Il conflitto in Europa
Le Carré non s’è inventato niente, ecco perché
Siamo sempre lì: quando ci troviamo di fronte alle azioni spregiudicate, la mano corre veloce alla fondina in cui c’è una pistola con un solo colpo in canna: quella con su scritto “pazzia”. Tutti pazzi: Putin è matto da legare, Biden con una fedina sanitaria e mentale lunga così. E poi erano pazzi i giapponesi, Hitler non ne parliamo e di sicuro Stalin che è stato il più fecondo assassino della storia di tutti i tempi non aveva tutte le rotelle a posto, e poi Pol Pot che collezionava piramidi di teschi dei suoi nemici e qui ci fermiamo. Troppo facile. quel Boris Johnson, il biondo scapigliato primo ministro inglese, quello sotto inchiesta per aver partecipato a feste durante il lockdown e che manda in Ucraina migliaia, milioni di missili, munizioni, armi sofisticatissime “Made in the UK” che neanche gli americani ce l’hanno, non è forse il prototipo di pazzo scatenato? Ma che cosa vuole? Fare la guerra tutto da solo al colosso planetario che si chiama Russia?
La risposta è: sì, Boris Johnson, come quasi tutti i primi ministri inglesi, quando si tratta delle prepotenze russe, ha una reazione molto violenta. Si dirà: ma questo dipende soltanto dal fatto che Johnson è un conservatore rissoso e nazionalista. Ma sarebbe una scorciatoia che porta in un vicolo cieco. Il primo che in tempi recenti e putiniani si fece saltare i nervi fu il socialista Tony Blair quando i russi ammazzarono l’esule Alexander Litvinenko, detto Sasha, il quale viveva a Londra con moglie e figlio. Purtroppo, Litvinenko morì proprio il giorno in cui diventò cittadino britannico, motivo per cui il primo ministro dichiarò: “Oggi un cittadino inglese su suolo inglese è stato ucciso con un’arma nucleare portata su suolo inglese da una potenza straniera”. L’arma nucleare in quel caso fu la famosa tazza di tè corretto con una buona dose di un isotopo radioattivo del Polonio che lo uccise dopo tre settimane di atroce agonia, senza che alcun ospedale potesse riconoscere il veleno usato e che fu identificato soltanto con una analisi postuma dai laboratori nucleari britannici.
E allora accaddero due cose che in Italia furono dai giornali deliberatamente ignorate: Tony Blair fece levare in volo uno squadrone di Harrier e li mandò ai limiti dello spazio aereo russo e Putin fece levare dei vecchi bombardieri arrugginiti, con a bordo vecchie bombe atomiche, anch’esse arrugginite. Poi i casi si moltiplicarono e i dissidenti russi cominciarono a morire o a rasentare il coma per avvelenanti, come nel caso Sergei Skripal e tanti altri. Tuttavia, il semplice lungo elenco di questi fatti non è sufficiente per rendere comprensibile la rigidità reattiva dei britannici, che pure l’hanno sperimentata con la Prima Ministra Theresa May che fece scaldare i motori un paio di volte, per non dire di Margareth Thatcher che riuscì a sottrare ai sovietici il loro capozona del Kgb in Gran Bretagna, il vecchio Oleg Gordievsky che rischiò la pelle, ma riuscì a far avere ai britannici tutte le carte segrete del dossier con cui Gorbaciov si apprestava a trattare con americani e inglesi.
Qualcuno obietterà che si tratta comunque di guerra di spie, che le spie sono in tutto il mondo, eccetera. Sarebbe una obiezione inefficace. La guerra di spie nel Regno Unito è considerata un casus belli da quando a Londra scoppiò il tremendo ed indimenticabile caso dei Cinque di Cambridge e di Kim Pylby che mori in miseria a Mosca, dopo aver però ristrutturato personalmente il vecchio servizio staliniano alla maniera di un servizio moderno come l’M16 di James Bond. Non fu una cosa da poco ed accadde ormai molto tempo fa. Ma ancora brucia e bercerà per sempre: i “cinque” erano dei giovani aristocratici studenti di Cambridge che diventarono comunisti fra le due guerre mondiali e che formarono una prima rete di insospettabili al servizio del Cremlino. Essendo degli aristocratici puri, snob e blasonati, figli e nipoti di ministri ed eminenti conservatori, ebbero accesso ai tesori più segreti dell’intelligence del loro Paese che trasmettevano a Mosca.
