La disumanità al potere a Downing Street. Con una decisione senza precedenti il premier britannico Boris Johnson ha annunciato oggi dal ‘simbolico’ aeroporto costiero di Lydd, sulla Manica, la decisione del governo di spedire gli immigrati giunti irregolarmente nel Regno Unito in Ruanda, in Africa, dove rimarranno mentre le loro richieste saranno processate.

Un annuncio arrivato dopo aver formalizzato col governo del Ruanda una intesa, firmata a Kigali, chiamata “Partnership per lo sviluppo economico”. In cambio degli immigrati irregolari il paese africano incasserà 140 milioni di euro.

In Ruanda potrebbero a breve essere trasferiti migliaia di immigrati, anche in maniera retroattiva: Johnson ha infatti chiarito che le norme si applicheranno a tutti coloro sbarcati illegalmente dal 1 gennaio 2022.

Il premier conservatore ha difeso il piano definendo il Ruanda, a quasi 7mila chilometri di distanza da Londra, “uno dei posti più sicuri al mondo” e “una delle economie che crescono di più in Africa, rinomato a livello globale per la sua storia di accoglienza e integrazione dei migranti”. In realtà diverse associazioni umanitarie denunciando abusi e pessime condizioni per i richiedenti asilo nel Paese, già sconvolto da un genocidio nel 1994 per la guerra tra Hutu e Tutsi.

Quella di BoJo è in realtà la risposta alla promessa ‘securitaria’ fatta in campagna elettorale di fermare l’immigrazione: nel 2021 sono sbarcate tramite la Manica 28mila persone, numero record per il Regno Unito. “Questo di oggi è un piano che porrà il Regno Unito all’avanguardia e allo stesso tempo salverà migliaia di persone all’anno in fuga dalla guerra”, ha spiegato la ministra dell’Interno Priti Patel. “Così sconfiggeremo i trafficanti e metteremo in ordine le nostre politiche migratorie”.

Un piano che molto probabilmente sarà oggetto di ricorsi. “Il piano di mandare offshore i rifugiati in Rwanda è inapplicabile e inumano“, ha commentato l’avvocata Miranda Butler. “Causerà immensa sofferenza – ha aggiunto – a un enorme prezzo per i contribuenti“. Durissima è stata anche la reazione del Refugee Council. “Siamo sconcertati dalla crudele e spregevole decisione del governo di mandare in Rwanda coloro che cercano rifugio nel nostro paese“, ha affermato il CEO dell’organizzazione Enver Solomon.

Per Keir Starmer, leader dei Laburisti che hanno definito “disumano” il progetto del governo, il piano presentato da Johnson è “un disperato annuncio di un primo ministro che vuole distogliere l’attenzione del fatto che ha violato la legge”. Un riferimento allo scandalo Partygate e dalle multe comminate da Scotland Yard a Johnson, a sua moglie Carrie Symonds e pure al Cancelliere dello Scacchiere, il ministro delle Finanze Rishi Sunak.

Il caso dei rifugiati ucraini 

Il primo ministro Tory ha promesso comunque che chi “fugge da Assad o da Putin”, come nel caso dei profughi ucraini, sarà accolto, l’importante è che il processo avvenga in modo legale e ufficiale.

In realtà anche la narrazione inglese sull’Ucraina è smontata dai dati. Sono infatti solamente 16.400 le persone arrivate dall’Ucraina nell’ambito dei due regimi di visto che l’Home Office ha istituito per gestire i rifugiati. Un numero esiguo in confronto alle 5 milioni di persone in fuga dal paese invaso dai russi, anche perché il governo britannico aveva promesso di accoglierne centinaia di migliaia.

Promessa impossibile per la scelta di Londra di non offrire lo status di rifugiato agli ucraini, come deciso dall’Unione europea, ma di puntare piuttosto sul ricongiungimento familiare e sull’accoglienza dei cittadini che si rendono disponibili tramite lo schema “Homes for Ukraine”.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia