Al momento sembra che sia più facile per l’Albania che per la Macedonia del Nord (che deve cambiare la Costituzione per togliere il veto bulgaro). E sembra che l’Albania riesca ad implementare abbastanza velocemente alcune delle riforme necessarie.
Sebbene l’Albania sia partita in ritardo nel processo di adesione all’UE, le sue sostanziali riforme giudiziarie, il chiaro messaggio del suo leader sul valore dell’adesione all’UE e lo schiacciante sostegno popolare per l’impegno hanno dato all’Albania uno slancio unico nella regione per continuare il suo percorso verso l’adesione al blocco.

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Nata a Trento, laureata in Scienze Politiche all’Universitá di Innsbruck, ho due master in Studi Europei (Freie Universität Berlin e College of Europe Natolin) con una specializzazione in Storia europea e una tesi di laurea sui crimini di guerra ed elaborazione del passato in Germania e in Bosnia ed Erzegovina. Sono appassionata dei Balcani e della Bosnia ed Erzegovina in particolare, dove ho vissuto sei mesi e anche imparato il bosniaco.