Il governo Meloni ha aumentato le tasse sulla casa? Lo abbiamo chiesto a Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia

Che ha combinato il governo Meloni sulla casa? È vero che ha aumentato le tasse? «Un aumento della cedolare secca sugli affitti, sia pure limitato a quelli brevi, davvero non ce lo aspettavamo. Anche perché avevamo appena salutato con soddisfazione l’impegno, inserito nella riforma fiscale, a estendere la cedolare alle locazioni non abitative, cosa che speriamo accada al più presto».

Cosa cambia rispetto alla norma Berlusconi? «Molto semplice: passa dal 21 al 26 per cento l’aliquota dell’imposta che si applica sul canone, nel caso in cui si diano in affitto breve due, tre o quattro appartamenti (dopo si diventa imprenditori per legge, in virtù di una precedente disposizione, a nostro avviso incostituzionale). E fa bene a chiamarla ‘norma Berlusconi’: mi dà l’opportunità di precisare – in relazione ad alcune dichiarazioni del Sottosegretario Fazzolari – che il Governo del 2011 introdusse questa imposta sostituiva dell’Irpef per tutte le locazioni abitative, di qualsiasi durata, quindi anche per quelle brevi, che nel 2017 sono state ulteriormente normate, in particolare con l’estensione della cedolare ai casi di sublocazione e di contratti stipulati dai comodatari».

La relazione tecnica che accompagna il disegno di legge di bilancio indica in appena 8,8 milioni di euro lanno la stima del gettito che sarebbe determinato, a regime, dallaumento della cedolare secca sugli affitti brevi. Perché Tajani parla di un miliardo? «Il Ministro Tajani si riferisce a una stima – di cui non conosco i riferimenti – relativa a un’aggiunta che dovrebbe essere fatta all’articolo che contiene l’aumento della cedolare: quella del codice identificativo degli immobili. Si tratta di uno strumento previsto per legge nel 2019 e la cui attuazione era a buon punto, prima di arenarsi negli avvicendamenti al Ministero del turismo (se ne è occupato attivamente il senatore Massimo Garavaglia nella sua esperienza da Ministro). C’è semplicemente da portare a termine quel lavoro, anche chiarendo che il codice nazionale sostituisce i mille codici istituiti su base regionale e comunale (a riprova del fatto che il far west di cui alcuni parlano c’è, ma è legislativo) e concludendo il collegamento con i portali, senza il quale qualsiasi codice diventa solo burocrazia in più».

Aumentando la tassa sugli affitti brevi, si renderà più caro il turismo? «È evidente. Cresceranno (ulteriormente) i prezzi delle camere d’albergo e aumenteranno anche quelli degli appartamenti in affitto. Tra l’altro, si tratta di un duro colpo anche alle nostre aree interne e ai loro borghi, meravigliosi ma sempre più spopolati. L’affitto breve sarebbe una formidabile leva per la loro rinascita, mentre ora viene penalizzato».

Le sembra giusto lapproccio etico di voler moralizzare gli affitti considerando giusto se si affitta a studenti e speculativo se ai turisti? «Assolutamente no. Un Governo può però ritenere che in alcune zone si debba tentare di aumentare la percentuale di affitti di lunga durata. Ma la strada, a mio avviso, non deve essere quella delle norme punitive, bensì quella degli incentivi. Se si azzerasse l’Imu sulle abitazioni date in affitto per periodi lunghi, magari limitatamente ai cosiddetti contratti concordati, l’onere sarebbe contenuto e il risultato sarebbe ben più probabile».

La direttiva europea sulle case green invece è stata fermata? Cosa avremmo rischiato? «È stata bloccata la sua parte pericolosa, quella che prevedeva l’obbligo per i proprietari di effettuare rilevanti e costosi interventi sui loro immobili entro precise (e assurde) scadenze. I rischi sarebbero stati molti, primo fra tutti quello – segnalato anche dall’Abi – di una forte svalutazione del patrimonio immobiliare italiano. Contro l’impostazione di questa direttiva la Confedilizia si è battuta per due anni e su questo abbiamo già dato atto al Governo di aver lavorato per ottenere l’esito migliore».

Quanto ci vuole in Italia per sfrattare un affittuario moroso? «Dipende dalle città, ma sempre troppo tempo. Le ragioni sono diverse, ma una è quella delle difficoltà nella fase esecutiva. Noi proponiamo, lo abbiamo fatto anche direttamente al Ministro Nordio, di migliorare il sistema anche affiancando altre figure agli ufficiali giudiziari».

Non sarà che proprio per questo i proprietari preferiscono affitti brevi?«Ma certo. Quella delle mancate tutele è la prima causa di una scelta di questo tipo. E non dimentichi che i proprietari sono ancora scottati da un blocco degli sfratti durato quasi due anni. Hanno paura, non si fidano dello Stato».

Quante tasse paghiamo oggi sulla casa? A quanto ammontano? «Immagino che ‘troppe’ non sia una risposta adeguata. E allora provo a sintetizzare. 22 miliardi di euro l’anno solo di Imu, la patrimoniale ordinaria che tanti invocano ma che i proprietari pagano. Poi ci sono quelle sul reddito, sui trasferimenti ecc. Noi calcoliamo un totale di circa 50 miliardi. Preciso che includiamo nel computo i circa 10 miliardi della tassa rifiuti per ragioni di confronti internazionali, visto che in molti Paesi è inglobata nell’imposta locale sugli immobili».

Molti dicono se non puoi mantenerla vendila”, ma la casa è ancora legata ad affetti, sacrifici, e valori familiari?«Sì, e dobbiamo essere orgogliosi di questa nostra tradizione. Ma c’è anche un altro aspetto. Chi pronuncia quella frase di solito pensa al centro di Milano o di Roma, ma l’Italia è lunga e stretta e in moltissime aree una casa puoi metterla in vendita quanto vuoi ma non te la compra nessuno. Vale zero (tranne che per il catasto…)».