Si scrive “pace” ma si legge leadership dell’opposizione. Dietro la corsa ad indossare la maglietta del pacifismo, che non ha mai una taglia unica e non sta bene a tutti, le opposizioni stanno ingaggiando una pericolosa rincorsa che vede in palio non tanto la fine della guerra in Ucraina – per cui non serve indossare la maglietta multicolor – quanto la guida dell’opposizione al fronte destra-centro che si appresta a guidare il Paese. E che, almeno in base alle parole della quasi premier Meloni, non avrà mai dubbi su da che parte stare: con l’Europa, soprattutto la Polonia, con la Nato e contro Putin. Il Terzo Polo di Renzi e Calenda osserva la scena e prende le distanze da ogni manifestazione che può ingenerare in questo momento ambiguità su da che parte stare.

Conte e i 5 Stelle hanno annusato da mesi che dietro quella guerra combattuta anche con i pacchetti di sanzioni economiche a Mosca e che dopo mesi stanno mettendo però in ginocchio l’economia europea, si poteva nascondere un tesoretto di consenso trasversale. Con la consueta capacità di intercettare i temi cari a un facile populismo, Conte ha così iniziato a contestare le spese militari, le richieste della Nato sull’incremento dei budget militari nazionali, a strizzare l’occhio a cittadini e commercianti e imprese che dicono: basta sanzioni. Un po’ quello che da destra ha fatto e continua a fare Salvini. Inutile dire che Putin guarda la scena e si frega le mani: dividere l’occidente e l’Europa è la sua vittoria.

Oggi che la destra è maggioranza di governo, Conte ha capito subito cosa fare per mettersi alla guida di questo scontento. Che equivale, per l’appunto, anche a mettersi alla guida dell’opposizione parlamentare. Una settimana fa ha rilasciato un’intervista ad Avvenire, il quotidiano della Cei sinceramente e da sempre fautore di pace, per lanciare per primo una manifestazione nazionale per la pace. Non c’è ancora una data ma è stato come buttare un macigno nello stagno ancora confuso e stordito delle opposizioni. Che adesso, a cominciare dal Pd, si ritrova ad inseguire. Il Nazareno ha capito che, appunto, il pacifismo diventa il cavallo di Troia per dividere la sinistra e mettersi alla guida dell’opposizione parlamentare. Una circostanza che una parte del Nazareno, quella da sempre vicina ai 5 Stelle, auspica. E una parte rifiuta categoricamente. Se la maggioranza fatica a trovare la quadra su presidenze e governo, anche le opposizioni faticano a trovare una loro “postura”.

Ieri, incontrando i gruppi parlamentari, l’ex premier ha rincarato la dose: «Faremo opposizione in modo serio e con il massimo impegno». Le Brigate del reddito di cittadinanza (cit. Grillo) in marcia con quelle in difesa dei bonus edilizi e ora “in nome della pace”. “La pace non ha colori e l’unica via d’uscita è un negoziato di pace”. Insomma, Conte “detta la linea” delle opposizioni e prenota la piazza. Si parla del 4 novembre, per fare da contraltare alla Festa delle forze armate. Ma anche prima, ad esempio le “grandi mobilitazioni di popolo per la pace” indette il 21, 22 e 23 ottobre dalla Aoi (Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale).

Di fronte al nuovo Ghandi-Che Guevara di Volturara Appula che quando era premier partecipava compiaciuto ai vertici Nato e sottoscriveva l’aumento dei budget militari e oggi accusa il governo di “diffuso interventismo bellicista” e di “finto patriottismo che cerca di mettere la mordacchia a qualsiasi interrogativo”, il Pd è andato in testacoda. Il segretario uscente Enrico Letta cerca di congelare il caos, e di tenersi lo scettro del primo partito di opposizione, anticipa tutti e giovedì 13 sarà davanti all’ambasciata russa per chiedere la pace in Ucraina alle uniche condizioni possibili: il ritiro delle truppe russe e l’annullamento delle annessioni territoriali alla Federazione Russa. Una manifestazione con una piattaforma chiara e nessuna ambiguità: nessuna cessione al filoputinismo e all’anti Nato. Due elementi invece evidenti, al di là delle intenzioni, nelle piazze pacifiste e di sinistra. Sabato scorso, alla manifestazione della Cgil si sono visti cartelli “Yankee go home”, “Usa boia”.

Un’ambiguità che l’attuale dirigenza Pd non può tollerare. “La linea del Pd sulla guerra è netta, limpida, fin dal principio. Noi partecipiamo e sosteniamo ogni iniziativa che abbia come obiettivo la pace e che allo stesso tempo, chiaramente, non presenti ambiguità sulle responsabilità dell’aggressore, vale a dire la Russia di Vladimir Putin. Ma è troppo tardi. Il centrosinistra andrà in ordine sparso. Arci, Acli, le sigle di Assopace, la Cgil, Verdi e Sinistra italiana e la sinistra radicale da Unione popolare a Pap passando per de Magistris andranno in qualunque piazza a gridare pace. Il sindaco di Pesaro Maurizio Ricci schiera l’associazione Ali a partecipare alle manifestazioni.

Boldrini, Speranza, Orlando sono già in piazza. «Non regaliamo la parola pace a Conte», dice Provenzano. Il governatore della Campania De Luca ha indetto una sua manifestazione per la pace il 28 ottobre per anticipare, anche lui, i grillini. E quelli del Pd che sorridono a Conte. È molto più compatto e lontano da ambiguità il Pd a Bruxelles dove viene votata una risoluzione che “invita gli stati membri a rafforzare massicciamente la loro assistenza militare” e un emendamento che al tempo stesso “invita la Ue e gli stati membri a vagliare tutte le potenziali vie per la pace”.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.