Lemon Bowl, una vera e propria perla del panorama tennistico giovanile, ci si confronta tra prospetti.  Oltre 1500, infatti, i giovani atleti che, sui campi di Roma, si sfidano nelle categorie Under 10, Under 12 e Under 14, uno spettacolo di tecnica, intensità e desiderio di emergere che, però, non deve far dimenticare quello che è il primo compito di qualsiasi sport, tennis incluso: insegnare ad accettare la sconfitta quale parte integrante e sostanziale della vita di qualsiasi giocatore.

L’esempio di Berrettini

Matteo Berrettini, uno che con la racchetta in mano ha raggiunto la sesta posizione della classifica mondiale Atp, sa bene quanto alla base della costruzione di qualsiasi successo ci sia la capacità di gestire al meglio i momenti no, di imparare dai ko subiti e, perché no, di rialzarsi dalle battute d’arresto più forti di come ci si era arrivati. Una lezione che vale nella pratica sportiva così come nella vita di ogni giorno, un insegnamento che il campione romano ha voluto evidenziare nella prefazione del libro che del torneo giovanile capitolino racconta le sensazioni partendo dai racconti di alcuni dei più noti tennisti che in gioventù vi hanno partecipato. Dai ricordi della russa Anastasia Myskina a quelli dei croati Ivan Ljubicic e Mario Ancic, del serbo Janko Tipsarevic e di tanti talenti italiani tra cui il già citato Berrettini, Lorenzo Musetti, Martina Trevisan ed Elisabet- ta Cocciaretto, l’appena uscito “Lemon Bowl, storie di vita e di tennis” ha nella prefazione di Berrettini una chicca che vale la pena di essere evidenziata a chiunque guardi alla racchetta, o a qualsiasi altra disciplina sportiva, con gli occhi sognanti e, al contempo, il desiderio vivo di dare tutto sé stesso per crescere, esperienza dopo esperienza.

Il compito del tennis giovanile

Ebbene, in questo contesto un’affermazione concreta e univoca come “Il tennis giovanile ha il difficile compito di insegnare a chi lo pratica, a chi lo allena e a chi lo segue, che perdere è più importante che vincere” contiene l’essenza stessa dello sport, rappresentando un messaggio da interiorizzare proprio perché proviene da un giocatore capace di raggiungere la finale di Wimbledon nel 2021 e le semifinali degli Us Open (2019) e dell’Australian Open (2022). Ancorché l’anno ormai agli sgoccioli non sia stato generoso con lui – a testimoniarlo plasticamente è l’attuale 92° posizione nel ranking Atp – il ventisettenne nato a Roma il 12 aprile 1996 è tra i volti più noti del panorama italiano e non solo. Dalla paura prima di entrare in campo alla scarica d’adrenalina dopo aver giocato a prima palla, le sensazioni ripercorse da Berrettini sono le medesime che di qui a qualche giorno vivranno i partecipanti alla 40° edizione del torneo giovanile, con la “voglia di vincere, correre ed esultare” ancora pulsante nei ricordi di quanto vissuto ormai più di qualche anno fa e il piacere di raccontarsi in prima persona a coloro i quali, entrando in campo, si immaginano un giorno nei panni del loro beniamino.*