Lui è il candidato certo, in calo nei sondaggi. Lei la candidata possibile ma in crescita nel gradimento. Sono Vincenzo De Luca e Mara Carfagna, protagonisti, rispettivamente per il Partito democratico e per Forza Italia, delle prossime elezioni regionali in Campania.

A dividerli quasi tutto: dallo schieramento all’età, dalla fenomenologia politica ai modi comunicativi. Eppure ad accomunarli, oltre alle origini salernitane, è l’esposizione mediatica di cui entrambi godono, unici nel panorama campano. A differenza degli altri competitors locali, Stefano Caldoro in primis, sono loro due a catalizzare l’attenzione sullo scontro locale sebbene con risultati molto diversi. Se nell’ultimo sondaggio pubblicato dal Corriere del Mezzogiorno il presidente della Regione Campania raccoglieva una percentuale di gradimento pari al 35-36%, la vicepresidente della Camera in quota azzurra è risultata essere la più amata, con il 49% di consenso in uno scontro diretto con De Luca e a ben 10 punti di distanza in caso di primarie interne contro il candidato in pectore Caldoro.

“Ci troviamo di fronte a due personaggi molto diversi tra loro”, ci spiega Massimiliano Panarari, politologo esperto in organizzazione del consenso e comunicazione pubblica. “La mediatizzazione di De Luca è fortemente legata al passaggio dalla dimensione locale a quella nazionale. Per bucare il flusso comunicativo – spiega Panarari – il governatore campano ha bisogno di sovraccaricare i toni. Cosa che Mara Carfagna non fa, differenziandosi così dal format dominante della comunicazione muscolare.”

La deputata di Forza Italia, precisa il professore, gode, grazie al suo posizionamento moderato, di una permanenza costante all’interno dei flussi mediatici, anche senza fare la voce grossa. La sua è una presenza fissa che cambia solo rispetto al suo posizionamento che in questo momento è molto interessante, anche solo dal punto di vista della comunicazione. “Si pensi alla foto scattata insieme alla capogruppo di Italia Viva alla Camera Maria Elena Boschi. Quella immagine – precisa Panarari – suggerisce immediatamente l’idea che esiste un dialogo tra i moderati del centrodestra e del centrosinistra. Magari, dal punto di vista pratico non sarà così, ma questo basta ad aprire una serie di considerazioni nel flusso comunicativo che le permettono di occupare più a lungo il dibattito pubblico”.

Questo ragionamento, valido in una logica di confronto tra le parti, vale anche dal punto di vista interno. “Esiste uno spazio comunicativo all’interno del centrodestra che rischia di essere fagocitato dalla Lega. È quello – spiega Panarari – della destra liberale, che faceva parte del codice genetico del berlusconismo e che ora è salvaguardato proprio da Mara Carfagna”.

Oltre al fatto di essere uno dei pochi punti di riferimento di un centrodestra moderato e liberale, Mara Carfagna ha dalla sua la leadership femminile. “Siamo in un momento storico – dice Panarari – in cui il tema della rottura del tetto di cristallo è al centro del dibattito pubblico. Questo aspetto certamente contribuisce ad alimentare la sua visibilità”.

A segnare la distanza tra i due è però anche la diversità dei ruoli rivestiti: uno al governo, l’altro all’opposizione o, diversamente, a ricoprire cariche istituzionali o di governo poco compromettenti. “De Luca è penalizzato dall’essere governatore della Regione – spiega Panarari -. Se un tempo essere presidente uscente pagava, in termini di consenso, oggi non è più così. Ciò che prevale è il nuovismo, ovvero la richiesta di cambiamento, anche nei territori”.

Se De Luca è un insider della politica campana, Mara Carfagna, nonostante la sua esperienza, è percepita come un elemento di discontinuità o quanto meno di rottura rispetto alla tradizionale contrapposizione elettorale De Luca- Caldoro. E poi, elemento non secondario, gode dei benefici di stare all’opposizione in Parlamento, in Consiglio comunale e anche all’interno del suo stesso partito. Del resto, anche quando ha ricoperto cariche pubbliche, oggi come vicepresidente della Camera, ieri come ministro delle Pari opportunità, non si è mai dovuta scontrare con questioni particolarmente spinose. “Da ministro e da parlamentare – continua il professore – ha affrontato soprattutto questioni legate alle life politics, si veda la legge contro lo stalking, che difficilmente producono scontento”.

Infine, esiste un altro punto di contatto tra i due che segna, ancora una volta, una differenza: è il passaggio dal mondo della politica a quello dello spettacolo. De Luca, sottolinea Panarari, pur mantenendo una sua struttura istituzionale, ha saputo abilmente sfruttare la finestra di opportunità rappresentata dall’imitazione di Maurizio Crozza entrando così in un mondo pop, ma sottoforma di parodia. Carfagna, invece, ha seguito il percorso inverso. È passata dall’essere un personaggio dello showbiz a uno della politica, lavorando metodicamente sulla sua immagine senza rinunciare a quella sua naturale predisposizione al mezzo televisivo che rende la sua comunicazione tanto efficace e che contribuisce ad alimentare il suo gradimento.