Quando lo scandalo scoppiò, nell’immediato dopoguerra, si vide che i servizi britannici erano stati profondamente compromessi e che la loro rete era piena di agenti doppi e spioni al soldo di Mosca. Questi fatti ispirarono gran parte della produzione letteraria dell’agente britannico che si nascondeva come romanziere sotto lo pseudonimo di John Le Carré, il più famoso dei quali fu “La spia che venne dal freddo”. Liquidato negli anni Sessanta, lo scandalo dei Cinque di Cambridge, il governo inglese autorizzò la costruzione della vistosa fortezza del M16, che troneggia sul Tamigi come un palazzo di cristallo. E fu dichiarata guerra alle spie russe e a tutti coloro che avessero dato manforte ai russi su suolo britannico. Grazie all’azione congiunta della Thatcher (addestrata da Oleg Gordievsky) e di Ronald Reagan, l’ultimo segretario del Pcus sovietico Michail Gorbaciov dovette prendere atto che l’Urss era arrivata al capolinea. E si arrese in cambio di un pacchetto di aiuti che avrebbero tenuto ancora in vita l’Urss dopo aver mollato i Paesi satelliti cominciando dai tedeschi abbattendo il famoso muro di Berlino.
Gorbaciov era affascinato ma anche umiliato da Margaret Thatcher che lo trattava sia come il figliol prodigo che come un sospetto delinquente che castigava con umilianti barzellette antisovietiche. La sua favorita: “Per comprare una automobile in Unione Sovietica occorrono dici anni, come lei sa. Un giorno, un tizio va a pagare la macchina che riceverà dopo dieci anni e completate le pratiche burocratiche chiede: quando mi verrà consegnata la macchina fra dieci anni, di mattina o pomeriggio? Che differenza fa? gli chiese l’impiegato. Be’ disse il tizio che aveva comprato la macchina, quel giorno al mattino aspetto l’idraulico”. Anche Obama mandò subito a male i rapporti con Putin, raccontando ai giornalisti che il presidente russo gli era sembrato il classico bulletto dell’ultimo banco che ti aspetta per strada per menarti.
Vladimir Putin non è noto per il senso dell’umorismo mentre invece è noto per essere permaloso come lo è culturalmente l’intera Russia asiatica, che noi frettolosamente ignoriamo e che è la vera Russia e che avverte – almeno nel suo ventre più molle – tutto ciò che è occidentale come una offesa diretta ai valori della Santa madre Russia, così come la vedono anche la maggior parte degli arabi musulmani e la totalità della dirigenza cinese che ha ideologicamente annunciato una crociata contro lo stile di vita occidentale, sia americano che europeo. Gli inglesi hanno dato armi “anti” carro, aereo, drone, uomo e sono decisi a svuotare i loro arsenali per fornire ai combattenti ucraini tutto ciò di cui hanno bisogno compresi i blindati superiori a quelli russi. E poi con fair play e faccia tosta, come se giocasse una partita di cricket con un avversario che sta alle regole del gioco, ieri Boris Johnson ha chiesto con tono cordiale a Putin di “non andare pesante con i prigionieri inglesi in mano ai russi” lasciando intendere che un gesto di cortesia non sarebbe stato dimenticato nel momento del bisogno. Quindi, per Boris Johnson, la guerra d’Ucraina è una guerra britannica. E la maggior parte del suo popolo, un popolo che pratica molti sport in cui si perdono molti denti con un calcio in bocca senza fare una piega, più o meno concorda.
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