Ciò che è certo è che Spalletti alla Juventus troverà pane per i suoi denti, lo dice la storia: quella di Luciano e quella del club bianconero, che sulla scelta di regole da imporre e sullo stile professionale hanno costruito una reputazione.

Forse sono state proprio queste ultime a far saltare il rapporto tra l’ex CT della Nazionale e la squadra: un lavoro troppo difficile da impostare nei pochi raduni a disposizione durante l’anno per inculcare nella testa dei calciatori il suo modo di vivere il ritiro. Non ultima, un’attenzione particolare alle ore di sonno, visto che a Spalletti non basta vedere un calciatore scattante durante la seduta del mattino, gli serve sapere a che ora si è coricato e quante ore ha passato a letto. Sembra sia stato quest’ultimo, peraltro, l’oggetto di un lontano screzio con Gianluca Mancini, tornato a giocare in Nazionale con Gattuso, vista la predisposizione naturale del difensore a restare sveglio un po’ più a lungo la sera, mentre con Nainggolan alla Roma instaurò un rapporto di controllo totale, arrivando a chiedere di dormire nella stanza di fronte al giocatore imponendogli di lasciare aperta la porta.

“Non solo le due ore in campo quelle in cui si fa vedere di che livello siamo fatti, ma sono le restanti 22”, ripeteva con indosso la giacca azzurra. Altra regola da stampare nello spogliatoio della Juve? Quella della Playstation: “A me non frega niente se giocano o vedono una fiction, ma quanto si vuole stare a giocare? Questa cosa diventa una dipendenza”.

Sempre in azzurro Spalletti aveva elencato anche una serie di accortezze per favorire i rapporti umani: no alle cuffie, nessuno deve isolarsi dal dialogo, moderazione negli scherzi, per non parlare della più comune non tolleranza per i ritardi nelle riunioni. Comportamenti perfettamente in linea con lo stile Juventus, e che è logico pensare elencherà alla prima occasione possibile.

Un settore, quello decisionale, in cui il tecnico toscano troverà carta bianca, spronato a gestire il tempo libero dei giocatori, perché è anche così che si continua a vincere negli anni, ma a far la differenza sarà soprattutto il tornare a lavorare sul campo tutti i giorni. “Fino a dodici ore di lavoro all’aperto per studiare gli avversari”, raccontava Di Natale alla Gazzetta dello Sport, oppure assistendo in allenamenti aggiuntivi chi aveva bisogno di affinare alcune qualità e accelerare i tempi di recupero da un infortunio. I pomeriggi passati con i suoi calciatori, diventando partecipe della loro fatica. Spalletti si sa immedesimare, a Torino non sarà un pesce fuor d’acqua.

Redazione

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