Qualche anno fa la colpa era quella che avrebbero portato l’ebola. Oggi si chiama coronavirus ma per una parte di italiani l’accusa è sempre la stessa: sono i migranti a favorire la diffusione del virus con i loro sbarchi in Italia. Una tesi falsa, che uno studio pubblicato dall’Ispi (Istituto per gli Studi di Politica internazionale) smentisce con i numeri alla mano.
Il report è chiaro: “Tra chi è arrivato regolarmente e quanti sono sbarcati autonomamente la percentuale dei positivi è dell’1,5%. Da non dimenticare inoltre che le positività sono state certificate su gruppi di migranti che avevano condiviso la stessa imbarcazione durante il viaggio, dando credito all’ipotesi che un numero significativo di essi si sia infettato nel corso della traversata”. Dunque si tratta di numeri molto esigui e comunque contenuto nel gruppo dei compagni di viaggio e pertanto isolabili.

Il report risponde anche a chi si chiede se quello che stiamo vivendo negli ultimi giorni sia un boom di sbarchi. “Nel primo semestre del governo Conte II – scrive l’istituto di analisi – tra settembre 2019 e febbraio 2020, erano più che raddoppiati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (da 3.555 a 8.889). Tale constatazione ha spinto molti a pensare che l’Italia stesse rapidamente tornando verso quel periodo che, tra il 2014 e la prima metà del 2017, ha visto l’arrivo in Italia di oltre 600.000 persone. La realtà, tuttavia, è molto diversa”.

Il raddoppio va inquadrato in un contesto di arrivi molto bassi, arrivati nel primo semestre 2019 ai loro minimi dal 2009. Semplicemente negli ultimi giorni sono aumentati perché a causa del virus si erano bloccati, ma alla fine dell’anno, continuando con questo trend si arriverà alle 20-25.000 arrivi, il 90% in meno rispetto al 2016.

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